Sentiamo spesso dire che la pandemia di covid-19 ha ucciso non solo le persone che hanno contratto il virus, ma anche gli imprenditori che hanno arrancato e brancolato nel buio durante questi ultimi due mesi.
Dopo i decessi per covid-19, siamo costretti a registrare anche la progressiva morte degli imprenditori.
Le piccole e medie imprese non se la passano sicuramente bene, e questo periodo di quarantena, necessario ed essenziale per risollevare la situazione sanitaria del nostro paese, ha sferrato l’ultimo decisivo colpo alla loro già precaria situazione.
La quarantena non è stata la stessa per tutti, parliamoci chiaro.
Per alcuni è stata una sorta di “vacanza”, di cui approfittare per imparare a fare la pizza in casa, il pane e le focacce, per riscoprire gli affetti familiari e la quotidianità che era stata fagocitata dal tran tran quotidiano, ma risulta chiaro come questa “vacanza” non fosse sostenibile per tutti.
Un imprenditore (o qualsiasi persona che abbia un esercizio commerciale nel proprio paese, un negozio o una piccola impresa) a casa non è abituato a starci.
Non è abituato a stare fermo, si porta il lavoro a casa, la sua mente è in continuo fermento e deve avere uno sguardo lungimirante, capace di guardare oltre: è costretto a reinventarsi continuamente, per non far sprofondare la sua “creatura” e innovarla progressivamente.
Un imprenditore a casa è come un cavallo che smette di correre perché gli hanno mozzato tutte e quattro le zampe.
Noi abbiamo deciso di intervistare X. (nome di fantasia perché non vuole rivelare la sua identità), titolare di più attività commerciali in un piccolo paesino dell’entroterra cilentano.
Sono tanti gli X. nel nostro territorio, e crediamo bene che l’esperienza del nostro X. racchiuda le esperienze di tanti altri, e che possa far sentire comprese molte persone nella sua situazione. A X. la parola.
Ciao! Grazie di aver accettato di rilasciare questa intervista. Di quali attività commerciali ti occupi?
Grazie a te per la tua disponibilità.
Io ho due attività commerciali: la prima l’ho dovuta chiudere, con l’inizio del lockdown, perché era annoverata tra le attività non necessarie per la popolazione (bar e ristorazione) mentre invece la seconda è rimasta aperta tutto il tempo perché, essendo una tabaccheria, vende anche materiale sanitario e roba sotto il monopolio dello stato. E meno male!
Che effetti ha avuto il lockdown sulle tue attività commerciali?
Per quanto riguarda la prima attività, credo sia stata di gran lunga meglio chiudere. Chi me l’avrebbe fatto fare di mantenere tutto aperto, spendere soldi per la corrente quotidianamente e guadagnare una cifra ridicola a fine giornata?
Credo sia stato molto meglio così.
Per quanto riguarda la seconda attività commerciale, è rimasta aperta per tutto il tempo: devo dire che è stata l’unica cosa che mi ha dato respiro, e mi reputo “fortunato”. Non oso immaginare come si sentano coloro che hanno investito sogni, denaro e salute su un’unica attività, la quale è chiusa da due mesi e non si sa quando riaprirà. Si vocifera che ci saranno riaperture graduali e che i bar potrebbero riaprire a giugno: chi lo sa, lo scopriremo solo vivendo!
Cosa sai dirmi della situazione dipendenti?
Ogni imprenditore ha, sulle proprie spalle, anche i dipendenti e le famiglie di quest’ultimi.
Non è facile dire a un proprio dipendente che, in tempi di quarantena, dovrà starsene a casa. E cosa gli diciamo? Si stringe la cinghia tutti insieme, aspettando tempi migliori. Per fortuna, per quanto mi riguarda, sono riuscito a costruire un rapporto di fiducia e chiarezza con i miei dipendenti, ma non è così raro sentire di persone che hanno perso il lavoro e si sono suicidate.
Spero che non dovremo piangere la morte di imprenditori e dipendenti, alla fine di tutto ciò.
Un esercizio commerciale, è risaputo, vive di aggregazione sociale. Come stai gestendo quest’aspetto nel tuo esercizio rimasto aperto?
Ovviamente seguo scrupolosamente tutte le norme del Governo.
Porto la mascherina e i guanti, i clienti non possono avvicinarsi al bancone e bisogna entrare uno alla volta: gli altri aspettano fuori. Siamo in un momento di criticità assoluta, e bisogna collaborare, tutti insieme! Non ammetto trasgressori, non si tratta di fare gli “sceriffi”, ma di tutelare noi stessi e le nostre famiglie.
Qual è secondo te la situazione che ci aspetta, nei prossimi mesi?
Di certo possiamo convenire tutti nel dire che l’estate è stata totalmente cancellata.
Manifestazioni, eventi, sagre e kermesse non si svolgeranno, quest’anno: sono già arrivati annunci di importanti manifestazioni cilentane che sono state annullate, come il Mojoca in via ufficiale e altre in via ufficiosa.
Bar, hotel, ristoranti, discoteche e locali di tutti i generi soffrono e soffriranno ancora per un po’.
Un settore a cui il Governo non pensa mai, è proprio quello del divertimento: come faranno a cavarsela i gestori di discoteche e locali notturni? Danno lavoro a circa 160mila persone in Italia e sono doppiamente tassati rispetto ai normali esercizi commerciali, perché si aggiunge anche il sistema Siae. Staremo a vedere, per adesso facciamoci forza tutti insieme!
a cura di Monica Acito