La procura mette le mani avanti: “il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso sulla base di elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, esiste la presunzione di innocenza!”
La notizia fa un rumore troppo forte per non essere sentito. L’arresto, in carcere di un sindaco, che anche presidente della Provincia di Salerno, è un terremoto che fa tremare fin nelle fondamenta l’impalcatura politica, sociale e amministrativa di un territorio dove vivono e lavorano oltre un milione di persone.
L’indagine condotta dalla Procura della repubblica di Salerno, guidata dal Dott. Giuseppe Borrelli, ha aperto una voragine che necessita di molti anni per essere ricomposta perché, al di là delle condanne o delle assoluzioni che arriveranno, hanno già prodotto una ferita indelebile negli animi dei cittadini che difficilmente di rimarginerà con il passare del tempo.
Vale la pena ricordare che, secondo la Procura della Repubblica di Salerno, l’indagine si basa essenzialmente su “intercettazioni e sugli esiti dell’esame della documentazione, anche informatica, acquisita nel corso delle perquisizioni svoltesi il 30 gennaio 2024, molto prima della formale indizione delle gare sopra indicate …”
Per cui, appare paradossale la necessità della Procura di mettere agli arresti Alfieri, in carcere; e gli altri imputati ai domiciliari; avendo nelle sue mani tutte le carte necessarie per andare a processo con gli imputati liberi dai “ferri” a cui sono stati “costretti”.
Inoltre, il dato che sorprende di più, a chiusura del comunicato stampa della procura, è il ricordare che il provvedimento di custodia cautelare si conclude con un richiamo alla cautela in quanto “è stato emesso sulla base di elementi probatori acquisiti in fase di indagini preliminari, pertanto, in attesa di giudizio definitivo, esiste la presunzione di innocenza!”
Intanto, le due persone più vicine a Franco Alfieri, Maria Antonietta Di Filippo, vice sindaco di Capaccio Paestum; e Giovanni Punzo, vice presidente dell’amministrazione provinciale di Salerno; hanno espresso solidarietà ad Alfieri …
Maria Antonietta Di Filippo ha così commentato: «Esprimo, a nome mio e dell’amministrazione comunale di Capaccio Paestum, piena fiducia nella magistratura e negli organi inquirenti affinché si chiariscano i fatti in oggetto nel più breve tempo possibile. Questo soprattutto in considerazione delle necessità amministrative degli enti che Franco Alfieri presiede. Il sostegno incondizionato di tutta l’amministrazione conforta il mio pensiero sulla totale estraneità ai fatti a lui ascritti»
Giovanni Guzzo, ha così commentato: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura con la certezza che Franco Alfieri saprà dimostrare in tempi rapidi la sua totale estraneità ai fatti”.
Vale la pena ricordare che non è la prima volta, e neanche l’ultima, che amministratori e politici vengono messi alla gogna mediatica e, nei piccoli centri, anche a quella di chi vive dietro la porta accanto, per indagini conclusesi con un nulla di fatto. Allora, sarebbe opportuno aspettare la conclusione delle indagini e, soprattutto dei processi, per far “scontare” l’eventuale pena a chi ha commesso i reati …
Di seguito una sintesi del comunicato della procura di Salerno:
Con Alfieri sono indagati, e destinatari degli arresti domiciliari, Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale della società DerVit Spa; Elvira Alfieri, legale rappresentante di Alfieri Impianti Srl e sorella del sindaco; Andrea Campanile, dipendente del Comune di Capaccio e parte dello staff del sindaco; Carmine Greco, responsabile tecnico del Comune di Capaccio e RUP dei procedimenti.
Tutti avrebbero truccato le procedure di assegnazione di due appalti banditi dal Comune di Capaccio-Paestum (Salerno), in modo da favorire una ditta a discapito delle altre.
Ai sei vengono contestati, a vario titolo, i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Contestualmente è stato disposto il sequestro, in denaro o per equivalente, di oltre 543 mila euro.
Le indagini sono state svolte dal Gruppo della Guardia di Finanza di Eboli e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno e hanno riguardato alcune procedure di affidamento dei lavori. In particolare, quella relativa all’ “intervento di adeguamento, ampliamento e efficientamento energetico dell’impianto di pubblica illuminazione comunale – 1o lotto funzionale” (CUP: H49J21012410004 – CIG: 9409921077″ e quella relativa ai “lavori di adeguamento e riqualificazione energetica della pubblica illuminazione stradale del Comune, con corpi illuminanti a LED e sistemi automatici di regolazione – telecontrollo e telegestione del flusso luminoso” (CUP: H44H23000190008 – CIG: A00D85BB9C)”, entrambe bandite dal Comune di Capaccio Paestum ed assegnate alla società Dervit Spa.
Campanile e D’Auria, operando rispettivamente per conto di Franco Alfieri e di Vittorio De Rosa (rappresentante legale della DerVit), molto tempo prima dell’indizione delle gare avrebbero concordato le strade da inserire nel progetto, tempi e costi degli interventi e tutti gli altri dettagli, sicuri che gli appalti sarebbero stati affidati alla DerVit; la società, tramite propaggini organizzative, avrebbe provveduto alla materiale redazione degli atti delle due procedure a seguito degli accordi tra i due.
Carmine Greco, su mandato del sindaco Alfieri, avrebbe conferito un incarico in una delle procedure ad un professionista esterno, affinché questi firmasse gli atti che erano stati redatti dalla DerVit, assumendosi la paternità dell’elaborato e in cambio di un pagamento di circa 70mila euro, poi materialmente non corrisposti. Lo stesso Greco, in un’altra procedura, si era assunto la paternità degli atti che sarebbero stati predisposti dalla DerVit.
Infine, Greco è accusato che avrebbe fatto in modo che gli altri partecipanti alla gara d’appalto fossero società compiacenti o prive dei requisiti, per “blindare” l’aggiudicazione alla Dervit.
Nella nota diffusa dalla Procura a firma del procuratore Giuseppe Borrelli, si sottolinea che nel ricorso ad una procedura di gara “il cui vincitore sarebbe stato deciso in anticipo, è stata aggiudicata con un ribasso del prezzo a base d’asta che era stato del 17% nella prima gara e del 5% nella seconda, “benché la DERVIT S.p.A., peraltro in ATI con altra impresa, fosse già stata incaricata della manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di illuminazione del comune di Capaccio con contratto di concessione che prevedeva che qualsiasi intervento, anche innovativo, sull’impianto di illuminazione stesso, dovesse essere svolto dall’ATI, con un ribasso pari al 33%”.