In molte parti d’Italia già verso la fine di maggio i pazienti cosiddetti “normali” sono tornati dai medici di famiglia per risolvere problematiche diverse da quelle del covid-19. Dalle nostre parti stiamo entrando nella seconda metà di luglio e stiamo ancora aspettando di tornare alla normalità.
E’ già da qualche settimana che gli studi medici stanno riprendendo le attività ordinarie, ma non tutti gli ospedali sono pronti ad accogliere i pazienti muniti di ricette mediche prenotate e pagate da vari mesi ormai. L’ospedale di Polla, ad esempio, non è assolutamente pronto. Eppure non esiste solo il coronavirus e tutti sappiamo bene che non si muore solo di coronavirus. I malati con diabete, scompenso cardiaco ed altre patologie croniche sono lì ad aspettare la chiamata dal reparto di pertinenza nella speranza che non passi troppo tempo ancora.
In Italia, da nord a sud comincia a riaccendersi qualche focolaio, anche se a guardare le nazioni che orbitano attorno al nostro Paese dobbiamo pure sentirci fortunati visto che la curva dei contagi oltre i nostri confini sta riprendendo a salire con grande forza mentre da noi i contagi sono ancora piuttosto contenuti e i morti si sono quasi azzerati. Ciò che preoccupa è che ovunque si sta perdendo la percezione del rischio. La percezione del pericolo si è notevolmente ridotta, si nota troppa rilassatezza.
Negli studi dei medici di famiglia tornano quei malati “ordinari” con problemi di diabete, ipertensione, scompenso cardiaco, che erano scomparsi, scalzati dal Covid 19. Per paura del contagio nessuno andava a farsi vedere dal proprio medico di base, al massimo si faceva qualche telefonata e gli esami di controllo ora sono stati tutti rinviati.
L’epidemia ha cambiato il rapporto tra i medici di base ed i pazienti che nella fase del lockdown si sono abituati a fare chiamate su whatsapp o su skype lasciando nelle persone una traccia indelebile.
La situazione ora è cambiata, gli ospedali si sono svuotati, ma non è vero che il virus si è attenuato, semplicemente ora ci stiamo convivendo e fino al vaccino la battaglia non è vinta.
I medici di base non ricevono più telefonate di pazienti con febbre ed ora hanno anche il tempo di andare a pranzo, ma ancora adesso quando visitano le persone corrono sempre il rischio dei portatori sani. C’è chi, quando misura la pressione, stende ancora prima il Domopak sul braccio. Il virus è meno presente, nei mesi scorsi i medici di famiglia ricevevano solo telefonate di persone con febbre, ora invece hanno ripreso a chiamare anche asmatici e cardiopatici. E’ evidente che in questi mesi estivi il virus è meno aggressivo ma è altrettanto evidente che è ancora in giro.
Da un paio di mesi la stragrande maggioranza dei tamponi e dei test sierologici risultano negativi. Ma troppa gente si comporta come se l’emergenza fosse finita, la gente sta tornando ad assembrarsi come se nulla fosse accaduto finora. Contagi e ricoveri continuano a calare, ma ci vuole cautela.
Massimiliano De Paola