Secondo le linee guida tutti i neonati nati a termine allattati al seno dovrebbero ricevere 400 UI/die di vitamina D per via orale dai primi giorni di vita, così come tutti i neonati nutriti con formule artificiali che non ricevono latte fortificato. L’integrazione con vitamina D serve per prevenire l’insorgenza di rachitismo. Molte formulazioni prevedono l’associazione della vitamina D con la vitamina K. Secondo le indicazioni della Società Italiana di Neonatologia, per il bambino nato a termine si dovrebbe prevedere una integrazione con vitamina K dal 7° giorno o dalla seconda settimana di vita, a seconda dei protocolli, per prevenire una particolare sindrome detta VKDB (Vitamin K Deficiency Bleeding), una crisi emorragica dovuta a deficit di vitamina K. Questa vitamina attraversa la placenta con grande difficoltà: questa è la ragione per cui alla nascita i livelli di vitamina K sono molto bassi. Inoltre è scarsa anche nel latte materno e quindi la sua integrazione è raccomandata solo nel bambino allattato al seno, perché nei latti artificiali è già, normalmente, presente.
Un discorso a parte merita l’integrazione con fluoro. Secondo le linee guida, il fluoro è importante per la prevenzione della carie, ma è emerso che la somministrazione di fluoro per os non è la via preferibile per la prevenzione della carie in età evolutiva, ma è preferibile la via topica: per questo motivo nelle linee guida si consiglia di utilizzare dentifrici fluorurati.
Infine, talvolta vengono prescritti, al momento della dimissione del neonato dal reparto maternità, integratori a base di luteina e zeaxantina. In teoria questi due carotenoidi svolgono un ruolo protettivo per l’epitelio retinico del neonato, ma nella letteratura scientifica non vi sono trial clinici che testimonino la loro efficacia.