La generazione millennial, ovvero ‘del millennio’, identifica coloro i quali sono nati tra gli anni ’80 e il 2000. Un termine molto dibattuto, su cui c’è ancora molta incertezza. Per alcuni si tratta di giovani superficiali, narcisisti, viziati; per altri, giovani immersi nelle grandi trasformazioni, che ben si son saputi adattare. I millennials sono semplicemente giovani ben istruiti, dotati di capacità critica e tanta curiosità. Ma che hanno anche richieste complesse e tante aspettative, spesso deluse. Costantemente connessi, usano internet per informarsi, leggere, curiosare.
Si tende a pensare che sia la generazione del ‘cibo spazzatura’, chi si ingozza di hamburger e patatine. In realtà, un’ampia fetta dei millennials ha scelto di vivere bene. In che modo? Cosa consumano? Da chi sono influenzati?
Credono in una agricoltura sostenibile Informati e preparati preferiscono consumare prodotti poco impattanti sull’ambiente e sull’organismo. Negli anni ’80 vi furono alcuni disastri che contribuirono a creare una ‘coscienza green’ in Italia e nel mondo, come l’esplosione nella centrale nucleare di Chernobyl e il naufragio della Exxon Valdez, superpetroliera che si incagliò in una scogliera in Alaska, disperdendo in mare litri di petrolio. Questi ed altri eventi diedero vita a movimenti ambientalisti e animalisti.
Trasparenza e semplicità Leggono l’etichetta, per cui sono interessati ad ingredienti, provenienza distribuzione, etica dell’azienda. Utilizzano internet per confrontarsi e lasciano sullo scaffale prodotti con olio di palma, coloranti, additivi chimici, zuccheri. Non è un caso che, negli ultimi anni, da parte di grandi marchi c’è un’attenzione maggiore a ridurre la percentuale di oli e zuccheri.
Alimenti a chilometro zero e artigianali Apprezzano prodotti locali e stagionalità. È la stessa ristorazione a cambiare la propria offerta e non stupisce che dietro vi siano molti giovani. Interessati, peraltro, anche al mondo agricolo
Consumano prodotti bio Dall’indagine Coldiretti/Ixe’ sei italiani su dieci, nell’ultimo anno, hanno acquistato prodotti bio. Tra questi, nel 2018, troviamo uova, panetti croccanti, confetture di frutta, sostituti del latte, l’extravergine, il latte fresco, la pasta di semola integrale, farro e kamut, la frutta secca senza guscio, lo yogurt intero e i biscotti. Tanti però scelgono il bio perché ne sentono parlare e non per convinzione.
Il consumo di carne è calato sia per motivi salutari che etici Un consumo eccessivo di carne rossa o lavorata (hot dog, salumi, salsicce, in scatola) è legato a maggiori rischi cardiovascolari. Inoltre, si è visto un legame tra i grassi saturi in essa contenuti e i tumori. Per di più, l’allevamento bovino ha un importante impatto ambientale: rispetto ad altri allevamenti, libera maggiori quantità di gas serra. Certo bisogna tener conto che se è in diminuzione il consumo di carne rossa, cresce quello di pollame.
Comprano cibi veg e gluten free Dall’hamburger alla bresaola veg, ricorre a questi prodotti chi ha abbracciato questa scelta per moda. Mentre, i convinti sono soliti creare ricette veg sfiziose in casa (polpette di legumi p. es.). Numeri in crescita per i prodotti senza glutine pur non essendo celiaci. Il fai da te però potrebbe non fornire gli elementi necessari per il nostro corpo.
Consumano cibi etnici Secondo una ricerca Nielsen la principale motivazione è la ricerca di novità, seguita dall’apprezzamento di sapori e gusti diversi. Molti scelgono il food delivery; altri si danno appuntamento per una cena a base di sushi; preferiscono un panino con kebab anziché un hamburger del Mcdonald’s. Per di più, è aumentata la vendita di quinoa, zenzero e curcuma, complici le proprietà contenute.
Alto tasso estetico Smoothie colorati, estratti di frutta e verdura, avocado. Avocado toast, così famoso da essere citato anche in una canzone. È un trend anche quello degli avocado bar, che da Brooklyn si sono presto diffusi in tutto il mondo, come alternativa “light” alla normale alimentazione americana.
Non sono fedeli ad un unico brand Sono pronti a cambiare prodotto, a patto che ne vengano riconosciute identità e storia. Infatti, seguono quelle aziende che prendono parte a questioni che riguardano la società. Pensiamo all’ultima iniziativa di Coca-Cola, che nel periodo del Coronavirus ha deciso di sospendere la sua pubblicità e di sostenere a livello globale l’emergenza. Ma sono attratti anche da quelle pubblicità che attivano un’emozione attraverso un’immagine o un testo.
Da cosa dipende tutto ciò? Dalla rete? Dalle continue sollecitazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno? I risultati della ricerca Censis «Miti dei consumi, consumo dei miti», presentata nel 2019, dimostrano che siamo portati a comprare prodotti che ci fanno stare bene e che nella nostra coscienza rendono il mondo migliore. Se il consumatore attribuisce un alto valore soggettivo al prodotto, perché risponde a sue specifiche esigenze e valori, è propenso anche a pagare di più.
Ecco perché crescono prodotti come i «free from», ad esempio quelli senza lattosio; i prodotti con farine benessere a base di cereali; quelli bio e gli integratori. Insomma, vince la logica “lo compro perché mi fa bene”. È stato visto, tra l’altro, come siano influenzati da tv, radio, giornali o riviste, social network, influencer e celebrity di cui si fidano. Mentre, una buona percentuale acquisti in totale autonomia, facendo prevalere razionalità ed emozioni.