di Oscar Nicodemo
Non in una prateria, ma sull’asfalto di strade cittadine si possono
incontrare cavalli allo stato brado. L’esperienza, per certi versi inquietante, è di quelle che fanno emergere lo stupore fino a rasentare l’incredulità: come può succedere che animali tanto belli quanto delicati possano restare senza cure, abbandonati alla loro paura e ad un destino che, fatidicamente, potrebbe rivelarsi drammatico per loro quanto per un automobilista che li incrocia? Ad Agropoli, succede, a quanto pare, ed in maniera ripetitiva. È successo la scorsa primavera, quando una turista svizzera, a bordo della sua auto, evitò miracolosamente che l’impatto con l’animale si trasformasse in tragedia; ed è successo ancora, alcuni giorni orsono, quando un branco è stato visto a ridosso di una rotonda a mangiarne l’erba.
Il cavallo affianca, da sempre, l’uomo in una serie di finalità. Fortunatamente, oggi, non vi è più quella bellica ed è quasi del tutto scomparso il suo utilizzo per operazioni di polizia. Ci piace ricordare, allora, il grande contributo che questi splendidi esseri viventi hanno dato all’umanità in termini di lavoro e quello che continuano a dare nelle attività sportive e ricreative, dove, spesso, si evince un significativo rapporto affettivo, oltre che di reciproco rispetto, tra bipede e quadrupede.
Ma, è evidente, che di fronte ad un cavallo inselvatichito, deluso dall’indole degli umani che lo hanno trascurato e maltrattato, che va ramingo per strade trafficate, non ci si può aspettare che osservi un codice stradale, che, tante volte, l’uomo stesso vìola ed ignora, o che non si impaurisca vedendosi accostato dalle auto dei passanti, e, mettendo, per questo, in pericolo la propria esistenza e quella delle persone a bordo dei veicoli.
I cavalli di Agropoli, erranti per strada, hanno paura. Ancor di più, fanno paura. Chi, di competenza, prenda i dovuti provvedimenti. Una società civile avrebbe a cuore di tutelarli, anche per salvaguardare, come si è visto, l’incolumità di vite umane.