di Oreste Mottola
IL FATTO. I soldi per la Fondovalle ci sono ma solo per un troncone da 5,2 km, da Castelcivita a Aquara. E’ la novità dell’ultimo annuncio fatto da un De Luca vestito da babbo Natale. E non è chiarito se consistono in 15 milioni di euro da aggiungere ai 9 ultimi. O ci sono solo gli ultimi 9. Ottimisti e pessimisti, quelli del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto potranno esercitarsi a lungo. Serve un nuovo progetto, quel che è stato già fatto va adeguato o demolito. L’appalto – in prosieguo – forse va all’impresa già sul luogo. I fatti ultimi, nudi e crudi, sono tutti qua.
Che se i soldi da spendere ammontano a 24 milioni di euro si dovrà ancora decidere se da Mainardi ci si incammina verso l’Alta Valle e fin dove saranno sufficienti. L’altra ipotesi, da Controne verso Serre, è per il momento scartata per esserci una strada esistente già oggi utile alla bisogna. Carmine Torre parla di lavori che riprenderanno a febbraio 2017, cosa possibile in una realtà normale ma non nel groviglio creatosi intorno a questa opera. Della Fondovalle Calore avevo giurato di non scriverne più ma non l’avevo fatto sapere a “Unico” che, come primo suo atto del 2017 mi fa sapere: “Le chiediamo di scrivere un articolo sulle strade del Cilento ed in particolare sulla Fondovalle Calore che è stata rifinanziata”. E mi tocca spiegare ai lettori cosa c’è di sicuro.
IL “CONTORNO”. In fondo io resto un soldatino del sistema dell’informazione locale e infatti obbedisco, anche per non lambiccarmi il cervello con il “solito” caso delle guerricciole locali dell’ospedale di Roccadaspide che ancora non si sa se morirà o vivrà. Già poi le “elezioni” provinciale in zona sono andate male o malissime per tutti i coinvolti, a partire dal sindaco di Roccadaspide, arrivato ultimo nella lista del Pd, e con il caso limite di Gino Alessandro, da Roscigno, lista socialista, che ha ingloriosamente incamerato il voto di se stesso. Ruberto (Corleto) e Martino (Aquara) hanno salvato l’onore della bandiera, ma nulla più. In poche parole si è bissato il risultato (anche lì infausto) delle elezioni del direttivo del Parco da parte dei sindaci. In mezzo c’è stato il risultato del referendum costituzionale con il “cappotto” per i riferimenti politici di Nicola Landolfi e Vincenzo De Luca.
IL REMAKE. Ma come avviene nei romanzi d’avventura, facciamo un passo indietro a quasi due anni fa, all’8 febbraio 2015. Dagli Alburni partono gli alti lai. Controne. I sindaci degli Alburni sono in rivolta per la Fondovalle Calore. Così si dichiara, o meglio si “tuona” (io sono tra quelli che si incazzano quando la leggono questa espressione, visto voi mai uomini o donne che tuonano?).
LA STORIA DEGLI ULTIMI DUE ANNI. Cosa è successo? “La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici ha disposto il ricorso contro la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha dato il via libera ai lavori per l’importante arteria stradale, bocciando invece la richiesta di sospensione dell’opera, già rigettata dal Tar. “Allibiti e sgomenti i sindaci del territorio che hanno deciso, in un incontro tenutosi a Controne, un’azione di forza che stavolta va in tre direzioni: l’opposizione all’incredibile ed inattesa ultima azione della Soprintendenza (quando ormai si attendeva la imminente ripresa dei lavori); la rivendicazione, presso la Regione Campania del finanziamento dell’intera arteria (dal ponte Sette Luci di Bellosguardo all’uscita di Campagna della Salerno Reggio Calabria). Come si vede solo a conclusione scatta la verità, quel bussare ai soldi residui dell’appalto non completato che la Regione si riprende dalla Provincia anche per le regole della oggi vituperata legge Del Rio che nell’avviare la soppressione delle Province tende a unire le casse con quelle della Regione. I restanti mesi sono caratterizzati dalla discussione sul progetto, da rinnovare, e l’appalto da rifare. C’è la visita del consigliere regionale M5s Cammarano e la sua interrogazione. Con Vito Roberto Gerardo e Katiuscia Stio conduciamo una sorta di inchiesta agitazione permanente che arriva al deputato Iannuzzi e al consigliere regionale Luca Cascone. La grancassa diventa benevolmente insopportabile e anche De Luca capisce che è meglio completare alla meglio l’opera che affrontare i costi della demolizione dei viadotti già realizzati e che hanno letteralmente squarciato la bucolica tranquillità di Mainardi. Magari non lui stesso ma tecnici di vaglia. E così arrivano i primi annunci che cercano di tranquillizzare il territorio: “La Regione è pronta a sborsare i finanziamenti e prepara il cappello da porgere all’Unione Europea affinché si dia un senso a una cosa che un senso non ce l’ha”. In mezzo c’è il solito arrabattarsi del mondo politico e tecnico-professionale locale con spargimento di querele ai giornalisti curiosi e che non usi a bersela facilmente (come chi vi scrive). La svolta più sostanziosa arriva a fine maggio 2016.
Nell’ambito della presentazione nei singoli territori della Campania degli interventi previsti dalla programmazione dei Fondi europei e dal Patto per la Campania, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, in una conferenza stampa a Salerno, nella sede della Regione di via Sabatini (Genio Civile) ha illustrato nel dettaglio gli interventi. I 4 miliardi per Salerno e provincia servono a garantire un proprio destino produttivo. Per la metanizzazione del Cilento sono stati previsti 50 milioni di euro, avviata progettazione che colleghi l’A3 ad Agropoli, all’altezza di Contursi, e per la viabilità interna Fondovalle Calore sono stati previsti 15 milioni di euro.
L’ultimo annuncio, giusto a ridosso del Natale 2016 appare il più pratico. La Regione sblocca altri 9 milioni per la Fondovalle-Calore. «Questi fondi – spiega il dirigente provinciale della Viabilità e Infrastrutture, Domenico Ranesi – serviranno per il primo lotto dei lavori per coprire una distanza pari a 5.2 km, per il cui completamento saranno necessari ulteriori 3 milioni di euro, già chiesti alla Regione. Per il completamento dell’intera infrastruttura viaria saranno necessari ulteriori fondi, per diversi milioni di euro». Non sfugge all’analista attento, categoria alla quale ci si iscrive d’ufficio dopo oltre mezzo secolo di osservazione dei fatti e dei rumours dei cantieri della strada che io, a occhio nudo, vedo dalla finestra di casa di mia che è a Altavilla, è che in dirittura d’arrivo sono – previa attesa ancora da definire – 5,2 km di Fondovalle Calore, vale a dire una sorta di intercomunale di lusso su viadotti, che andrà a collegare le zone a ridosso delle Grotte di Castelcivita con l’area di Mainardi neanche prossima al ponte tra Castel San Lorenzo e Aquara. Tutti contenti? Indubbiamente i vecchi ultras delle virtù salvifiche per la zona della strada brinderanno al fatto che non è stata definitivamente stralciata e messa nel dimenticatoio. Masticano amaro quelli che bestemmiano sul fatto che questi soldi non siano stati usati per adeguare la viabilità ordinaria, quella che tracciarono e realizzarono gli antichi romani, e che appare ancora – a chi conserva sale in zucca – la più utile per unire la corona di paesi che ancora oggi garantisce l’esistenza in vita del comprensorio degli Alburni. Tutti, ma proprio tutti, evitino gli squilli di tromba e le finte inaugurazioni. Alla gente di queste parti dovete, tutti, solo chiedere scusa. Perchè sicuramente, 9 o 24 che siano i milioni di euro, il primo percorso parziale l’intera arteria, quello dal ponte Sette Luci di Bellosguardo all’uscita di Campagna della Salerno Reggio Calabria. Figurarsi quello intero, da Campagna a Vallo della Lucania, via gallerie sotto i monti Motola, Cervati e Gelbison, che la Tav vi fa un baffo.