In questo anno del 2023 il mio discorso pittorico è entrato in una fase nuova, conseguenza naturale sullo stesso tema antico come il mondo…l’universo. Le opere di questa serie: “Guerra e Amore, nel vuoto l’altro di noi”, sono state in giro per il mondo ultimamente; infatti, sono state presenti presso la Galleria Merlino di Firenze, alla V Biennale della Versilia, nella 51° fiera di Antibes Francia, presso la Galleria Tolomeo di Milano, Presso la Crypto Gallery di Londra, ad Arte in Vetrina Salerno.
Una menzione particolare merita la mostra che si terrà dal 7 dicembre 2023 nella Crypty Gallery di Londra; infatti, oltre ad essere un evento prestigioso, il tema che introducono si adatta perfettamente con l’atmosfera della Crypta di S. Pancras, un luogo che parla di mistero, di vita e di esistenze nascoste. La Cripta, attualmente luogo d’arte, fu progettata e utilizzata come luogo di trapasso dal 1822. Un film abbastanza particolare è stato realizzato dal regista Brakhage, il suo titolo è: “Mothlight 1963”, un collage muto senza l’uso delle telecamere che presenta un pullulare di stringhe impazzite o falene, in un’atmosfera leggiadra e cupa che lascia intravvedere come la materia può fondersi con la spiritualità, con l’incertezza e la caducità del vivere. La mia produzione, quella appunto che sarà ospitata in questa Galleria londinese, focalizza l’attenzione sul vuoto, argomento che trova similitudini nell’universo e nell’umano: rete neurale nel cervello umano, rete cosmica delle galassie; combinazione e formazione di infiniti momenti e situazioni che possono tradursi in realtà oppure appartenere alle eventualità, senza dimenticare la legge di indeterminazione della meccanica quantistica e le infinite possibilità di divenire.
Il rosso domina questa produzione, quel rosso ferroso e terreno fatto di massa corposa che fa parte del mio DNA, un sentire più che un colore fatto di intensità, di energia e gioia di vivere. Questo colore sperimentato in altri periodi trova qui la possibilità di uscire completamente allo scoperto, essere scavato, graffiato, scrostato per presentare la superficie della materia e ciò che risiede oltre; quell’altro di noi in cui risiedono i sogni, i ricordi, il tutto e il niente, la possibilità di divenire e di pensare il caos o le leggi che regolano altri mondi resi tali da caratteristiche diverse.
Spesso lo sguardo si volge indietro per analizzare un percorso e ripartire in modo consapevole avendo presente le varie tappe e i momenti che fanno parte del proprio vissuto. A tale proposito mi piace riportare uno scritto pubblicato qualche anno fa, esattamente nel 1993, anno in cui feci una mostra al Tempio di Pomona in Salerno.
Allora scrivevo:
Quanti anni sono passati da quel giorno che iniziò la mia avventura pittorica…? Tanti. Quanti studi, quante promesse, quante illusioni, quanto arrovellamento… tanto per arrivare a niente. Io sono qui, con una vita che pulsa dentro e nel cervello e la voglia di interpretarla nel suo divenire, nel suo pullulare. – Vita, vita, vita cosa sei? Dove sei? Il fluire di te mi fa impazzire, sono e voglio essere partecipe il più possibile del tuo dispiegarti, del tuo divenire, materia che si associa, che si disintegra, che vive e muore per ricombinarsi IO sono, partecipe nell’universo di questi eventi, di questo mistero senza fine –
Oggi, mi accingo a fare un analisi sul mio vissuto da quella data e mio rendo conto che il mio interesse e le domande sulla vita non sono mutate; la mia mente non è mai paga pur avendo sviluppato, sotto vari aspetti, quel tema che da sempre desidera avere risposte sulla vita e sull’uomo. A rendere difficile l’interpretazione del soggetto è la difficoltà del tema, antico ma sempre attuale e, poi, lo devo ammettere, “l’artista” è sempre in lotta con qualcosa che non può acchiappare e rifugge dalla quiete e dalla staticità. – È nella natura dell’uomo la ricerca- Fin dai primi albori della storia la mente umana ha cercato di conoscere senza mai essere paga, infatti, al contrario della ciclicità della natura il cervello umano elabora continuamente senza sosta attraverso l’immaginazione, capace di vedere le cose oltre il reale e il possibile.
Nel mio percorso artistico ho analizzato la linea, elemento che, come la parola, esprime l’interiorità e le caratteristiche dell’individuo, questa corre veloce sul foglio bianco, tesa a farsi capire con un linguaggio schietto privo di ogni contaminazione; una linea inizialmente caotica, poi sempre più professionale ma libera, alla ricerca degli impulsi che caratterizzano l’essere. Un momento dopo, la linea si riempie della materia colore per il bisogno di rendere palpabile l’oggetto e il rappresentato, ma tale uso è arbitrario perché ignora la conoscenza questo elemento che prepotentemente riempie gli oggetti, da plasticità alle cose, colora l’universo. Mi butto a capofitto perché devo conoscere le leggi che regolano questo mistero e mi si apre un mondo affascinante… l’universo. Da quel momento pullulano davanti ai miei occhi elementi colori che si aggregano per costituire nuovi ritrovati, proprio come avviene con la vita che aggregandosi produce nuove forme; è una spasmodica ricerca che va al di là del semplice passatempo pittorico e si identifica con un arrovellamento continuo, una ricerca nel sondare il mondo sensibile, ma anche nel cercare tra il mondo scientifico il divenire e la vita che ci circonda. Il colore, sotto le mie mani, si fa elemento, massa, forma, buco, carattere, senza dimenticare la lezione di Democrito e mettendo in atto la lunghezza d’onda di Newton e la sensibilità che viene dal profondo, di Goethe. Organizzo un alfabeto del colore dove il passo successivo è dato dalla massa del colore; infatti, dare massa oppure toglierla è stato il gioco che, naturalmente, mi ha condotto al passo successivo. Togliere massa equivale a graffiare il colore oppure a renderlo evanescente mediante solvente, in questo modo si è prodotto uno strappo o lacerazione, buco insomma, punto da cui è partita una nuova considerazione e un filone che mi ha condotto a sperimentare il buco carattere e il vuoto come luogo del tutto. Dal buco il discorso sulla musicalità di onde che vibrano, capace di contenere il tutto e il niente: pacchetti che si distribuiscono vibrano nella materia oscura dell’universo. Tante domande restano senza risposta o cercano una risposta nel sensibile sapendo che l’arte può attingere da esso e mettere da parte la ragione.