Il politico di Vibonati raccontato attraverso la sua passione per lo sport e per la libertà
Giocava da libero Franco Brusco, quando si pagava gli studi superiori con la sua attività di calciatore nelle categorie semiprofessionistiche, nel Gelbison Vallo e nei dintorni. Alla prima laurea, in lettere, ci arriva insegnando contemporaneamente nei paesini più impervi tra il golfo di Policastro e la Calabria. Quando arriva ad insegnare nei licei classici si fa prendere dalla sirena della politica e torna nella scuola media del suo paese. Una storia che a scriverla servirebbe la penna di Osvaldo Soriano. La seconda laurea, in giurisprudenza, l’agguanta con rabbia quando “purtroppo è in voga la caccia ai socialisti”- come amaramente ricorda – ed un giudice della zona si applica a chiudere certi conti in sospeso che riteneva di avere con chi si era opposto al suo strafare. Qui avremmo dovuto affidarlo minimo ad un Leonardo Sciascia, perché ci sarebbe anche da raccontare anche il livore di certi settori “altolocati” contro il figlio del calzolaio di Vibonati, questo è il suo paese, poco più di 2mila abitanti, che scala tutti i gradini del successo. Il resto fa parte del suo cursus honorum: l’elezione a sindaco nel 1972, e dal 1975 in poi assessore provinciale, e dal 2001, deputato ed attualmente consigliere regionale del Mpa. Il suo percorso politico è lineare nella prima parte, socialdemocratico prima e socialista dopo. Nella seconda repubblica è dapprima nell’Udc, poi con Forza Italia ed infine con gli autonomisti di Lombardo. Sposato, ha due figli, e nasce in una Vibonati che è ancora sotto il fascismo. Lui cresce sui ritmi del padre che andava a vendere le scarpe che costruiva da solo e poi vendeva muovendosi in treno nei vari paesi vicini. E’ la sirena della ferrovia che lo avverte che deve smettere di giocare a pallone rientrare a casa, farsi trovare sui libri. “Il resto lo faceva la mia ottima memoria”. E sotto il segno del calcio nasce anche la sua prima lista alle elezioni comunali di Vibonati: “La terza via, era il motto del nostro gruppo che voleva così rompere il monopolio delle due fazioni che avevano portato il paese quasi in una situazione da guera civile. Gli avversari, per dileggiarci, ci chiamavano “la squadra di pallone”, così come in effetti era visto, venivamo tutti dall’esaltante esperienza della squadra locale. Facendo comizi ogni sera, battendo il paese in ogni angolo, grazie all’entusiasmo giovanile, vincemmo. Fu così che diventò sindaco. Dopo qualche anno di combattimenti molto aspri, i maggiorenti del paese, tentano di farmi decadere da primo cittadino. E la gente che fa? Si scatena una sommossa e c’è l’occupazione del municipio. Io resto lì a furor di popolo. Ovviamente scattano le denunce per tutti e, da Casalvelino, arriva un avvocato a difenderci tutti: è Paolo Correale, esponente del Psdi di allora. Correale intuisce il valore generale della nostra storia di giovani che tentavano di prendere nelle loro mani il loro destino e mi fa candidare alle elezioni provinciali. Io prendo il 29% e sarò l’esponente di quel partito più votato in tutta Italia”. Il resto della carriera è sul suo sito Internet: “Per ben cinque consiliature sono stato consigliere provinciale con incarichi di responsabilità come assessore ai Lavori Pubblici e vice presidente della Provincia di Salerno. Sono stato eletto il 16 aprile 2000 al Consiglio Regionale della Campania, ricoprendo l’incarico di Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza. Successivamente nel 2001 eletto deputato (Collegio 21 di Sala Consilina) rieletto nel 2006, attualmente sono Vice Capogruppo dell’ Mpa e componente di molte commissioni”. Franco Alfieri, attuale assessore ai lavori pubblici e sindaco di Agropoli, ha pesantemente attaccato Brusco dicendo: “nessuno si è mai accorto del suo operato”. La replica non si fa attendere: “Il suo invece si può vedere soprattutto nella cura e nella robustezza di certi muri vicinali dalle parti di Torchiara. Il sindaco di Agropoli è stato irriguardoso perché io avevo appena lasciato quella stessa sala. Ha approfittato della mia assenza. Io però ho governato in anni di vacche magre e con giunte instabili”. Resta il segreto di un uomo che sulla soglia dei sessant’anni riprende a frequentare l’Università e che è sempre uscito vincente dai tanti scontri che la politica offre ogni giorno. “Resto il calciatore convinto sempre che la miglior difesa sia l’attacco e che se sei piccolo e nero hai una speranza se imbrocchi subito la via d’uscita giusta ed usi con intelligenza catenacci e contropiede”. Sarà un caso ma il passato di calciatore è presente anche in altre storie di politici di lungocorso delle nostre parti. Basterà citare il caso di un mediano che con le buone o con le cattive fermava avversari fisicamente o tecnicamente meglio attrezzati, anche con calcioni spezzagambe. Il suo nome? Carmelo Conte. Non a caso da sempre un grande estimatore del “libero” Brusco. Un difetto? Fuma come un turco dovunque può e non ha intenzione di smettere.
Oreste Mottola