I Comuni in cui in un anno non è nato nemmeno un bambino sono la stragrande maggioranza; in cambio non c’è traffico né delinquenza … l’unica attività in crescita è quella delle pompe funebri!
Esistono posti in Italia in cui non nasce più nessuno. Soprattutto nei comuni perlopiù isolati in aree interne, alcuni arroccati su un monte, altri adagiati su una collina, qualcun altro sprofondato in una vallata … Sono Comuni piccolissimi, seicento abitanti in media, vittime di un calo demografico che minaccia di farli scomparire.
Sono luoghi da dove i più giovani sono andati via da un pezzo. Qualcuno torna che è già in pensione per venire a svernare ma, di fiocchi azzurri e rosa non se ne vedono più. Nel 2023 sono stati 358 in Italia i comuni dove non si sono registrate nuove nascite!
Infatti, i luoghi a zero nascite sono sparsi nelle aree interne delle regioni italiane che, almeno in questo campo, si somigliano e soffrono il decadimento demografico che porta all’estinzione sociale.
Se pur le situazioni più problematiche si trovano nelle valli piemontesi e sul resto dell’arco alpino, anche sulla dorsale appenninica la situazione demografica è deficitaria in modo generalizzato e, in molti casi, è sullo stesso piano inclinato verso l’estinzione.
Pertanto, anche per circa i 120 borghi che comuni incastonati tra le colline e le montagne dell’area del Parco Del Cilento Vallo di Diano e Alburni suddivisi nel 70% degli 82 comuni che cedono territorio all’area protetta, quelli che possono festeggiare l’arrivo di neonati si possono contare sulle dita di una mano. Per il resto, c’è una crisi che fa sprofondare le previsioni di esistenza in vita delle comunità a livelli di “fine corsa”.
La resilienza demografica, che pure ha rallentato la caduta almeno dal punto di vista statistico, è affidata essenzialmente all’innalzamento dell’aspettativa di vita di uomini e donne nati ancor prima della metà del secolo scorso che vi risiedono.
Intanto, i paesi sono destinatari di investimenti poderosi per la posa della fibra ottica, condotta del metano, ristrutturazioni di chiese, conventi, palazzi storici, postazioni di ricarica per bici elettriche, apertura di “Botteghe di comunità”, rifacimento di parchi giochi, edifici scolastici … addirittura rifacimento di scuole già chiuse da tempo e costruzioni di nuovi asili nido …
Senza parlare della messa a disposizione gratuitamente di abitazioni che nessuno abita da decenni e nessuno vuole ma che andrebbero abbattute! Ma i sindaci non hanno risorse né “voglia” di farlo.
In realtà, da qualsiasi punto si analizza la problematica, si arriva sempre alla stessa sconsolante “casella” … non c’è scampo perché non ci sono giovani coppie che nei prossimi anni potrebbero mettere su famiglia!
Dopo tutto una delle poche iniziative “virtuose” messe in campo per dare uno scossone “demografico” percepibile e percepito sia all’interno dell’area interessata sia all’esterno come esempio di “scuola” fu annichilita dalle emergenti pretese “sovraniste” cavalcate da forza politiche e assecondate dalla magistratura inquirente e giudicante, fu quella di Mimmo Lucano, sindaco di Riace.
Per cui, oltre a tentare di fare il possibile da soli per invertire la tendenza; né sono serviti i tentativi fatti dallo stato con una pianificazione nazionale … che, in verità, pure c’è stata: il progetto “Piccoli borghi” con il quale 22 comuni (molti dei quali tanto piccoli non erano) hanno ottenuto 20 milioni di Euro a testa per fare da apripista sulla strada della ripartenza; inoltre è stato messo in campo il progetto Snai (Strategia Nazionale per le Aree Interne) finanziato con oltre un miliardo di Euro suddiviso in 72 progetti per oltre mille comuni interessati.
In realtà, i risultati sono stati molto scarsi se il metro di giudizio e valutazione dovesse essere basato sulla “rinascita” demografica immaginata a monte.
Oggi l’età media di chi vive nei borghi chiamati in causa supera i 70 anni! Solo nel periodo estivo, i paesi di montagna sono “attraversati” da appassionati di trekking e vedono aumentare le presenze grazie al turismo di ritorno; dall’Italia e dall’estero, arrivano giovani e meno giovani che riaprono case e appartamenti destinati a tornare nell’oblio per il resto dell’anno.
Le uniche attività che ancora si reggono in piedi sono i piccoli ristoranti, qualche agriturismo, negozi bazar, il mercato settimanale, gente in piazza e davanti al bar del paese, la parrocchia gestita da un parroco in compresenza su diversi comuni …
Solo chi mette piede con regolarità in questi “sacrari” di ricordi, inquadra volti e ascolta voci che ancora presidiano i luoghi della memoria può percepire a pieno la “decadenza” del tempo inarrestabile che li attraversa per frantumare le storie di vita vissuta riponendo da parte i sempre più affollati album di “foto” datate che non hanno più la pretesa di essere messe in evidenza.