Francesco Bianco è musicista e insegnante. Vive a Roma, ma è nato in Cilento. Con i Granato a gennaio pubblicherà “Canzoni per giovani adulti”, il secondo disco del gruppo. È compositore, autore e produttore. Si interessa alle forti connessioni fra musica e società.
Ciao Francesco, a cosa stai lavorando ultimamente? Quali sono i progetti che stai portando avanti in questo periodo?
In questo periodo sto lavorando principalmente al progetto dei Granato: a gennaio uscirà il nostro secondo disco, “Canzoni per giovani adulti”, e stiamo sistemando gli ultimi particolari. Stiamo lavorando alla preparazione del live e al tour successivo all’uscita. Presto diremo la data di uscita e il giorno della presentazione.
Il Granato nascono nel 2017 a Roma, ci vuoi presentare l’equipe della vostra produzione musicale? I componenti; gli strumenti che suonate.
I Granato sono composti da me, alla voce, chitarra ed elettronica, e da Alessandro Cicala, alla chitarra e all’elettronica. Il disco in uscita lo abbiamo scritto e prodotto con Dario Giuffrida, che ha curato le batterie, il basso e l’elettronica e ha poi realizzato il mixing e mastering. Il disco è edito dalla Aventino Music.
Da dove proviene il vostro background con il quale avete fondato il vostro stile?
Il nostro passato musicale è molto variegato. Veniamo da ambienti diversi, ma quello che ci accomuna è la passione per il rock e per l’elettronica. Siamo cresciuti con la musica degli anni ’90, la musica alternativa di allora, e ci sentiamo legati ad artisti come Battiato, Radiohead, Kraftwerk, Massive attack, Baustelle e altri.
Come nascono le vostre canzoni?
Ovviamente ogni pezzo ha una vita a sé, ma in generale viene impostata prima la musica, ovvero i giri armonici e la struttura, e poi viene aggiunto il testo. Infine, vengono curati gli arrangiamenti e i particolari. Ci piace tornare spesso sul nostro lavoro, fin quando non ne siamo soddisfatti: siamo sempre alla ricerca di qualcosa che riesca a catturare la nostra curiosità sia nella musica che nel testo, qualcosa su cui pensiamo valga la pena lavorare.
Tra gli ultimi brani pubblicati in rete, vi è “la camera di viola”, nel quale viene descritta un’adolescente che interpreta il ruolo della “cam girl”, un tema attuale, trattato spesso con discrezione. Da dove nasce la volontà di dipingere questo lato particolare della modernità?
La “cam girl” è solo una figura simbolica, emblema di ciò che quotidianamente facciamo più o meno tutti: ci mettiamo in mostra cercando il senso di noi stessi nel farci notare, svendiamo tutto di noi, comprese le nostre parti più interiori e intime. Ci sentiamo costretti a competere l’uno contro l’altro affinché possiamo affermare la nostra esistenza e, all’interno di questa dinamica, la confusione dei valori e gli eccessi sono apparentemente normalizzati, ma continuano, in realtà, a gravare profondamente sul nostro modo di essere.
A proposito delle piattaforme on-line e le “opportunità” che la rete ci offre, avete deciso di utilizzare tutti i canali possibili per distribuire la vostra musica. Qual è la tua personale opinione relativa a questa esperienza? Sei soddisfatto? Cosa dovrebbe essere migliorato o cambiato?
Le piattaforme on line offrono qualche vantaggio di visibilità e alleggeriscono i costi della distribuzione. Ma sappiamo ormai bene che le quote riservate agli artisti sono piccolissime. Queste piattaforme sono l’ennesima realizzazione di accentramento di ingenti capitali fondato sullo sfruttamento di altre persone. Inoltre, la digitalizzazione è pericolosa per l’ambiente: un contenuto on-line inquina molto di più di uno fisico.
A Roma, siete spesso operativi in un luogo dove si è fatta la storia della musica dal vivo, “il villaggio globale”. Anni fa, nella struttura dell’ex mattatoio di Testaccio, si davano sfogo ai concerti più interessanti e partecipati della capitale. Qual è l’atmosfera artistica che vi si respira oggi?
Oggi è molto diverso da allora. Non esiste più il tendone dove si tenevamo i concerti e rimane un grande piazzale e qualche struttura nuova affiancata a quelle antiche dell’ex mattatoio. Noi abbiamo girato due video nei luoghi che un tempo erano dedicati agli uffici. È un luogo molto bello, reso ricco e interessante dalle tante persone che lo animano: artisti, artigiani, associazioni, attivisti. Dalle immagini dei nostri video si può vedere la bellezza di quei luoghi, recuperati da mani e menti attente e lontane da logiche di profitto.
Sei originario di Gioi, cosa ti lega ancora al Cilento? Credi ci siano delle possibilità oggi, di un rilancio culturale e quindi anche musicale?
Al Cilento mi legano tante cose. Ogni giorno mi manca sempre di più. Il rilancio culturale può essere possibile. Ma personalmente penso che bisogna stare molto guardinghi: lo sviluppo che ci si pone difronte oggi è quello in stile neoliberista, nel quale bisogna mettersi in mostra, bisogna essere un brand, un qualcosa che può essere impacchettato e venduto, inserito nelle logiche dell’attuale mercato. Io penso che questa sia una pratica spersonalizzante, anche se purtroppo sembra l’unica possibile. Le persone possono creare l’alternativa: esistono tantissimi professionisti in Cilento in grado di realizzare qualcosa di nuovo. Penso che l’importante sia andare oltre la frammentazione e guardare al di là dei confini territoriali. La provincia italiana si trova in un momento di grande sofferenza, ma è proprio da questi momenti che può nascere il nuovo.
Infine, anticipaci qualche novità.
Come dicevo, a gennaio uscirà il secondo disco dei Granato e sono molto ansioso di farlo ascoltare a tutti. Presto sveleremo anche la data e il luogo della presentazione. Ci saranno tanti amici e artisti e sarà una grande festa. A questi link è possibile trovare tutte le informazioni sui Granato e ascoltare la nostra musica.
youtube.com/c/Granatoband
instagram.com/granatoband
www.facebook.com/granatoband
https://open.spotify.com/artist/1hEhQeQMsiIYJW1c09v73n?si=ot-acirFSgS7R1hTpQtvgw&dl_branch=1
Per chi fosse curioso, questo è il link al mio sito personale: www.francescobianco.org/
Grazie e buon lavoro!
Grazie a te e a tutti coloro che vorranno leggerci! È stato un piacere fare questa chiacchierata, con te. Un saluto a tutti!