C’era un tempo in cui la massima aspirazione era ottenere le chiavi per entrare in Paradiso! Oggi ci si accapiglia per le chiavi che abbassano ed alzano un dissuasore per accedere al piazzale antistante la chiesa Parrocchiale di Roccadaspide.
Siccome la disputa vede coinvolti Don Cosimo Cerullo, parroco della parrocchia della “Natività Beata Vergine Maria” e Girolamo Auricchio, vice sindaco in carica, spalleggiato senza riserve dal sindaco, Gabriele Iuliano.
Il contenzioso tra parrocchia e comune risale a tempi remoti e riguarda storie di utilizzo di locali dell’ex convento adiacente alla chiesa una volta sede del Liceo scientifico, poi ristrutturato dal comune e adibito ad aule per gli alunni della scuole primarie in occasione della dichiarazione di inagibilità dell’edificio Marconi.
La posizione delle due parti in causa è pubblicata a corredo del presente articolo …
Chi vive a Roccadaspide sa bene che i due protagonisti, Don Cosimo e Girolamo, hanno fatto parte della cronaca della città che vive all’ombra del castello Filomarino, oggi di proprietà della famiglia Giuliani.
I due protagonisti della vicenda contemporanea hanno combattuto sulla stessa barricata prima per ottenere l’apertura dell’ospedale e poi per tenerlo in vita rintuzzando ogni tentativo di ridimensionamento ed esultando insieme ogni qualvolta di ottenevano interventi migliorativi.
Girolamo dalla casa comunale e don Cosimo dal pulpito della chiesa hanno sempre chiamato a raccolta i rispettivi seguaci che per la stragrande maggioranza sono elettori o fedeli a seconda dell’ambito in cui si trovano ad agire.
In molti casi sia Don Cosimo che Girolamo si sono trovati dalla stessa parte anche per quanto riguarda la vicenda politica rocchese, in alcuni casi c’è stata una divaricazione di interessi del tutto legittima ma che ha creato una tensione sotto traccia che è emersa a fasi alterne.
La vicenda della chiave ha fatto deflagrare il dissidio in modo clamoroso facendolo scadere a livello di saga con lettere e manifesti che hanno messo il “popolo” in una condizione difficile da gestire.
Ed è di questo che vale la pena parlare in merito alla vicenda che, con un po’ di buona volontà da ambo le parti poteva essere risolta in poco tempo senza arrivare a lancio di stracci metaforicamente parlando.
Facciamo l’esempio di un cittadino che nelle urne sostiene l’accoppiata Auricchio – Iuliano e in chiesa fa parte del coro che arricchisce la liturgia ufficiata da don Cosimo Cerullo. Certamente non vive bene questa dicotomia di interessi entrambi legittimi. L’uomo o la donna che si trova a dover dipanare la matassa dovrà scindere il suo essere “umano” e valutare da cittadino l’aspetto burocratico della vicenda e da fedele quello alla gestione parrocchiale.
D’altro canto può accadere che il cittadinoa sia anche avversario politico di Auricchio, ma ritiene che le pretese del parroco siano incompatibili con la corretta gestione del rapporto tra parrocchia e comune.
Come è possibile che un parrocchiano non sia convinto dalle motivazioni addotte da don Cosimo a sostegno della sua tesi e preferisca che a prevalere siano le ragioni dell’ente comune.
Ci sono, poi, le posizioni della maggioranza silenziosa che non ha nessuna intenzione di prendere posizione in un a disputa che appare legata più all’affermazione di prerogative di principio che di sostanza e subiscono passivamente le conseguenze della querelle pagandone le conseguenze sia in senso figurato sia pratico.
Ora, dando per scontato che sia l’uno che l’altro abbiamo abbastanza ragione per rivendicare diritti acquisiti e necessità di sistemare le “carte”; immaginando che gli irrigidimenti siano stati provocati dalla comprensibile voglia di affermare il proprio punta di vista; certi che le due parti hanno a cuore la “pace” sociale e il “tranquillo” scorrere della vita associata della comunità … appare evidente che, in attesa di ripianare tutto il contenzioso in atto, si possa posare la prima pietra con la “concessione” della “chiave” al parroco che, come ha sempre dichiarato, la potrà usare solo per urgenze e per scarico e carico merci destinate al funzionamento delle funzioni religiose.
Per il resto c’è tempo di trovare soluzioni condivise garantendo ai cittadini che tutto venga concordato nel rispetto della legge degli uomini con la benedizione di quella “divina”.