In Campania aumenta nella filiera delle costruzioni il numero degli occupati dipendenti, mentre diminuiscono gli indipendenti: è il riflesso dei provvedimenti varati dal Governo. Il presidente Antonio Lombardi: «Se non ripartono gli investimenti, le imprese non potranno stabilizzare i propri addetti».
Nel primo trimestre del 2015 gli occupati nel settore delle costruzioni in Campania sono cresciuti del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. In termini assoluti gli addetti censiti sono 114.000. Il trend positivo segue il +10,3% rilevato a fine 2014 rispetto al 2013. In poco più di un anno si è assistito, quindi, ad un netto recupero degli occupati che, pure, a fine 2013 rispetto al 2012 aveva subito una contrazione del 14,7%. Stessa dinamica a fine 2012 rispetto al 2011: -14,9%. Ed ancora in campo negativo era risultata la rilevazione in Campania nel 2011 rispetto al 2010: -9,7%. Lieve ripartenza soltanto nel 2010 (+2%): poi la sequenza con il segno meno.
I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi ANCE Salerno sulla base di un’elaborazione di ANCE nazionale su fonte Istat. L’incremento di occupati registrati in Campania nel I trimestre 2015 risulta al di sotto di un punto percentuale rispetto all’Italia meridionale ed insulare (+3,8%).
Scendendo nel dettaglio occorre constatare, nel primo trimestre 2015, un aumento del 6% degli occupati dipendenti nelle costruzioni, passati da 73.000 (nel 2014) a 78.000. Anche in questo caso si interrompe la lunga sequenza di segni negativi iniziata nel 2009 (-8,5%) e proseguita nel 2010 (-1,3%), nel 2011 (-12,4%), nel 2012 (-8,2%) e nel 2013 (-13,5%). Solo nel 2014 si era ritornati al segno positivo con un incremento degli occupati del 2,5%.
Nello stesso tempo, è emersa una variazione negativa degli occupati indipendenti che pure nel confronto 2014/2013 avevano segnato un +27,4%. Gli occupati indipendenti nelle costruzioni si attestano a quota 36.000 nel primo trimestre 2015. È molto probabile che le recenti modifiche introdotte dal Governo dal punto di vista della riforma del lavoro, dei contratti e delle varie tipologie di agevolazioni fiscali abbiano indotto le imprese ad utilizzare con maggiore frequenza lo strumento del contratto a tempo indeterminato rispetto all’utilizzo dei lavoratori autonomi muniti di partita IVA.
Gli ammortizzatori sociali
Il quadro fin qui descritto trova conferma nelle variazioni percentuali che emergono dai dati Unioncamere (16 luglio 2015) elaborati dal Centro Studi ANCE Salerno. A livello regionale le ore di cassa integrazione straordinaria nei primi cinque mesi del 2015 rispetto al pari periodo 2014 si sono contratte del 42%. Il trend delle singole province è così articolato: Caserta -51%; Benevento -208%; Napoli -31%; Avellino -7%; Salerno -40%. Ancora più alta la percentuale che segnala la diminuzione delle ore di cassa straordinarie con una media Campania del -48%: Caserta -20%; Benevento -92%; Napoli -14%; Avellino -551%; Salerno -76%.
Per quanto concerne la cassa in deroga, la media regionale si attesta al -335% con punte del -464% in provincia di Caserta e del -641% in provincia di Avellino. Notevole ridimensionamento anche nelle province di Salerno (-263%) e di Benevento (-127%).
Il quadro nazionale
A livello nazionale – come segnalato dall’ANCE su dati Istat – complessivamente dall’inizio della crisi il settore delle costruzioni ha visto andare in fumo 529.000 posti di lavoro (-26,7%) che arrivano a quota 800.000 se si considerano anche i settori collegati.
I livelli occupazionali sono stati più duramente colpiti nell’ambito dei rapporti di lavoro alle dipendenze, che si sono ridotti di 467.000 unità (-36,2%), mentre risulta più contenuto il calo per i lavoratori indipendenti (62.000, -8,9%).
La dinamica delle imprese
Sul versante delle imprese (elaborazione ANCE su dati Istat) in Campania nel periodo 2008/2013 si configura un saldo negativo di 4.027 aziende che in termini percentuali evidenziano una variazione del -10,9%. Si tratta del saldo più negativo del mezzogiorno subito dopo la Calabria (-12,3%).
È evidente che si è consolidata negli anni della crisi una consistente perdita non solo di occupazione, ma anche di competenze specializzate all’interno della filiera delle costruzioni. ANCE nazionale segnala, inoltre, che alla flessione del numero di imprese edili si abbina «una progressiva riduzione della dimensione media di impresa, che passa da 3 addetti per impresa nel 2008 a 2,6 addetti per impresa nel 2013». Complessivamente nel 2013 il settore delle costruzioni ha accusato una riduzione del 3,9% su base annua del numero di imprese che «corrisponde – scrive ANCE nazionale – ad una perdita in termini assoluti di circa 22.500 imprese in solo anno».
Tra il 2008 ed il 2013, quindi, le costruzioni «hanno sperimentato una notevole contrazione del tessuto produttivo, con una fuoriuscita dal sistema di quasi 80.000 imprese che corrisponde ad un calo, in termini percentuali, del -12,7%». Ma quello che più preoccupa, soprattutto nelle regioni del mezzogiorno, è che le maggiori perdite in termini assoluti si concentrano «nelle piccole imprese (2-9 addetti) che nel periodo considerato, si riducono di circa 55.000 unità (su un totale di quasi 80.000)».
LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE ANTONIO LOMBARDI
«I dati relativi al mercato dell’occupazione nel settore delle costruzioni – ha dichiarato il Presidente di ANCE Salerno, Antonio Lombardi – rappresentano senza dubbio un segnale positivo in linea con la timida ripresa soprattutto in termini di fiducia che si avverte nel sistema economico e produttivo. Ma sarebbe precipitoso collegare a questi numeri l’avvio di una nuova fase. Come già emerso in merito alla ripresa delle compravendite (dovuta più che altro al calo delle quotazioni, piuttosto che ad un trend strutturato di crescita del settore residenziale), anche per gli indicatori riferiti all’occupazione è indispensabile tenere conto della condizione complessiva di stagnazione degli investimenti pubblici e privati che di fatto non autorizza facili ottimismi rispetto ad un trend effettivo di nuove assunzioni. È più verosimile – continua Lombardi – fare riferimento, invece, a processi di ottimizzazione gestionale messi in campo dalle aziende che potendo usufruire di sgravi contributivi e, soprattutto, della nuova normativa sulle assunzioni a tutele crescenti, hanno preferito procedere ad una stabilizzazione degli addetti già alle proprie dipendenze anche in maniera indiretta».
«A nostro avviso – conclude Lombardi – continua a mancare la vera spinta propulsiva alla ripartenza del comparto edile: senza un piano organico e strategico di investimenti pubblici, in grado si stimolare anche quelli privati, non sarà possibile creare nuovi posti di lavoro stabili e non legati a scenari di passaggio. Va, in ogni caso, sottolineato positivamente che la riforma dei contratti di lavoro spinge, ovviamente, nella direzione della contrazione dei rapporti con lavoratori autonomi o indipendenti, concentrando le assunzioni alle dirette dipendenze delle aziende. Occorrerà valutare nel tempo la sostenibilità degli sgravi alle imprese e, prioritariamente, rendere operativi i finanziamenti necessari per aprire i cantieri ed abbattere gli intervalli di tempo tra gli esiti delle gare e le procedure operative».
Salerno, 25 luglio 2015