Chiunque ha avuto la fortuna di incontrarlo ha arricchito la conoscenza sulla grecità, ha allargato i propri orizzonti sulla nostra bella e variegata realtà cilentana

Fare il ritratto di Giuseppe Liuccio è cosa stimolante, capace immediatamente di proiettare la mente tra i meandri e gli scorci di un dire che, come fotogramma palpitante di vita, proietta l’essere tra colori, saperi sapori, Peppino è stato un fiume in piena che non lasciava scampo e trasportava l’IO tra parole che, ieri come oggi, caracollano e appagano lo spirito bisognoso di entrare in sintonia con l’universo.
Chiunque ha avuto la fortuna di incontrarlo ha arricchito la conoscenza sulla grecità, ha allargato i propri orizzonti sulla nostra bella e variegata realtà cilentana attraverso pubblicazioni, trasmissioni televisive, poesie dialettali o legate al mito greco, riviste e periodici fatte per esaltare una realtà, quella del Cilento che in questi ultimi anni raccoglie i frutti di tanta dedizione.

Nel 1996 fu il felice momento di un periodico di cultura, politica e turismo “Cilento ieri, oggi, domani”. Attraverso questo periodico il Parco Nazionale del Cilento ha avuto una possibilità in più per divulgare la valorizzazione e la promozione turistica, le sue risorse umane, culturali, ambientali, i beni fisici, i siti archeologici, il suo patrimonio, ambientale, la politica di un territorio. Collaborare con Peppino, è stato importante per la mia formazione artistica e umana, infatti, i tanti itinerari culturali sul Cilento per mostrare le sue caratteristiche sono vive nella mia mente, come le tappe in Italia e all’estero.
Testimonianze vive e tangibili, alcuni presenti anche qui questa sera. A tale proposito voglio ricordare come il celebre inno alla sua terra “chesta è la terra mia” fu presentato attraverso l’opera pittorica qui in mostra. Per la prima volta al Teatro S. Carluccio con il canto di Pina Cipriani, la musica di Franco Nico e poi dischi, spettacoli, poesie musicate e portate in giro per il mondo a testimoniare una realtà fatta di caratteri specifici ma anche di silenzi che parlano all’interiorità.
Chesta è la terra mia, sono le rime che ci rimandano ieri come oggi la voce di Peppino e la sua forza di appartenenza, l’attaccamento forte ad una terra amata da cui nessuno mai è riuscito a slegare.
Qui presente, in questa mostra c’è l’opera su Amalfi dal titolo: “ Amalfi è nu suonno sunnato scetato, è ‘ nu quadro pittato c’ammore” – Quanta emozione e quanti ricordi quando Franco Nico mi spedì la musica e le parole di questa poesia di Peppino, ascoltare la musica volle dire mandare sulla tela onde vaganti, quelle trasmesse dalla musica che ondeggia sul mare di Amalfi e fronteggia il Duomo di S. Andrea – La mia mano si ritrovò a scavare dei segni in quella colata di azzurro tra cielo e male mentre onde vaganti si insinuavano tra i meandri della lunga scala e tra l’intreccio delle arcate orientali. Lo scavo, naturalmente, si intensificava al cospetto di tanta bellezza e io come incantata seguivo il flusso delle emozioni. Quando guardai l’opera, alla fine del lavoro, mi resi conto che il Duomo ondeggiava sull’acqua e per questo l’inquadratura si presentava storta alla vista del fruitore. Senza pensarci due volte presi una nuova tela e ricominciai il lavoro, ciò che uscì fuori fu una struttura perfettamente inquadrata sul supporto ma purtroppo non era “nu suonno sunnato scetato “ quello vero è presente qui tra le opere in mostra inspirate alla poesia di Peppino.
Troviamo in mostra alcune opere ispirate ai miti greci, il ratto di Persefona e altre. Il connubio tra poesia e pittura è stato, come dicevo pocanzi, un momento di crescita artistica che mi ha fatto meditare sulle mie caratteristiche e sull’oggetto delle mie ricerche. I riti cosmogonici rappresentano il tema principale del grande poeta, insegnante di greco e Direttore dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Amalfi.
Questo argomento è stato basilare e mi ha portato, durante tutto il mio percorso artistico, a procedere attraverso sentieri sperimentati o da sperimentare, alla ricerca dell’essere nell’universo. Una pubblicazione di poesie e pittura “Parole Colorate” ricorda bene l’inizio di questa ricerca. Da questa pubblicazione questa sera io voglio trare un’ode che egli dedicò al terrazzo dell’amore di Trentinara: Dalla loggia dei Venti da bambino a caccia di orizzonti di pianura uccello implume a fuga dalla cova mi figuravo transiti di mare a conquistare approdi sconosciuti. E m’era stretto il cerchio del paese. M’era recinto l’orto della casa. Oggi sospiro quiete al porto amico nella loggia dei venti che s’annotta all’imbrunire fitto di memoria.
Alla fine di questa analisi, anche con me stessa, voglio ricordarvi che il 25, domenica sera, con inizio alle 19 e fino al 10 settembre, io presenterò il percorso artistico che è seguito a quel lontano 1997 di cui abbiamo in mostra delle opere. Sono seguiti momenti di riflessione che hanno trovato in arte la possibilità di indagine e di applicazione: un’evoluzione che guarda anche alle ricerche scientifiche e cosmologiche, come al colore e al segno, caratteri da cui non si può prescindere trattandosi dell’evoluzione dell’uomo.