Crescibene di cognome, Giuseppe di nome è stato il dottore che si è preso cura di centinaia di Rocchesi.
Lo conobbi non appena misi piede a Roccadaspide nelle casa di Giuseppe e Maria Chiacchiaro nel lontano 1975, che poi divennero i miei suoceri nel 1978.
Si “preoccupò” di me nel periodo in cui svolsi il servizio militare aiutandomi a “svernare” quell’anno difficile da digerire per chi già insegnava e doveva rinunciare al reddito e alla libera vita che in quel tempo consumavo a Verese.
Fu molto comprensivo ma anche scrupoloso nel consigliarmi e farmi accettare il prezzo da pagare alla “patria” in tempo di pace.
Dopo di allora ci si vedeva nei periodi di ferie e mio suocero non mancava mai di fargli visitare con i miei due figli per un controllo.
Tutti lo ricordano nel suo atteggiamento aperto al mondo in cui viveva e durante la sua uscita quotidiana per fare la spesa facendo il giro dei vari negozi del centro selezionando scrupolosamente ogni prodotto che portava a casa alla sua cara moglie Marisa che avrebbe provveduto a metterli in tavola per lui e i figli.
La pazienza con cui approcciava i suoi assistiti ho potuto sperimentarla direttamente quando curava e si preoccupava dei genitori di mia moglie Gina e, nonostante fosse già in pensione, anche durante la fase finale della vita dei miei suoceri che non mancavano mai di chiamarlo per un consiglio.
Giuseppe Crescibene è stato un figlio di cui Roccadaspide può andare fiero. Ha lasciato una scia di umanità che è alla base di ogni professione ma che diventa un prerequisito imprescindibile per chi opera come medico di famiglia.
Ai suoi figli, Alfredo e Fabio, e a sua moglie che d’ora in poi dovranno fare a meno della sua parlata calda e aperta e dei suoi consigli, va tutto il cordoglio della comunità rocchese che vede partire per il viaggio verso l’eternità il loro caro padre e marito che lascia un vuoto che potranno colmare riempiendolo di ricordi lunghi una vita vissuta nel migliore dei modi.
Fabio, che già da tempo riceve nello studio del suo papà si farà fare compagnia respirando la stessa aria in cui suo padre ha ricevuto, consolato, condiviso il dolore della malattia, gioito per le guarigioni dei suoi pazienti …
Alfredo, che svolge la professione del nonno, potrà fare lo stesso in farmacia.
La compagna di una vita, Marisa, che lo ha accompagnato nel tempo dell’esistenza comune, saprà consolarsi vivendo in pieno il tempo che resta nel ricordo di una vita di coppia da portare ad esempio e tra gli affetti dei figli Alfredo e Fabio e nipoti.
Per tutti noi che lo abbiamo conosciuto e abbiamo fruito della sua capacità professionale e dei suoi consigli fraterni e paterni non resta che di ricordarlo con stima e affetto.