La quarantasettesima edizione del Giffoni Film Festival è terminata. Il blue carpet inizia a essere smantellato, le transenne sono ormai aperte, i bodyguard più sereni, le macchine fotografiche riposte nelle valigie, i computer spenti. Nella sala stampa non c’è più il rumore dei polpastrelli che battono ritmicamente sulle tastiere, il pubblico è ormai a casa e incornicia l’autografo tanto sognato, la sala Truffaut, simbolo di magici dibattiti con le più grandi star internazionali, è vuota. Nell’aria si avverte una malinconia generale. La serata finale per la sezione +16, vede attribuire il primo premio a “Do it right” di Chad Chenouga, distribuito da Films Distribution. La pellicola apprezzata fin da subito in sala, racconta le vicende di un ragazzo sedicenne che è costretto ad affrontare l’infinito dolore per la morte della madre. Il regista sul palco, ha dichiarato che la storia è autobiografica. La giura, apprezza particolarmente la denuncia sociale, proposta dal film, verso il diritto allo studio. La parte conclusiva nella quale emerge la focalizzazione del tema non sulla morte della madre ma sull’emozioni provate dal figlio dona un’incredibile energia allo spettatore, come del resto l’episodio in cui si racconta l’aiuto che Nassim, ragazzo molto introverso, riceve dagli altri dopo essersi, finalmente, confrontato o la descrizione delle difficili condizioni in Francia dei teenagers che vivono nelle case famiglie, i quali a 18 anni sono costretti ad andarsene, con poche prospettive verso il futuro. Inoltre l’apprezzamento riguarda l’aspetto sempre concreto e mai patetico della narrazione e, il sentimento catulliano di amore e odio che il protagonista nutre nei confronti della madre deceduta che, nei mesi prima della scomparsa, per una gravissima forma di depressione, si era abbandonata alla tossicodipendenza. Queste considerazioni positive sono riassunte egregiamente nella standing ovation di 15 minuti ascoltata in sala, al termine della proiezione. Durante il dibattito Chenouga rivela curiosità interessanti come la scelta di far indossare a Nassim vestiti con un tono blu poiché da piccolo, abitava in Rue Blue oppure la volontà di inserire alcune scene di danza hip hop che arieggiano l’intera atmosfera drammatica con un ‘’leggero’’ humor. Nella serata finale sono stati assegnati anche altri riconoscimenti come “l’Amnesty International Award“ al documentario: “They call us monsters” di Ben Lear che affronta il tema della possibile reintegrazione di alcuni ragazzi con un passato criminale nella società. “Il Grifone di Alluminio – Premio Cial”
è da ricondursi al film “Lane 1974” di SJ Chiro in cui un adolescente si oppone alla controcultura americana che obbliga alla convivenza in una comune, luogo, considerato, angusto e poco confortevole. Il “Premio Cinecircoli Giovanili Socioculturali”, invece, è conferito a “Walking out” di Alex & Andrew Smith. La pellicola racconta il difficile recupero del rapporto padre/figlio, contrastato dalla distanza non solo geografica. La magia del Giffoni Film Festival è, ormai conclusa, ma resterà, per sempre nei cuori di chi ne ha preso parte: sarà un ricordo soave che ciascuno custodirà gelosamente nel cuore con la consapevolezza di aver aggiunto un punto positivo alla propria crescita interiore.