di Oreste Mottola AQUARA. Lentamente sì, con giudizio, ma le indagini sono partite. Gli inquirenti sono tornati a voler capire cosa avviene intorno alla Fondovalle e ai suoi cronoprogrammi sempre clamorosamente disattesi. Nisi, contadino di Castelcivita, dimostra di vederci “lungo”. “Dov’è oggi la magistratura? Perchè non si indaga sui perchè quest’opera dopo 40 milioni di euro spesi è ferma ad ancora poche realizzazioni. Sì dico alla magistratura, io intendo anche la Corte dei Conti, perchè so che voi giornalisti poi di fronte a certi livelli non potete andare oltre?”. Nel nostro peregrinare su e giù per i luoghi della Fondovalle Calore, solo pochi giorni fa, incontrammo lui, uno dei proprietari dei terreni che oggi ospitano spettrali depositi di ammassi di ferraglie e cemento. Il contadino nel vedere che si manovravano le telecamere, intuì che poteva chiedere e ci chiese. La domanda rimandava all’inerzia degli organi inquirenti di oggi pur onusti di gloria per il lavoro fatto agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso. Già, nel secolo scorso. Una prima risposta è arrivata a strettissimo giro di posta. Per gli inquirenti l’affidamento di quei due incarichi di “assistente di cantiere”, conferiti nel 2010 sul primo stralcio della realizzanda Fondovalle Calore, furono un abuso, un “favore”. Per la circostanza è stato disposto ora il rinvio a giudizio del dirigente Angelo Cavaliere, all’epoca responsabile dell’ufficio tecnico della Provincia e adesso alla guida del settore ambiente. Con lui sono andati a processo, con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio, i due assegnatari degli incarichi: l’architetto Antonio Peduto (di Altavilla Silentina) e il geometra Franco Martino, sindaco di Aquara. Secondo la Procura quei ruoli non potevano essere assegnati intuitu personae, perché l’impegno di spesa previsto superava i 20mila euro ed imponeva per questo il ricorso a una procedura comparativa, con l’esame di almeno altri cinque professionisti prima di scegliere chi fossero i più adatti a ricoprire un incarico che prevedeva, tra l’altro, la verifica delle misurazioni. Una tesi contestata dal collegio difensivo (composto dagli avvocati Marco Salerno, Danilo Laurino e Michele Cuozzo) per il quale l’importo da prendere in considerazione non sarebbe quello dell’impegno di spesa ma l’altro della somma realmente erogata, che risulta inferiore al tetto dei ventimila euro. Sarà questo uno dei punti su cui, a partire da novembre, si confronteranno in aula le ricostruzioni di pubblico ministero e difensori, insieme alle valutazioni sul grado di discrezionalità dell’iter seguito da Cavaliere. Fuori dal processo rimarranno altre valutazioni e sono quelle che rimandano alle ragioni di opportunità di procedere alla nomina di un semplice geometra, allora primo anche cittadino di Aquara, il territorio attraversato dai lavori, che diventava così controllore e controllato. L’architetto, molto legato a un altro primo cittadino del comprensorio, si doveva occupare della rilevante problematica paesaggistica. A rischiare di più è Cavaliere, Martino e Peduto rispondono per il ruolo funzionale avuto nella vicenda. Ora l’altro aspetto che resta da indagare è quello delle pratiche di esproprio dei terreni di Mainardi, , contrada rurale di Aquara, letteralmente messa sotto sopra da movimenti di terra su appezzamenti letteralmente requisiti da procedure espropriative molto lacunose. La situazione venne denunciata dall’allora assessore ai lavori pubblici della Provincia, il prof. Feola:”Riscontrammo una grande superficialità nell’avviare il cantiere. Gli espropri non erano definiti, ci sono state perfino – a lavori iniziati – trattative “a soldi in mano” con i proprietari.
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