Viviamo nell’epoca dei social network, nell’epoca dell’informazione libera ed accessibile a chiunque senza distinzione di età e classe sociale. Viviamo in un’epoca in cui informarsi non costa nulla, in cui l’informazione viaggia alla velocità della luce di Einstein e le notizie rimbalzano dal tubo catodico ai display dei cellulari. Ma i giovani sono davvero così informati? Sono davvero così scrupolosi e attenti a ciò che accade nel mondo? Verrebbe da rispondere di sì, ma non sempre è così. Senza scadere nella retorica, rendiamoci brevemente conto della situazione attorno a noi: i ragazzini hanno potenti smartphone già dall’età delle scuole medie, e ciò li isola l’uno dall’altro, creando una cortina di ferro tra un coetaneo e l’altro. Sperimentano il contatto coi social già dall’età dei nove o dieci anni, spesso senza nemmeno la guida di un genitore; si trovano alla mercé di link e post prima ancora di essere entrati alle superiori e iniziano fin da subito a temere il giudizio altrui e a creare ed escogitare modi per catturare il consenso altrui. Arrivati alle superiori, vi è l’esplosione generale della mania degli smartphone: sono tra le mani di chiunque sia un teenager, ma siamo davvero sicuri che l’accesso alla rete conferisca loro l’accesso a tutto lo scibile dell’informazione? I nostri giovani sono sempre meno informati, hanno a disposizione siti disparati eppure non è loro interesse cliccarvi; al massimo sono informati di politica paesana, per via di qualche cicaleccio che si ode in paese al momento delle elezioni, ma per quanto riguarda l’attualità e la politica nazionale la situazione è tutto fuorché rosea. Il cellulare viene utilizzato per andare sui social, per condividere gli ultimi tormentoni, o per scattare foto che catturino il consenso degli altri e soprattutto tanti Mi Piace: alcuni addirittura chiedono i Mi piace in bacheca, in una sorta di do ut des finalizzato ad accrescere l’autostima. I siti e i link di informazione non compaiono nemmeno sulle loro bacheche, se non qualche link altisonante nel caso di attentati o stragi di livello catastrofico; la cultura è sempre meno protagonista dei loro display e vi è un’omologazione di gusti, di stile e di linguaggio, di immagine e di aspetto fisico. A costo di risultar banale, ma sono in pochi ciò che davvero amano la cultura e provano il gusto di informarsi, per quanto riguarda il resto abbiamo degli adolescenti senza bussola, fragili, perduti nel mare delle infinite possibilità della tecnologia ma senza nessuna chiave che faccia loro capire il modo ottimale e corretto per usarla, in modo da diventare i cittadini e i dirigenti di domani.
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