Mentre mi trovavo davanti al dipinto di Giovanni Bellini la “Trasfigurazione di Cristo” (1478-1479) nel Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli accanto a me si fermò un gruppo di turisti. Ascoltai con piacere la guida che li accompagnava. Io non sono esperta di arte.
Nella tela la fusione tra figure e paesaggio, la luce calda dei colori, sembrano far partecipare ogni dettaglio all’evento strepitoso. L’episodio della Trasfigurazione ha ispirato tanti pittori, diceva la guida, che ne hanno realizzato splendide pale d’altare che possono essere ammirate nelle loro collocazioni originarie oppure esposte nei musei. Fra tutti i dipinti quello più celebre rimane la Trasfigurazione di Raffaello, l’ultima opera a cui lavorò l’artista, esposta nella Pinacoteca dei Musei Vaticani.
Oggi l’Evangelista Matteo ci racconta proprio la Trasfigurazione, l’episodio forse tra i più difficili da leggere e da collocare all’interno del percorso storico della vita di Gesù. Un racconto pieno di riferimenti biblici.
Poche parole ci fanno rivivere qualcosa di eccezionale. Siamo condotti sul monte Tabor dove, davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, alla presenza di Mosè (rappresentativo della legge) ed Elia (padre dei Profeti) Gesù, mentre prega, cambia sembianze. Il suo volto brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce. E’ il figlio di Dio e la voce del Padre, che parla dal cielo come al battesimo di Gesù, dalla nube dice: “Ascoltatelo”.
Il passo è un invito per tutti noi a salire sul monte e nella contemplazione della bellezza del volto di Gesù trasfigurato farci catturare dalla sua luce. Abbiamo assoluto bisogno di recuperare il senso del bello nella nostra quotidianità, abbiamo bisogno di raccoglimento per coltivare lo spirito, per fermare un istante il nostro vivere frenetico, per riprendere con più slancio e con più fiducia il cammino reso faticoso dalle prove della vita.
E’ bello credere, è bello essere discepoli di Gesù, è bello rimanere in silenzio e incontrare il Signore. Nel Vangelo odierno, preannuncio della Pasqua, viene anticipata perciò la meta del nostro cammino: la meraviglia, lo stupore, la gioia della Resurrezione. Questa esperienza unica di gioia fa chiedere agli apostoli di restare lì per sempre.
Ma il passo è un invito a scendere dal Tabor. Non possiamo rimanere lì! Non possiamo fermarci al momento magico vissuto. Siamo chiamati a scendere a valle, a seguire il Signore, dobbiamo diventare luce anche noi per gli altri, vivere nella quotidianità ciò che abbiamo contemplato e fatto nostro. Il passo si chiude con un invito al silenzio, un silenzio carico di domande, di attese……… Gesù chiede ai discepoli infatti di mantenere il segreto di quello che hanno visto.
La bellezza che risplende sul Tabor è la bellezza – salvezza del mondo, ma questa stessa bellezza sarà nel sacrificio della croce che attende il Messia. Se riflettiamo è facile credere e avere fede nella gioia, ma quanto è difficile invece affidarsi al Signore di fronte al dolore, alla morte!
La presenza costante di Dio nella nostra vita, la sua voce non comportano l’esperienza unica e diretta che ha coinvolto i tre discepoli. Apportano però sempre qualcosa di nuovo, di straordinario in chi mette in pratica ciò che Gesù ha detto e fatto.
Ascoltiamo Gesù! ci chiede Dio. Ecco il messaggio della Trasfigurazione che ci parla di bellezza, la bellezza vera di una luce che ci spinge verso Dio, a guardare verso l’Alto che significa poi guardare verso l’altro, come ci ricorda Papa Francesco.