Sarà il 31 il giorno della prova del nove per Franco Palumbo per la verifica dei numeri dei consiglieri che reggeranno la sua azione amministrativa. Per quella data si saranno svolte le elezioni di secondo livello (i consiglieri provinciali sono eletti da quelli che siedono nei consiglio comunali dei paesi e della città che si trovano nella provincia) per il consiglio provinciale di Salerno dove è candidato anche il sindaco di Capaccio Paestum.
Si tratta di uno scoglio politico amministrativo che coinvolgerà tutti i consiglieri e soprattutto il sindaco. Infatti, se Palumbo dovesse essere eletto andrebbe ad occupare una postazione di rilievo a livello provinciale e aumenterebbe il suo peso specifico anchein quello locale.
Nel merito della situazione della Città dei Templi si consolidando l’ipotesi dell’ingresso in maggioranza di Marianna Polito e Pasquale Mazza. Non c’è ancora un atto che formalizza l’accorpamento ma in via informale i giochi sono fatti. Si è anche già parlato di deleghe ai due consiglieri “responsabili” che si apprestano a garantire il voto di differenza che permetterebbe a Palumbo di restare in sella.
All’opposizione rimarrebbero i sei consiglieri che hanno sottoscritto la lettera con il presidente del consiglio comunale, Nino Pagano, Luca Sabatella e Pia Adinolfi: otto consiglieri per parte con il sindaco a fare da ago della bilancia.
Insomma, a tenere in sella il sindaco della gente sono tre consiglieri eletti nelle tre liste che a lui si opponevano in campagna elettorale: Mazza con Italo Voza, Polito con Nicola Ragni e Crescenzio Franco con Franco Sica che è anche assessore in giunta.
La sensazione è quella che neanche il gruppo dei sei firmatari siano del tutto convinti di andare fino in fondo nel tentativo di defenestrare Palumbo. Evidentemente si accontentano di mettergli i bastoni fra le ruote per indurre lui a dimettersi. Lo stesso atteggiamento di basso profilo sta tenendo Pia Adinolfi che, pur non avendo ceduto alle pressioni per farla entrare in maggioranza, ha sempre dichiarato di voler tenere una posizione collaborativa fin dal primo momento per portare avanti quello che ritiene giusto per il paese.
Intanto, si è concluso con la nomina di Massimo Di Gregorio a responsabile dell’ufficio tecnico del comune e la conferma nell’incarico di seguire le fasi di concretizzazione del lavoro relativo al Puc. Mentre per la Vas (Valutazione Ambientale Strategica) è stato scelto Gianvito Bello un ingegnere della provincia di Benevento.
Nel prossimo consiglio si porrà anche la questione della presidenza del consiglio comunale il cui ruolo è oggi coperto da Nino Pagano.
Infatti, se nella seduta del consiglio in cui è stata discussa la lettera dei sei protestatari Pagano aveva messo a disposizione la sua carica, oggi non è così sicuro di voler lasciare campo libero alla “rinnovata maggioranza”. Dopo tutto, se è vero che il ruolo di presidente del consiglio è ininfluente nella gestione amministrativa, è pur sempre un nodo istituzionale che prevede l’accesso a tutti gli atti oltre a regolare il dibattito in consiglio. La maggioranza risicata di Palumbo potrebbe essere messa in difficoltà proprio con l’applicazione alla lettera del regolamento.
Anche la sostituzione del presidente comporterebbe non poche difficoltà sia di ordine procedurale che regolamentali, in quanto la maggioranza semplice non è sufficiente per sostituirlo.
Un’altra conseguenza della crisi è un possibile allentamento della tensione su chi ha la responsabilità di reggere gli uffici comunale contro i quali Palumbo non ha mai risparmiato critiche rispetto alla gestione del passato. Oggi, chi è stato ridimensionato si sentirà più forte nel mantenere eventualipunti di vista critici rispetto agli atti e alle delibere che la giunta approverà e che dovranno essere tradotte in fatti.
In conclusione, è possibile immaginare che Franco Palumbo pur restando in sella non avrà vita facile nel voler portare avanti l’ambizioso programma di radicale cambiamento che non smette mai di rivendicare.
Dalla sua ha una sola arma di dissuasione: dimettersi e portare tutti davanti al giudizio del cittadini chiamandoli alle urne. Ma questo presupporrebbe l’arrivo del commissario prefettizio che, oggettivamente, nessuno allo stato si augura di vedere arrivare a palazzo di città!