La vicina Francia è stata la patria della rivoluzione, mandando al patibolo i propri regnanti, al grido di “liberté, égalité, fraternité”, sostituendo la monarchia con un regime sanguinario, per poi tornare al dispotismo napoleonico e poi, di nuovo, al sovrano ed infine alla democrazia.
Gli Stati Uniti d’America conobbero una cruenta guerra di secessione che contrappose gli Stati del Nord a quelli del Sud, dove la miccia fu la lotta allo schiavismo, poi abolito dai vincitori.
La progredita Germania fu la culla di una delle peggiori ideologie della storia: il nazismo. Insanguinando l’Europa ed il Mondo, coprendosi di ignominia per dei crimini efferati contro l’umanità.
Queste nazioni hanno saputo fare i conti con la propria storia, nel modo più efficace possibile: guardando avanti, riunificando vinti e vincitori, bandendo sentimenti nostalgici e voglie di rivincite.
Parlando una sola lingua, quella della democrazia e dell’unità nazionale.
Nessun partito negli Stati Uniti d’America, in Francia, in Germania si sognerebbe di discutere ancora su quelle contese che hanno dilaniato le coscienze e la vita di milioni di persone.
Una democrazia forte e compiuta dovrebbe sviluppare degli anticorpi in modo da rendersi immune da ogni forma di divisione sui propri valori fondativi, dal revisionismo e dalla faziosità autodistruttiva.
L’Italia, pur avendo colpe e peccati storici da farsi perdonare al pari di altre nazioni, non può usare il proprio passato per lacerarsi. Piuttosto, la memoria deve servire come esempio, affinchè certi errori non debbano ripetersi, avendo un riscontro positivo e costruttivo, iniziando dagli atteggiamenti della classe dirigente.