Oggi, torno indietro nel tempo, ai giorni della mia adolescenza, quando il Natale non era stato ancora inquinato dal ritmo incessante del consumismo e si caratterizzava solo come una festa religiosa, con riti, tradizioni ed usanze ben radicate nel corso degli anni. Allora, durante il mese di dicembre, ogni giorno aveva un suo preciso rituale, che scandiva il tempo dell’attesa del Natale, con compiti ben precisi: i bigliettini di auguri da spedire, il muschio da raccogliere per fare il presepio, le uova da conservare per fare i fritti ed i dolci natalizi e poi l’attesa per la novena di Natale. L’attesa, era già una festa che si godeva in tutte le sue sfumature, in una meravigliosa miscela di odori e di sapori che annunciavano l’arrivo del Natale. Mi sembra ancora di sentire il profumo delle bucce d’arancia bruciate nel braciere acceso e l’odore dei dolci che profumava la casa e che si sentiva fino sulla soglia della porta d’ingresso e quell’odore accattivante, ci preparava già al piacere del momento in cui quei dolci erano destinati ad essere degustati. Una cosa molto bella, di quel periodo, era la tradizione di andare a casa di zia Velia, per giocare a tombola con gli amici e le amiche. Era un dolce stare insieme ed era il modo migliore di vivere il tempo. Dal punto di vista emozionale erano tempi belli che, nel Natale, trovavano la loro espressione più completa, perché il Natale non era una festa ma era la “Festa”. Tutto questo ho richiamato alla mia mente stamattina ed ho ritrovato una pagina della mia vita vissuta molto tempo fa, che sembrava essere stata rimossa, ma che, invece, è sempre presente nella mia memoria ed il ricordo di quei giorni emoziona ancora il mio animo e, grazie a questi ricordi, oggi ho ritrovato una parte di me’ stesso, che rende dolce questa mia giornata.
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