di Alessandro Pecoraro
Franco Mastrogiovanni era un professore delle scuole elementari. Era originario di Castelnuovo Cilento. Appena ventenne, vicino agli ambienti anarchici, scontò 9 mesi di carcere tra Salerno e Napoli nel 1972 per uno scontro che portò alla morte di Carlo Falvella, segretario locale del FUAN, Frante Universitario d’Azione Nazionale, l’associazione degli studenti del Movimento Sociale Italiano. A metà anni Ottanta emigra a Sarnico, in provincia di Bergamo. Tornato in Campania, finì in carcere un’altra volta nel 1999 per aver contestato una multa, fu condannato in primo grado dalla requisitoria del pm Martuscellli, lo stesso che terrà il processo per la sua morte. Il maestro fu assolto in secondo grado e fu risarcito per ingiusta detenzione. Nonostante il suo senso di persecuzione da parte delle divise, e vari momenti depressivi, Mastrogiovanni aveva una vita normale. Amava la lettura e lasciò la vita politica per l’insegnamento. Il 30 Luglio 2009 il 58enne Mastrogiovanni si trovava in campeggio a Pollica. Fu avvistato dai vigili mentre percorreva in auto l’isola pedonale. Venne segnalato all’allora sindaco Angelo Vassallo per aver causato incidenti e per eccesso di velocità. Erano soltanto notizie confuse e distorte e quindi da questa falsa testimonianza si convince Vassallo a ordinare il Trattamento Sanitario Obbligatorio. Il giorno dopo vigili e carabinieri sono alla caccia di Mastrogiovanni, lo seguono fino al campeggio dove pernottava a San Mauro Cilento. Lì il maestro rifiuta di consegnarsi e si getta in mare. Per due ore rimarrà in acqua accerchiato da capitaneria di porto e forze dell’ordine. “Se mi portano a Vallo della Lucania, mi ammazzano”, queste le sue parole. 87 ore dopo Francesco Mastrogiovanni usciva dall’Ospedale San Luca di Vallo della Lucania morto. Aveva patito fame e sete, era stato sedato e legato al letto. L’elettrocardiogramma è stato fatto post mortem e il corpo mostrava segni di essere stato colpito da infarto. I polmoni recavano segni di edema polmonare e i suoi tentativi di liberarsi dalle catene che lo tenevano legato al letto avevano provocato vistose lacerazioni a polsi e caviglie. Sono stati condannati i sei medici del reparto di psichiatria che avevano in cura il maestro ed è in corso il processo per i dodici infermieri.
La nipote del maestro di Castelnuovo, Grazia Serra ha voluto rendere pubbliche le immagini delle videocamere di sorveglianza dell’ospedale, grazie all’associazione “A Buon Diritto” che ha contribuito a far diventare le tremende immagini un film. 87 ore è il film di Costanza Quatriglio sulle ultime ore di Mastrogiovanni. L’osservazione asettica, meccanica e cruda delle immagini della videosorveglianza è in contrapposizione allo sguardo umano di chi guarda, che da senso all’accaduto, anche se questa vicenda un senso non ce l’ha. Le telecamere non hanno relazioni con il mondo umano, regalano un immagine bidimensionale, dall’alto, fredda. Nonostante ciò, quello che infermieri e medici non vedevano, è stato registrato da quelle telecamere ed è stato costruito un racconto sulla base di quelle immagini. L’intento della nipote e dei familiari è far crescere una coscienza comune a coloro che si occupano di salvaguardare vite umane affinché episodi come questi non accadano mai più. Il documentario è stato prodotto da DocLab in collaborazione con Rai Tre, il Mibact e il patrocinio di Amnesty International Italia. Il film è stato presentato in anteprima ad “Arcipelago – Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini” al Teatro Palladium di Roma il 6 Novembre. Il 23 Novembre è prevista l’uscita nelle sale di Roma e Milano e il 28 Dicembre sarà trasmesso su Rai Tre.