Anche oggi il passo del Vangelo ci racconta una parabola molto nota, inserita nel contesto del discorso escatologico. Si parla di un’unità di misura della ricchezza usata a quel tempo, i talenti, che un padrone consegna ai suoi servi.
Ad uno consegna cinque talenti, a un altro due, a un terzo uno solo. Ha piena fiducia che li faranno fruttare. Non dobbiamo fare discriminazione fra chi ha ricevuto molto e chi poco. E’ importante non tradire la fiducia del padrone e operare una sapiente gestione dei beni.
I primi due servi con entusiasmo moltiplicano il dono ricevuto. Il terzo considera il dono una responsabilità che preferirebbe non avere, sotterra perciò il talento ricevuto per timore di perdere tutto e non essere in grado di restituire. Gesù elogia i servi che hanno saputo moltiplicare quanto ricevuto. Nel finale della parabola leggiamo una condanna terribile di esclusione per il terzo servo. Viene gettato nelle tenebre dove “sarà pianto e stridore di denti”.
Se confrontiamo la nostra vita con il racconto della Parabola, sorprende la sua attualità. Oggi si parla tanto di talenti, qualità particolari su cui investire, capacità personali, soprattutto doni da condividere.
Infatti se non doniamo anche agli altri ciò che abbiamo ricevuto, se pensiamo solo a noi stessi, rischiamo di perdere tutto. Ogni occasione di fare il bene che viene omessa infatti non torna più. Non dobbiamo avere paura di rischiare, di sbagliare. La paura, che fa parte della natura umana, va vinta. Non dobbiamo poi temere il giudizio altrui nel renderci utili per gli altri. Un insuccesso rappresenta sempre e comunque un traguardo migliore del non averci neanche provato.
Impegniamoci a far fruttificare i doni che Dio ci ha dato, doni diversi per ciascuno di noi ma sicuramente utili all’umanità. La diversità dei talenti ricevuti ci dice che ognuno ha un suo compito da svolgere. Non importa perciò quanti sono i talenti, ciò che conta è farli fruttificare. “Non sotterrate i talenti” dice Papa Francesco rivolgendosi ai giovani. L’amore, la fraternità, la generosità, la capacità di ascolto, la condivisione sono doni che Gesù, con la sua fiducia senza limiti, ha affidato a noi tutti con il compito di moltiplicarli. Ciò certamente ci chiede delle rinunce e impegno per superare le inevitabili difficoltà.
Il talento principale di noi cristiani è la fede che ci rende davvero ricchi e colmi di gioia. Non dobbiamo metterla da parte mai perché corriamo il rischio che si impoverisca, che non si moltiplichi e che non porterà il frutto della vita eterna.
“I talenti ricevuti dal Signore in deposito, la vita cioè e la speranza, non si devono seppellire nell’inerzia di un’aspettativa inoperosa, bensì si debbono porre a frutto, nel rimescolio giornaliero degli ideali e degli sforzi… La fede è nell’azione: la neghittosità passiva della fede, è la sua morte”….. dal libro Gesù il Cristo di Buonaiuti che ho appena finito di leggere.
Santa domenica in famiglia.