Ci sono Parchi! Quelli che pensano ai piccoli borghi per diventare grandi e quelli che pensano in “grande” e si accontentano di rimanere “piccoli” centri di potere …
I primi si sono incamminati nella direzione giusta per affrontare le problematiche che attanagliano i piccoli borghi che tentano di invertire la tendenza che li porterà allo spopolamento; ce ne sono altri che si accontentano di seguire le “scie” luminose dei finanziamenti tout court che finanziano progetti milionari ma che non incidono minimamente sui problemi essenziali delle comunità che vivono nelle aree protette.
Ecco perché, una recente decisione approvata dal Consiglio regionale dell’Abruzzo relativa al Parco del Parco nazionale del Gran Sasso Monti della Laga, del Parco nazionale della Maiella e del Parco naturale Sirente-Velino, è un segnale che le realtà che devono affrontare le stesse problematiche possono prendere da esempio.
Infatti, la risoluzione approvata dal Consiglio regionale dell’Abruzzo che prevede misure urgenti contro lo spopolamento dei comuni montani, potrebbe “calzare” a pennello anche alla realtà in cui viviamo. Tra queste misure, per esempio, c’è quella che consente di non pagare il bollo auto per chi è residente nei comuni fino a 3mila abitanti e hanno il territorio ricompreso per il 50% all’interno dei Parchi situati nella regione.
Non è la “panacea” che consentirà di arrestare lo spopolamento, ma è certamente un segnale forte e chiaro di come si può, se c’è la volontà politica di farlo, di mettere dei punti fermi per iniziare un cammino virtuoso nella direzione giusta.
Prendendo spunto da questa notizia, è possibile immaginare come nell’area del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA), ci si possa incamminare nella stessa direzione dando il via ad azioni tanto semplici quanto significative e immediatamente in grado di dare la percezione che vivere nell’area protetta comporta sì delle limitazioni, ma a fronte di alcuni vantaggi certi e riconoscibili.
Il nostro parco, però, è fortemente antropizzato ed è necessario fare forti differenze tra i comuni più popolosi e quelli già segnati pesantemente dal decremento demografico; tra i comuni con territori completamente nel perimetro del parco e quelli i cui centri abitati sono esclusi dall’area protetta; tra quelli che contano meno di mille abitanti e gli altri che sono più popolosi … si tratta di dati oggettivi e incontrovertibili!
La differenza, in questi casi, potrebbe fare la “differenza!”
In fondo ci sono “strumenti” per far risalire la considerazione dei “cittadini” che vivono del Parco nei confronti dell’area protetta. Allo stesso tempo è necessario far emergere alcune differenze essenziali per fare in modo che la percezione sia dovuta a fatti concreti e “irreversibili”.
Prestare attenzione a chi è più resiliente in piccole realtà è un atteggiamento che inciderebbe direttamente nell’immaginario di comunità ridotte allo stremo demografico; allo stesso tempo, sarebbe importante per le piccole comunità ritrovare una centralità nelle politiche rivolte ad un territorio “depresso”, non tanto per le condizioni economiche dei singoli, ma per l’isolamento culturale, sociale e, perfino, politico indotto dal ventennale decremento demografico.
Il calo del numero degli abitanti, unitamente all’elevazione dell’età media di chi vive nei piccoli centri che contano meno di 500 abitanti, che sono circa la metà dei borghi presenti nel perimetro del parco, è una vera emergenza della quale si è preso atto ad ogni livello istituzionale: Provincia, Regione, stato nazionale e perfino nell’Unione Europea. Tant’è vero che lo stato ha investito oltre 2 miliardi di Euro in due progetti di respiro nazionale: il “Piano Nazionale Borghi”, con oltre 900 milioni di Euro; e “Strategie Nazionale Aree Interne” (SNAI), con oltre un Miliardo di Euro. Complessivamente sono 300 piccoli borghi nel primo caso e 1200 comuni nel secondo.
Nell’area del PNCVDA oltre a Sanza che ha beneficiato del primo intervento con 20 milioni di Euro, sono stati finanziati i progetti di altri comuni con importi minori; il progetto SNAI ha visto, d’altro canto, finanziati due progetti: Cilento Interno e Vallo di Diano.
https://www.unicosettimanale.it/news/attualita/1115198/sanza-il-borgo-dellaccoglienza,
In realtà, però, la parte del leone delle risorse assegnate sono andate a comuni con il criterio inversamente proporzionale al numero degli abitanti …
Solo l’Ente Parco potrebbe cambiare l’ordine delle cose e puntare con determinazione ad invertire la tendenza che sono sempre i più grandi a prevaricare sia sulle risorse sia sulle scelte relative alle strategie da mettere in campo.
Scegliere di stare dalla parte dei più piccoli, che sono hanno conferito più territorio, urbanizzato e no, all’area protetta, quelli che potrebbe dargli anche un’anima riconoscibile e spendibile sul “mercato” politico ad ogni livello politico e amministrativo.
Nel primo ventennio di vita dell’area protetta si è puntato soprattutto a far conoscere e riconoscere a livello nazionale e internazionale quella che un tempo era indicata come “La terra dei Tristi”.
Questo fatto ha portato sul territorio centinaia di milioni di finanziamenti che hanno avuto ricadute importanti sia sull’economia sia sulla difesa dell’ambiente …
Ora è tempo di tentare di evitare che le aree interne, quelle “vere”, vengano tratte fuori dal cono d’ombra in cui sono state relegate e con esse anche chi ancora ci vive e opera.
Continuare a far finta di niente sarà una responsabilità specifica di chi ha gestito il potere e si è accontentato di seguire l’onda della grande “abbuffata” di risorse spese solo per alimentare gli “appetiti” di chi ha gestito i grandi progetti. Di fatto sono stati fatti “girare” centinaia di milioni ma gli investimenti non hanno invertito la tendenza che ha determinato l’impoverimento demografico, il decadimento del patrimonio abitativo e l’irrilevanza del valore ambientale percepito dalla maggioranza di chi vive nell’area protetta.
Il consiglio direttivo appena insediato e il presidente Giuseppe Coccorullo hanno la responsabilità di mantenere in vita la speranza di un futuro possibile per i piccoli borghi. Se saranno consapevoli e prenderanno atto che le strade imboccate finora hanno portato alla situazione attuale che è “deprimente”, allora le comunità che ancora animano la vita nei nostri “piccoli mondi antichi” potranno ben sperare in un “futuro” che potrebbe prospettarsi oltre il deprimente presente.