P uò un piccolo paese di 600 anime e spiccioli, alle pendici della vetta più alta delle Alpi Apuane essere un unicum nel panorama provinciale e regionale? Evidentemente sì. A dimostrarlo è Gorfigliano, frazione del Comune di Minucciano, ma che nella sua unicità ha tantissime storie da raccontare e non smette di produrne di nuove, vista la vitalità di una comunità che questa unicità l’ha difesa a spada tratta fino ai giorni nostri. È questo il motivo per cui abbiamo scelto di ‘raccontare’ Gorfigliano, sviscerandone storia, caratteristiche, personaggi ma con un occhio anche al futuro. Un futuro che viene da lontano, anzi da lontanissimo se è vero che il primo documento storico in cui viene citato il paese, conservato nell’archivio arcivescovile di Lucca, è datato 793 dopo Cristo. Si tratta di un atto di vendita nel quale Rachiprando, rettore della chiesa di San Giovanni ed esecutore testamentario del defunto Walprando, vende al vescovo di Lucca la metà delle vaste proprietà fondiare del testatore: tra queste proprietà è nominata anche la località di Gorfigliano (Curfiliano o Corfiliano). Prima di allora, dunque, una comunità aveva deciso di abitare il ‘Colle di Casa’ e di svilupparlo come un borgo, cinto da mura, al quale si accedeva da una porta dedicata a San Paolo. Caratteristica del borgo antico era anche la presenza di un castello, documentato per la prima volta in un documento del 997, il primo castello privato noto in tutta l’Alta Garfagnana e la Lunigiana orientale. Il castello è rimasto insediato dall’età medievale fino al XX secolo quando il suo spopolamento coincise con i danni del rovinoso terremoto che nel 1920 sconvolse Garfagnana e Lunigiana. Nel frattempo, comunque, la collocazione del paese vecchio di Gorfigliano ben presto non divenne più funzionale alla popolazione che lo abitava. Già a partire dal XVXVI secolo gli abitanti iniziarono ad abbandonare la frazione ‘a monte’ per scendere al ‘piano’, alle Capanne, lo spazio a quell’epoca coltivato e che ha dato vita all’attuale nucleo urbano di Gorfigliano. La zona dell’antico castello, invece, dal Settecento fu interessata a un complesso di lavori che lo trasformarono in una chiesa, quella che è attualmente denominata la chiesa vecchia di Gorfigliano. È proprio intorno a questa chiesa che parte tutta un’altra storia, tutta novecentesca, legata al Colle di Casa e alla chiesa vecchia. La zona, infatti, resta abitata da sole due famiglie fino al 1960, poi del tutto abbandonata, complice la costruzione di una nuova chiesa nel paese, a valle, inaugurata nel 1935. Una chiesa che ben presto si abbellì anche di tutti gli altari del Settecento che erano presenti nell’altra struttura. Da lì l’inevitabile abbandono dell’area. La chiesa, con il tempo, diventò un rudere con la vegetazione che prese il posto della struttura in pietre e muratura. Si dovettero aspettare gli anni Ottanta del Novecento, precisamente il 1983, perché a qualcuno venisse l’idea di recuperare la chiesa in abbandono. Era Don Alberto Bartolomei che nel maggio di quell’anno convocò una riunione in cui annunciò la volontà di salvare e recuperare la chiesa vecchia, ormai prossima al crollo. Nell’animato incontro un muratore del posto, Secondo Casotti, accettò la sfida che molti sembrava davvero impossibile. Dalla domenica successiva alla riunione, però, qualcosa scattò all’interno dell’orgoglio e del senso di identità del paese. In molti decisero di iniziare ad aiutare Secondo: tutti volontari che, in un viaggio lungo vent’anni, con tenacia, passione e amore hanno riportato all’antico splendore tutto il complesso e sono passati alla storia e alla memoria come gli eroi della chiesa vecchia di Gorfigliano. I lavori per terminare la chiesa durarono per sei anni e come se quella fosse stata la sua missione su questa terra la fine di questa prima fase di interventi coincise praticamente con la fine della vita terrena del muratore Secondo Casotti. Al suo posto si fece avanti un nuovo ‘eroe’, una nuova figura carismatica che avrebbe portato avanti i lavori da completare: Olimpio Cammelli. Sotto la sua guida fu costruita la canonica, fu ripristinata una piccola chiesina antistante a quella principale, il campanile, il vecchio cimitero e tutta l’area. Quando è scomparso, nel 2005, mancavano solo alcune alcune rifiniture. Un paese che avuto così tanti eroi, a questo punto, non poteva che coltivarne la memoria, che poi significa identità e senso di appartenenza. La collezione di oggetti di vita contadina e non solo che era stata di Olimpio Cammelli proprio nella canonica sarebbe diventata di lì a poco un vero e proprio museo, il museo dell’identità dell’Alta Garfagnana intitolato proprio a Olimpio Cammelli e realizzato con il contributo del Comune, della parrocchia di Gorfigliano e della curia arcivescovile di Lucca. Ad occuparsene e a realizzarlo fu fondata l’associazione culturale Paese Vecchio di Gorfigliano che dal 2006 porta avanti incessantemente eventi e iniziative. All’interno del museo è documentata l’opera ventennale degli eroi della chiesa vecchia di Gorfigliano ma in realtà si respira l’aria di un luogo che da secoli dalle pendici del Pisanino dice a tutta la Valle della sua storia ultrasecolare. Perché anche nei piccoli borghi si può respirare il senso del tempo che scorre, che modifica luoghi e persone, ma che mantiene qualcosa di immutabile e durato: l’amore per la propria terra e per le proprie origini. Gorfigliano, eroi o non eroi, lo fa già dal Medioevo.
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