Giuseppe Liuccio, per gli amici e conoscenti Peppino, si è spento a Roma il 18 luglio 2023 dove viveva da anni insieme alla moglie e vicino alla sua unica figlia sposata con due figli che, da tempo, erano la vera “consolazione” di Peppino.
La moglie Elena, la figlia Michela con Agostino, i nipoti Matteo ed Amedeo, la sorella Teresa i cari nipoti, Trentinara tutta e tutti gli amici ed estimatori sparsi in ogni angolo della provincia ed oltre piangono nel profondo sconforto un personaggio simbolo del Cilento che ha attraversato quasi per intero la storia, raccontandola, dell’ultimo secolo del secondo millennio.
La vita di Peppino è stata caratterizzata da diverse fasi …
La prima con sua madre che seguiva durante e dopo la 2^ guerra alla ricerca di modi per mantenersi in vita e soddisfare i bisogni primari. Il padre a servire la patria e la madre a tentare di strappare il minimo vitale lavorando nei campi quasi a mani nude. Quel mondo che Liuccio ha magistralmente raccontato nell’immortale quadro “dipinto” in versi di “Ch’esta è la terra mia”.
Poi arrivò la scelta sofferta, ma azzeccata, di “rifugiarsi” in seminario diocesano a Vallo della Lucania dove poté dare sfogo alla sua intelligenza formandosi sia come studente sia come uomo. Gli studi di greco e latino posti alla base della sua formazione professionale lo proiettarono subito in un mondo dove espresse in pieno la sua voglia di riscatto. L’insegnamento, la politica, il giornalismo, l’amicizia con Carmelo Conte … di cui fu insostituibile collaboratore, gli spianarono strade per ogni successo che hanno riempito la sua vita straordinaria.
Sono innumerevoli gli aneddoti che Peppino non smetteva mai di raccontare pescandoli nella sua vita “scrigno” di ogni suo vissuto. Gli amici, i conoscenti e i parenti ne sono consapevoli testimoni e sarebbe velleitario individuarne qualcuno senza far apparire banale un’esistenza che, al contrario, è stata costellata dalla sua voglia continua di riscatto sociale, affermazione professionale e determinazione politica.
Ecco perché scelgo di ricordare Peppino segnalando alcuni momenti della nostra amicizia iniziata nel tempo in cui tornai con la mia famiglia nella terra dei padri da Varese nel 1993.
In quel tempo Peppino era già impegnato ad animare la vita culturale della Costiera Amalfitana come responsabile della sede dell’azienda di Soggiorno e Turismo. Nel Cilento aveva dato vita ad una esperienza editoriale che voleva tracciare le linee guida per lo sviluppo turistico dell’altra “Costiera” quella Cilentana.
Io, tra il ’95 e il ’99, insieme alla sua amica Nera D’Auto, era partito con il progetto di un giornale nella Valle del Calore. Lo incontrai per conoscerlo e chiedergli consigli. Mi propose di prendere in carico le sorti del giornale da lui fondato, ma non arrivammo a nessun accordo perché le sue collaboratrici non vollero “cedere” e “stravolgere” l’impostazione della rivista orientata ad un pubblico dal “palato” fine …
L’incontro con Peppino, però, era destinato a segnare profondamente la mia vita di editore e giornalista …
Il nostro progetto editoriale andò avanti, mentre il giornale fondato da Liuccio andò scemando fino a ad esaurirsi. Fu un vero peccato!
Reincontrai Peppino a Roma durante un incontro organizzato dalla Comunità Montana Calore Salernitano allora guidata da Donato De Rosa.
Chiesi a Liuccio un’intervista che pubblicammo e da lì cominciammo a “parlarci”. Il rapporto si consolidò perché cominciò a scrivere per Il Valcalore e poi per il Settimanale Unico.
Con una continuità che gli faceva onore non fece mai mancare i suoi contributi settimanali: scriveva di politica, iniettava idee innovative per il territorio, immaginava progetti, sottoponeva interrogativi … insomma era un editorialista completo che svolgeva bene e con ragion veduta il suo ruolo in un giornale settimanale locale ma desideroso approfondimenti che già nel primo ventennio del 3° millennio era merce rara.
Peppino mi ha onorato della sua amicizia e stima coinvolgendomi in ogni evento o manifestazione che metteva in campo a Minori e in altre località della Costiera Amalfitana … una su tutte il “Premio dei Premi”. Con imparabile caparbietà “trascinava” in Costiera i vincitori dei principali premi letterali italiani!
Quando io stesso ho cominciato scrivere qualche libretto di “pensieri e parole” cercai il suo supporto per dare ad essi un “pilastro” sul quale poggiare le mie velleità.
Puntualmente, leggeva, correggeva e sintetizzava come solo lui sapeva fare … insieme a Peppino, voglio ricordare, c’era un altro grande artista Pestano, Sergio Vecchio, che accordò la sua amicizia e il suo supporto alle mie pretese di “poeta scrittore”. Anche Sergio, purtroppo ci ha lasciato da qualche anno.
Da circa due anni Peppino non mi chiamava più!
L’ultima telefonata che mi fece, componendo personalmente il numero, fu per chiedermi di organizzare, come faceva nei tempi buoni, un incontro a tavola per mangiare broccoli e salsiccia. Mi comunicava che, come al solito sarebbe arrivato all’Aci Paestum con il bus. Io avrei dovuto andarlo a prendere e accompagnarlo da Trentinara dalla sorella Teresa e poi riunirci intorno alla tavola approntata di Gina, mia moglie …
Pur conoscendo la situazione in versava la sua salute, chiamai a casa a Roma per sincerarmi della fattibilità della proposta. Mi rispose la figlia che mi tolse ogni sia pur minima speranza di un “soprassalto” di miglioramento della sua malattia.
Avrei voluto fare di più per Peppino, non tanto per restituirli una piccola parte dell’affetto che ha dimostrato nei miei confronti e della mia famiglia, ma per poter prendere, ancora un po’ linfa dal suo essere sempre animato dal fare.
Avrebbe “meritato” un fine vita più consono allo spirito che lo ha accompagnato fin da quando “spigolava” con la mamma nei campi di grano, stesi tra il monte Soprano e Sottano, e chiedeva insistentemente notizie del padre prigioniero di guerra. Vuol dire che saranno i suoi familiari, i suoi nipoti, il suo paese Trentinara” e tutti quelli che lo hanno conosciuto a non lasciare cadere il testimone di una esistenza che ha attraversato da protagonista quasi per intero la nostra contemporaneità che, per tanti versi, oggi è già storia …
La storia di un territorio che lui ha “fotografato” nella poesia che ci ha lasciato in eredità … “Ch’esta è la terra mia” … la “nostra”.