In Italia ci sono 146 parchi regionali, che si sommano ai 24 Parchi nazionali di grande pregio. Sono tutelati e gestiti dalle Regioni Spesso nei film di fantascienza si vedono protagonisti atterrare su mondi nuovi. E per rappresentarne la bellezza appaiono immagini di natura incontaminata eppure non selvaggia, paesaggi disegnati tra mille sfumature di verde e d’azzurro, panorami mozzafiato avvolti da tramonti cangianti. Cerchiamo così di rappresentare come mondo ideale da scoprire altrove ciò che in realtà abbiamo già sul pianeta Terra, e che spesso – per indolenza o colpevole inerzia – lasciamo abbandonato a sé stesso, quando non addirittura aggredito da cemento, inquinamento e quant’altro. Per fortuna, da anni la coscienza collettiva si è mossa, permettendo di blindare alcune aree di particolare pregio, per salvaguardarne la bellezza: parliamo dell’istituto dei Parchi Regionali (e nazionali). I Parchi regionali, nello specifico, sono aree di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell’ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo, individuato dagli assetti naturalistici dei luoghi, dai valori paesaggistici e artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali. In Italia ce ne sono ben 146, che si sommano ai 24 Parchi nazionali di grande pregio. Sono tutelati e gestiti dalle Regioni. Ma dato che l’uomo, filosoficamente parlando, ha bisogno di regole per una civile convivenza, ecco che prioritariamente si è deciso di mettere in campo una serie di divieti: è vietato danneggiare o imbrattare giochi, arredi e segnaletica, portare a spasso il cane senza guinzaglio, giocare con il pallone, organizzare grigliate, spostarsi con veicoli a motore e disturbare gli altri ospiti dei parchi. Vietato anche gettare rifiuti al di fuori degli appositi contenitori, raccogliere fiori, piante, funghi; vietato infine tagliare alberi o arbusti. Tutto per proteggere la fauna nel Parco vive e si riproduce, e la flora. Una serie di prescrizioni indispensabili per mantenere l’equilibrio ambientale del territorio cercando di aumentarne la biodiversità. Ma ciò che oggi ci sembra scontato, ha avuto bisogno di anni per realizzarsi. L’Italia è stata il quarto stato nei Paesi del continente europeo a istituire riserve naturali (Parco Nazionale del Gran Paradiso e il Parco Nazionale dell’Abruzzo), arrivando nel 1923, dopo Svezia, Svizzera e Spagna. Per il primo Parco regionale, bisogna aspettare il 1973, capofila la Lombardia, che istituì aree protette regionali attraverso leggi quadro di natura e sapore urbanistico, più che altro per limitare l’aggressione del cemento in aree di particolare pregio ambientale, Dicevamo prima, però, che l’istituzione dei parchi è fondamentale anche per la tutela delle tradizioni culturali delle popolazioni locali. Pensiamo ad esempio alla Transumanza, quella che una volta era la migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che si spostavano da pascoli situati in zone collinari o montane verso quelli delle pianure o viceversa, percorrendo le vie naturali dei tratturi. Oggi si è trasformata per lo più in percorsi naturalistici, molto gettonati dagli amanti della natura. E ovviamente agganciato a questo mondo, c’è anche un aspetto turistico economico da non sottovalutare: l’esperienza dei borghi Autentici e degli alberghi diffusi, rende questi Parchi adatti anche alle famiglie e ai gruppi, che nelle strutture possono immergersi nella natura e decidere di abbinare camminate ad eventi locali di interesse. Insomma, tutelare la bellezza dei nostri territori con i Parchi regionali vuol dire tante cose: salvaguardare la biodiversità, creare economia green, valorizzare le tradizioni locali. La cosa più intelligente che un essere umano possa fare… E non serve andare su altri pianeti
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