La campagna elettorale che ha portato Franco Alfieri sulla poltrona di sindaco di Capaccio Paestum si è conclusa. È durata sei mesi e ha fatto parlare di sé oltre che nella città dei templi anche nell’intera chora pestana.
La competizione elettorale che ha visto scendere in campo una pletora di candidati alla carica di consiglieri (256) impegnati “notte e giorno” a motivare la gente a non disertare i seggi elettorali chiude i battenti. È durata un’eternità ed ha coinvolto anche molti cittadini residenti nei paesi limitrofi.
La sfida per il potere amministrativo nella città più popolosa dell’area Parco del Cilento, Diano e Alburni che ha visto impegnati direttamente 4 ex sindaci (Pasquale Marino, Enzo Sica, Italo Voza e Franco Alfieri), ha mantenuto tutte le promesse di vivacità della vigilia. Ha tenuto banco in ogni contrada, sui marciapiedi e perfino nelle singole case.
I protagonisti scesi in campo con ambizioni di andare a sedersi sulla poltrona lasciata libera dal compianto Franco Palumbo, tantissimi della prima ora, hanno ceduto il passo andandosi ad aggregare ad altre formazioni con lo scopo di trovare una posizione di “confort” dalla quale far valere il proprio peso elettorale. Obiettivo che, nella maggior parte dei casi è andato deluso.
Al 1° turno, pertanto sono arrivati pronti al nastro di partenza i tre “campioni” del voto Sica, Voza e Alfieri.
I tre candidati non si sono risparmiati sia nel selezionare i candidati nelle liste sia nel mettere in campo strategie di comunicazione incentrate su temi cari agli elettori sia a loro stessi: quello che accumunava i tre era l’esperienza da sindaco che avevano alle loro spalle, i primi due a Capaccio Paestum e il terzo a Torchiara e Agropoli.
Su questo aspetto i tre “concorrenti” hanno puntato le loro carte per richiamare in “servizio” i propri sostenitori o per rendere palese il modo in cui avrebbero dato seguito alle promesse programmatiche su cui basavano la richiesta di voti.
I tre candidati avevano ognuno dei punti di forza ed altrettante situazioni di debolezza. Eccone alcuni …
Sica fu il sindaco che liberò da tonnellate di rifiuti le strade di Capaccio Paestum in piena epoca della crisi in Campania, ma fu anche il sindaco che acconsentì alla chiusura del passaggio a livello di Paestum senza riuscire a realizzare il sottopasso. Non riuscì a portare a termine il suo mandato perché “defenestrato” da parte della sua stessa maggioranza.
Voza, al contrario, riuscì ad arrivare fino in fondo, nonostante avesse azzerato la giunta della prima ora e fosse entrato in rotta con buona parte della sua compagine amministrativa. La sua amministrazione portò a termine numerose opere pubbliche ma anche lui ha fallito sul “sottopasso”. Uscito sconfitto dal confronto con Franco Palumbo, pensò bene di ritirarsi a vita privata rinunciando al ruolo di oppositore in consiglio comunale, salvo ripensarci su pressione dei suoi sostenitori per ricandidarsi contro Sica e Alfieri.
Alfieri, dopo una vita da sindaco e da consigliere provinciale e dopo la sconfitta in campo nazionale alle ultime politiche, ha scelto Capaccio Paestum per dare una svolta alla sua esistenza politica. È stato un azzardo fatto senza rete di protezione, dopo l’esperienza Palumbo finita con un disastro provocato dalle dimissioni di 7 consiglieri di cui 5 della sua maggioranza. Inoltre azzoppato nel pieno della competizione da una perquisizione del suo ufficio, abitazione e nel comune di Agropoli che, probabilmente gli ha fatto mancare l’obiettivo al 1° turno.
Al 2° turno, con l’apparentamento dei due “dottori” fratelli coltelli ha capito subito che sarebbe stata un’altra partita giocata in duello ad armi impari perché, pur consapevole che i voti non si sommano come le “patate” versandole nello stesso sacco, ha capito che avrebbe galvanizzato gli avversari che ha questo punto, messo da parte ogni divergenza personale, se la sarebbero giocata come la battaglia della vita.
L’esperienza e la tenacia di Alfieri (potremmo dire anche il fisico) gli hanno dato la forza di ricominciare da zero e macinare ancora più chilometri di quelli percorsi fino a quel momento; di incontrare le stesse persone nelle case e nelle aziende già visitate nei mesi precedenti; motivare tutti i consiglieri, quelli che sarebbero stati eletti e soprattutto quelli delusi dalla competizione elettorale finita con il 1° turno; di essere umile e aperto ad ogni situazione marcando stretto gli avversari soprattutto nelle contrade dove era stato da loro sopravanzato nella prima fase …
Insomma, non ha dato per scontato il fatto che le “truppe” dei due avversari che gli si contrapponevano fossero demotivate.Al contrario, ha intuito che il dato numerico risultanti dalla facile addizione dei voti dell’uno che si aggiungevano a quelli dell’altro avrebbe portato nuova linfa e altrettante frecce nella faretra di Voza.
Al contrario, se Sica e Voza avessero percorso l’ultimo miglio che li separava già prima della prima fase elettorale sarebbero stati più credibili e, probabilmente avrebbero sorpreso Alfieri perché i risultati del 1° turno potevano essere diversi. Come, probamente, sarebbe stato meglio confrontarsi molto di più sul piano dei contenuti che puntare quasi tutto sulla chiamata alle armi contro lo straniero (il secondo) perché, in una città dove circa il 70% dei residenti proviene dalla chora pestana ed anche oltre, è apparsa un’arma del tutto spuntata che ha si motivato molto quelli già erano al loro fianco ma ha anche tolto molto spazio al confronto sul merito.
In ogni caso, oggi il sindaco è Franco Alfieri. Toccherà a lui ricomporre lo spirito profondo della comunità capaccese pestana al fine di rimetterla in marcia verso i traguardi che il futuro riserva ad essa sia per la storia antica, sia per quella medioevale, sia per quella recente dal dopo guerra ad oggi.
Buon lavoro