L’evangelista Matteo ci presenta un’altra parabola raccontata da Gesù, una parabola che rivela l’enorme distanza di pensiero tra il nostro e quello di Dio. I criteri di scelta e di decisione umani sono spesso incentrati sulla presunzione, sulla competizione, sull’invidia nel non accettare che gli altri ricevano del bene, sulla corsa ai primi posti, alla retribuzione e ai riconoscimenti.
Sin da piccoli veniamo educati a essere migliori, a imporci sugli altri; il nostro senso di giustizia è dare a ciascuno il dovuto, ma certamente non stupore e amore. Siamo legati al nostro senso di interpretazione della giustizia e ci sentiamo offesi quando non viene rispettato.
Ecco che la pagina del Vangelo risulta scomoda da ascoltare e da accogliere.
Il padrone di una vigna all’alba assume a giornata operai che riceveranno un salario pattuito. La stessa scelta fa a metà mattina, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque del pomeriggio. Al momento della retribuzione tutti gli operai ricevono la stessa somma. Inevitabilmente ciò provoca lamentele da parte degli operai della prima ora. A noi la parabola non può non lasciarci disorientati.
Ricordando alcune regole studiate a scuola durante le ore di matematica ci aspetteremmo un compenso frazionario in base alle ore lavorative. Gesù invece stravolge le aspettative. Dà agli arrivati dell’ultima ora lo stesso che ha promesso a quelli della prima ora. Come possono essere trattati in maniera uguale? Si potrebbe dire che Gesù è ingiusto.
Fermiamoci a riflettere sull’insegnamento della parabola e cerchiamo di capire cosa c’è di giusto e onesto in ciò che leggiamo.
Per Gesù non ci sono né primi, né ultimi. Siamo tutti uguali, tutti figli suoi. Ci ama tutti dello stesso amore. La sua giustizia va oltre il merito. Non toglie nulla ai primi, concede anche agli altri. E’ un Padre la cui generosità ci spiazza, un Padre che ricompensa secondo la misura del suo cuore.
La salvezza e la vita eterna la dona agli operai della prima ora come agli ultimi. Nella sua vigna c’è posto per tutti. Non importa quanto si lavori, ciò che conta è la qualità del lavoro. E’ importante infatti, anche quando si lavora per brevissimo tempo, che il lavoro sia svolto con amore, disinteresse, con generosità.
Sarebbe interessante immaginare il seguito della parabola, una seconda giornata lavorativa nella vigna.
Quale comportamento avrebbero gli operai della prima ora? Che reazione vedremmo negli operai dell’ultima ora? Mormorazioni, invidia per non sopportare l’uguaglianza del trattamento ricevuto, il pensiero che altri venuti dopo sono stati oggetto della benevolenza del padrone, oppure condivisione della felicità? Noi negli operai di quale ora ci identifichiamo?
La conclusione della parabola suscita ancora più perplessità. Sembra un finale quasi minaccioso. Gesù, sempre alla ricerca di possibili lavoratori, senza mai stancarsi di cercarli, applica un rovesciamento delle parti: ”gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi”. E’ un invito alla conversione per tutti, per gli ultimi perché scoprano che possono non esserlo più, e per i primi perché, correggendo le visioni sbagliate, scoprano l’amore e la misericordia verso i fratelli per non trovarsi un giorno ultimi!