Quando mi ha raggiunto la notizia della sua morte, ci ha lasciato il 31 luglio 2023, sono andato con il pensiero all’anno in cui fu aperto l’istituto magistrale a Piaggine a metà degli anni ’60 del secolo scorso.
In quella occasione, io come altri che avevamo lasciato per andare a studiare per il futuro in altre realtà lontane da casa, ritornammo al paese natio, Piaggine.
Ci iscrivemmo in massa al primo anno della scuola superiore fino a comporre due prime classi e avviare così lo storico e più importante intervento culturale immaginato in un’area interna. Infatti, da quell’istituto prese l’avvio della trasformazione sostanziale della vita sociale e del futuro per centinaia di giovani di Piaggine e dei paesi limitrofi. A guardare a ritroso quello che è stato della mia generazione (classe 1955) e di quelle che sono arrivate di rincalzo, è facile capire come lo studio abbia modificato i destini di molti: in oltre 50 anni di esistenza in vita del “Magistrale” si sono aperte le porte delle professioni più disparate per qualche migliaio di ragazzi e, soprattutto, ragazze.
Noi, che eravamo destinati ad essere “rincalzi” dell’esistente circoscritto alla Valle del Calore, ecco che fummo proiettati in dimensioni che solo pochi avrebbero potuto immaginare si potessero realizzare concretamente.
Furono diversi gli insegnanti che rientrarono dalle sedi dove insegnavano per esercitare la loro opera nel paese natio e, tra questi, c’era Francesco Vairo. Venne ad insegnare scienze e fu incaricato dal preside del Magistrale di Vallo della Lucania, di cui Piaggine era sede distaccata, di assolvere al compito di fiduciario reggente.
Ovviamente, i problemi furono innumerevoli sia a livello pratico sia istituzionale. L’edificio appena costruito e destinato alla locale scuola media che condivideva i locali con la caserma dei carabinieri, fu subito destinato ad ospitare il nuovo istituto superiore. Dai banchi alle sedie, dalle lavagne al riscaldamento, dalle “pensioni” per ospitare i docenti arrivati da ogni dove al trasporto degli alunni provenienti dai paesi vicini … tutto passava per le scelte del Prof. Vairo.
Con il tempo e la quotidiana frequentazione di quell’uomo di principi saldi, con un carattere deciso e professionalmente credibile e capace di ascoltare divenne la trave portante della scuola. Egli riuscì a condurre l’istituto con determinazione, passione e competenza senza mai assumere toni arroganti sia nei confronti dei suoi colleghi docenti sia quando si trattava di intervenire per “sedare” le intemperanze di una composita assemblea di studenti, molti dei quali che, già avanti qualche anno rispetto a quelli in corso, furono indotti a ritornare sui banchi di scuola per riprendere gli studi da tempo interrotti.
Lo confesso, ogni volta che, nel tempo, incontravo il Prof. Franco Vairo per le vie di Piaggine, ho sempre avuto un timore reverenziale di quel docente. Lui mi ha insegnato con l’esempio molto di più di quello che era previsto dai programmi ministeriali. Non sono state poche le volte che, durante la mia lunga carriera di insegnate nei vari ordini di scuola con qualche responsabilità, mi sono ritornati in mente la sua capacità di farsi valere senza mai alzare la voce ma solo perché era forte in lui la forza d’animo che lo posizionava al di sopra del comune sentire.
Questa testimonianza va onore della moglie Carmela, dei figli Giuseppe e Guglielmo e di tutta la sua famiglia allargata che, meglio e più di chi lo ha conosciuto dall’esterno, avranno potuto godere anche dell’uomo marito, padre, zio e, soprattutto, nonno.
A tutti quelli che gli hanno vissuto rimarrà l’immagine del suo sorriso timido che si apriva sul volto appena riconosceva che chi aveva di fronte era stato parte, sia pur piccola, della sua esistenza vissuta senza concedere nulla ai rimpianti di ciò che essere e non è stata.