Il Bio-Distretto Cilento nasce nel 2004, coordinato dall’AIAB Campania (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ed è considerato un vero e proprio laboratorio permanente di idee ed iniziative ad alto profilo culturale, che punta ad uno sviluppo etico, equo e solidale del territorio cilentano, fondato sul modello biologico. Partendo dalle origini, qual è stato il leitmotiv che ha scaturito la nascita di questa straordinaria realtà?
Ci sono stati diversi incontri tra i territori, ma la spinta fondamentale è partita da un gruppo di aziende agricole che producevano biologico e non riuscivano a vendere i propri prodotti ad un prezzo migliore dal convenzionale. Fin quando il presidente di AIAB Campania di allora Salvatore Basile ebbe l’idea di mettere insieme le aziende agricole, i cittadini, i comuni, i tecnici, chiunque avesse a cuore le sorti del territorio in una direzione di sostenibilità e di tutela ambientale e nello stesso tempo, nel promuovere i produttori biologici perché affini ai criteri della salvaguardia. Da questa spinta iniziale, nasce il Bio-Distretto Cilento con le sue iniziative come i mercatini sul territorio, nelle zone di mare, sostenendo mense scolastiche biologiche e una serie di progettualità che mirano a valorizzare il territorio tenendo presente sempre i produttori agricoli le sue aziende.
Ad oggi, vi sono diversi Bio-Distretti in tutta Europa, la maggior parte in Italia, 66 in tutto. Il giorno 6 luglio si è tenuta presso l’Aula Consiliare del Comune a Vallo della Lucania, la conferenza europea “Le Nuove Frontiere dei Bio-Distretti” promossa insieme alla Rete Internazionale dei Bio-Distretti (IN.N.E.R) e dall’Alleanza mondiale per i Bio-Distretti (GAOD), nella quale hanno partecipato 7 paesi europei: Italia, Svezia, Norvegia, Portogallo, Spagna, Estonia e Croazia. Qual è stato il riscontro?
Un riscontro molto importante. È stata fatta la presentazione di due lavori elaborati insieme a questi paesi, si tratta di due progetti Erasmus; uno che riguarda la scrittura delle linee guida europee dei Bio-Distretti e un altro sulla promozione e la tutela dell’apicoltura in Europa. Un evento di rilievo nel quale l’Italia è stata rappresentata dal Bio-Distretto su questi temi, in una platea molto ampia e importante. In Norvegia si parla di Bio-Distretto prendendo spunto dal modello italiano del Bio-Distretto nato proprio qui in Cilento, come i 5 Bio-Distretti nati in Portogallo sul modello definito dal Cilento e da IN.N.E.R e così, ne stanno nascendo diversi in tanti altri paesi europei; in Spagna a Majorca, in Slovacchia e in Francia. Un riscontro che da locale è diventato prima italiano, poi europeo e adesso mondiale perché con GAOD, in tutti i territori coinvolti dai 5 continenti, ci sono dei gruppi di lavoro che seguono le linee guida dettate dal Bio-Distretto Cilento.
Appunto sul Cilento, noto l’adesione di molteplici aziende agricole che hanno sposato il modello e la cultura del biologico, un dato non di poco conto. In queste due decadi di quali risultati il Bio-Distretto Cilento può ritenersi orgoglioso?
Indubbiamente quello di aver aumentato la sensibilità verso i temi del biologico e della sostenibilità. Da quando è nato il Bio-Distretto nel territorio di riferimento che è quello del Parco Nazionale, c’erano 400 aziende biologiche a confronto di quelle di adesso che sono 1032, grazie alle quali è aumentata moltissimo anche la superficie agricola coltivata con la cultura del biologico.
Tra le compagini collaborative del Bio-Distretto Cilento troviamo l’interessante mercatino di “Rareche” di cui ci siamo occupati qualche mese fa.
Si, il Bio-Distretto è ben lieto di collaborare e offrire il proprio Know-how a Rareche che, si occupa di raggruppare diverse aziende agricole biologiche e di agricoltura organica rigenerativa.
Nell’epoca della transizione ecologica dei territori e delle comunità, il campo delle innovazioni gioca un ruolo fondamentale, ma il contesto economico del consumismo rappresenta ancora un grosso ostacolo da superare per l’agricoltura biologica forse ancora considerata alternativa. Quali sfide occorre affrontare?
Non credo che il biologico ad oggi, sia da considerare alternativo.
Intendevo in riferimento alle grandi catene.
Questo è inevitabile, non pretendiamo di eliminare le grandi catene, ma la cosa più importante è che sono sempre di più i consumatori che decidono di mangiare cibo sano perché se uno ci riflette, comprare prodotti biologici o derivanti da agricoltura organica rigenerativa, si ha a che fare con cibi che tutelano la propria salute, e chi non lo vuole. Pertanto un mercato come “Rareche” dimostra che i costi sono simili, si può acquistare il biologico senza l’idea di dover spendere molti soldi in più, i prezzi sono allineati a quelli generici del mercato della frutta e della verdura. La cosa importante è fare comunicazione, informazione e formazione nelle scuole sul tema dei prodotti genuini e dei prodotti sani, anche perché parliamo tanto di dieta mediterranea, ma quando è venuto qui Ancel Keys sicuramente non esistevano prodotti chimici per l’agricoltura e sicuramente, ovviamente, quelli che utilizzava lui, posti alla base della sua grande intuizione, erano prodotti biologici.
Quali sono le prossime tappe?
La settimana prossima siamo a Lisbona per un altro incontro sulla definizione delle regole dei Bio-Distretti Europei. A fine luglio invece, c’è un evento importantissimo in Corea del Sud dove viene presentato il sistema di monitoraggio dei Bio-Distretti del Prof. Cesare Zanasi dell’Università di Bologna. Ci sarà la presentazione ufficiale dell’Expo mondiale del biologico che verrà fatto a fine settembre e agli inizi di ottobre sempre in Corea del Sud dove, IN.N.E.R e Bio-Distretto Cilento sono parte attiva e avranno un proprio spazio dedicato per presentare i prodotti dei Bio-Distretti europei, italiani e del Cilento.