di Oreste Mottola
“L’importante era non perdere i soldi. Ropp arrubbate a Santa Chiara misero e porte e fierro”. Più o meno, al netto o all’ingrosso, sono catalogabili le varie reazioni del territorio alla notizia della cancellazione dei fondi regionali (di derivazione europea) ancora disponibili per la realizzazione della cosiddetta Fondovalle Calore. Petizioni a De Luca. Minacce di blocchi stradali. La notizia è questa: “La Regione Campania revoca i fondi per la Fondovalle Calore, ed è subito polemica”. Inutile sostenere che la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno quando è noto che gli addetti ai lavori, concentrati in quel che oggi resta della comunità montana Alburni, da diversi mesi – e con atti ufficiali – volevano abbandonare la costruzione della Fondovalle giù a Mainardi e dirottare quel che restava del finanziamento originario su un altro progetto da realizzare altrove. Il classico: “Non far perdere i soldi”, anche a rischio di non cavare un ragno dal buco e, soprattutto, senza spiegare cosa davvero stava preparandosi ad accadere. Era quello che sosteneva il presidente Pino Palmieri e, a dargli manforte, era arrivato il già sindaco di Aquara Franco Martino, da poco “risorto” dalle fiamme della legge Severino. A continuare a sostenere che i lavori in corso non dovessero essere abbandonati era restato il solo Vito Roberto Gerardo, vero uomo – contro da Roscigno. C’era odore di bruciato e chi, da sempre, s’era allenato allo sport locale del “zompa” si apprestava di nuovo a farlo. La gente comune non capiva, ma a alla nuova classe dirigente non è che gliene importasse. Finite, o meglio momentaneamente archiviate, le battaglie con “giudici” e “Soprintendenza” cattivi, non restava che rimettere in moto le macchine. “Sembrava che i lavori per il completamento della Fondovalle Calore potessero riprendere in tempi brevi. Ora, invece, è arrivata la notizia che la Regione Campania ha revocato i fondi per l’intervento. A darne notizia è, tramite i social network,Franco Martino, presidente del consiglio generale della Comunità Montana Alburni”. Vivaddio, per un lavoro pubblico aperto fin dal 1990 era pure ora
Non è mai andato tutto liscio in questa storia. I lavori erano stati fermati nel 2012, quando la Soprintendenza ritirò il nulla osta alle opere sostenendo che quell’autorizzazione era ormai scaduta. Il Consiglio di Stato, però, proprio poche settimane fa, aveva respinto le sue istanze stabilendo la ripresa dei lavori.
I PRIMI UNDICI INUTILI CHILOMETRI
La strada? O meglio i primi dieci quasi undici inutili chilometri. Il resto si può solo immaginare. Ora a chi tocca? Si discute sempre a slogan e a partito preso. La destra dà la colpa alla sinistra. La sinistra tornerà al potere a Salerno prova a prendersela con la destra. Come e perché è evaporato una porzione importante dello stanziamento originario del Cipe, oltre 80 miliardi, che prima del crollo del muro di Berlino rappresentava una bella montagna di soldi? Un ripasso veloce: i lavori avviati nell’88 furono sospesi nel ’92 a causa di un’inchiesta giudiziaria. Solo nel 2007 sono ripresi. «I fatti del 1992 sono uno scandalo che hanno fatto iniziare l’opera con metà del finanziamento di allora», è la tesi di Antonio Valiante, quand’era vicepresidente della giunta regionale campana.
VALIANTE: LO SCANDALO DEL 1992 SI E’ PRESO META’ DEI SOLDI
Proprio quella montagna di soldi poteva essere recuperata se nel 2008 non fosse stata chiusa velocemente un’azione per il risarcimento dei danni. “Abbiamo chiuso tutta la vicenda a costo zero” dissero allora alla comunità montana degli Alburni. L’ente montano degli Alburni, allora con sede a Postiglione, più o meno nel 1988, aveva richiesto un indennizzo di 110 miliardi di lire, diretto soprattutto alla Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A. ed alla Todini, originariamente vincitrici della gara d’appalto per la realizzazione della Fondovalle Calore. La Procura di Salerno, anche sviluppando le informazioni contenute negli esposti denuncia di un coraggioso avvocato di Aquara, Giuseppe Serrelli, aveva svelato un intreccio di tangenti. Scattano gli arresti e poi i relativi processi. Da qui la domanda di risarcimento alla comunità. Anche perché la costruzione della strada è sospesa e potrà essere riavviata solo nel 2007. “L’indennizzo è dovuto sia per la mancata realizzazione dell’opera che per il danno morale subito dalla popolazione degli Alburni”, si scrisse allora nell’atto di citazione. Tutto finisce in una bolla di sapone con “l’autoaffondamento” dell’azione civile verso le imprese coinvolte, gli amministratori politici del tempo ed alcuni dipendenti. Il presidente che “firma” ha un passato politico tra Ds e Udeur. Nessuno pagherà e i soldi per la strada cominceranno a essere drammaticamente pochi per realizzare ciò che si proclama pubblicamente, ovvero collegare la zona di Piaggine e Sacco con lo svincolo di Campagna dell’autostrada Altri soldi vanno via con il passaggio di cantiere tra la prima e la seconda vincitrice dell’ultima gara d’appalto. E una miriade di contenziosi.
IL CONTO PIU’ SALATO E’ STATO GIA’ FATTO PAGARE ALLA GENTE DI MAINARDI
Un conto salato è subito presentato a questa campagna splendida di Mainardi fatta di un profluvio di fiume, boschi ripariali e di terreno ferace, con l’orizzonte stagliato direttamente sui monti Alburni. Basta andarsi a riprendere gli articoli – denuncia di Alessandra Pazzanese. Quando davvero tutti stanno zitti, per il bene superiore strada da realizzare, lei racconta la distruzione forse irreversibile di questo pezzo di terra. Prima che la Fondovalle lo sconquassasse!.
L’EX SINDACO: ISPETTORE GENERALE DEL CANTIERE
Dettaglio: non si conosce la cifra che è mantenuta segreta più del segreto di fabbricazione della Coca Coca di chi, il geometra ex sindaco di Aquara, militante di un partito lungamente di governo a Salerno, ha “sovrinteso” ai lavori. Alta sorveglianza, scrivono. La realtà vera del fatto, giratela come volete, da Iannone a Feola, da Cirielli a Martino, può essere così sintetizzata: la Fondovalle Calore non era in procinto di essere terminata. Anzi, essendo stato appaltato un solo lotto (quello centrale, che non porta da nessuna parte e che servirebbe ad unire, inutilmente, il comune di Aquara con quello di Castelcivita, rectius, le rispettive fondovalli), sono stati soltanto alzati alcuni piloni, fatto qualche sbancamento, e deturpato il paesaggio e la campagna circostanti. E’ la nuda verità. Come quella che riporta ai fatti del 1992, che si mangiarono già metà dei soldi a disposizione, e al “mancato indennizzo” ricevuto da chi ha provocato per davvero il blocco dei lavori.