Franco Alfieri festeggia il secondo anno di amministrazione a Capaccio Paestum mettendo in vetrina i “gioielli” della sua corona a dimostrazione del fatto che il suo piano triennale, accolto con molto scetticismo dai banchi dell’opposizione e in modo tiepido da una parte non secondaria della sua stessa maggioranza, comincia a planare sulla realtà della città dei templi.
Solo a titolo esemplificativo segnaliamo un intervento deciso sulla viabilità, la realizzazione del primo lotto del lungomare, l’avvio dei lavori di rifacimento di via Magna Graecia (un finanziamento ereditato dall’amministrazione di Franco Palumbo), l’acquisizione, per il momento in locazione di acquisirlo al patrimonio comunale, dell’ex tabacchificio, la demolizione e l’approvazione del progetto dell’ex cinema Miryam, la riapertura della Biblioteca, la revisione del contratto con la S.A.R.I.M. della gestione dei rifiuti, la manutenzione ordinaria degli spazi verdi …
Insomma, la vita amministrativa della Città è entrata nel vivo della “rivoluzione” copernicana annunciata, confermata e avviata dal sindaco dei “tre mondi” (Torchiara, Agropoli e Capaccio Paestum) che non solo ha compiuto il “prodigio” di farsi eleggere in una realtà complessa come la città che ha sul suo territorio un patrimonio archeologico di livello mondiale, ma che ha sempre dovuto guardare altrove per immaginare il ruolo che gli è dovuto nel panorama turistico regionale, nazionale e mondiale.
Parliamoci chiaro! Nel dopoguerra si è sempre tirato a campare nella Città dei Templi, fatto salvo il 1° quinquennio di Pasquale Marino che diede una scossa interventista e significativa soprattutto a Capaccio Scalo.
Con questo non si vogliono azzerare tutte le altre esperienze amministrative, sia quelle antecedenti alla riforma elettorale che prevede l’elezione diretta del sindaco, sia le altre che si sono alternate alla vita della città dopo i primi due mandati di Marino. Ma l’arrivo di Franco Palumbo e poi di Franco Alfieri alla guida di Capaccio Paestum non è stato un caso! È la diretta conseguenza della somma di fallimenti inanellati dall’arrivo al potere in modo plebiscitario di Enzo Sica, il ritorno altrettanto trionfale di Pasquale Marino, la salita a palazzo di città di Italo Voza e lo scontro “fratricida” tra gli ultimi due (risanato in modo strumentale per un disperato tentativo di vincere al ballottaggio) che ha favorito proprio l’elezione di Alfieri.
C’è da dire, però, che Alfieri ha pescato a mani basse proprio nel “bacino” di voti controllato dai “Grandi Elettori” che, di volta in volta, hanno appoggiato l’uno o l’altro candidato facendolo accomodare sulla poltrona che fu di Salvatore Paolino, il sindaco del dopoguerra. Sono stati loro ad essersi sentiti in debito con la comunità e con la loro stessa voglia di andare oltre a favorire, per la seconda volta, la svolta l’elezione del “papa” straniero. Per capirlo non c’è bisogno di consultare l’oracolo ma scorrere i nomi che oggi sono al fianco del sindaco nella gestione dell’amministrazione sia ordinaria sia straordinaria.
C’è anche da dire che il sindaco dei “tre mondi” è arrivato al governo della città forte di un’esperienza trentennale nelle più svariate postazioni di potere sia a livello comunale sia livello provinciale e regionale acquisendo capacità di gestione delle risorse ma anche di come reperirle ed impiegarle. A tal proposito basta dare uno sguardo al bilancio di previsione del 2021 e al conseguente piano triennale delle opere pubbliche che vanno modificandosi con puntualità maniacale al fine di non disperdere nemmeno una opportunità di investimento e di finanziamento.
Per assurdo, ciò che manca in questo momento all’amministrazione Alfieri, è una puntuale opposizione che controlli gli atti e l’impiego al meglio delle risorse. Questo “lavorio al fianchi” consentirebbe ai giovani e meno giovani oppositori di fare esperienza amministrativa e crescere nella considerazione della compagine. L’impressione è invece che ci sia più una sequela di prese di posizione stereotipate (come richieste di intervento e controllo della magistratura ordinaria e contabile) più ad uso e consumo e in favore delle telecamere che seguono le dirette dei consigli che di un puntuale lavoro nelle commissioni consiliari e nel controllo delle delibere. Infatti, solo un bilanciamento dei poteri, come previsto dalla normativa e dai regolamenti consiliari, può fornire una solida sponda al sindaco sulla quale fare perno per non perdersi nella “goffaggine” del potere “assoluto”.
Moncil