Tempi duri per le fondazioni che dipendono dai finanziamenti pubblici. Infatti, l’attuale governo ha intenzione di azzerare i finanziamenti inseriti nella legge di bilancio che hanno garantito, per la verità sempre meno da un po’ di tempo a questa parte, un flusso finanziario necessario per la loro sopravvivenza.
Si salvano solo le fondazioni bancarie che sono le dirette beneficiarie di parte degli utili della banche che, per quanto ridotti negli ultimi tempi a causa delle crisi che si sono susseguite, sono ancora cospicue.
Il 90%delle fondazioni dirette emanazione delle banche sono situate al Centro e al Nord dell’Italia. Per esempio, delle 88 fondazioni associate nell’ACRI (Associazione di Casse di Risparmio) solo tre si trovano al Sud e nelle isole maggiori (vedi cartina allegata). I dati disponibili fono al 2013 testimoniano che nelle loro casse sono arrivati ingenti somme scorporate dagli utili delle banche di riferimento per consentire ad esse di perseguire i gli scopi sociali sui territori in cui operano. Ecco quanto hanno speso nel 2012 o nel 2013 le prime dieci fondazioni delle Casse di Risparmio: Cariplo €145 mlnanno 2013; Compagnia di San Paolo €128 mln anno 2013; CR Verona Vicenza Belluno e Ancona €40 mln anno 2012; CR Torino €40 mln anno 2013; CR Padova e Rovigo €45 mln anno 2013; CR Roma €43 mln mln anno 2012; CR Cuneo €18 mln anno 2013; CR Firenze €42 mln anno 2013; CR Lucca €27 mln anno 2013; CR Genova e Imperia €31 mln anno 2012.
In Campania, al contrario, sono solo tre le fondazioni create su input delle banche come il Banco di Napoli e la Cassa di risparmio Salernitana, La più antica è la CA.RI.SAL. (Cassa di Risparmio Salernitana S.p.A) che ha ereditato il patrimonio della Sichelgaita S.p.A. (così chiamata dal nome della figlia dell’ultimo sovrano longobardo di Salerno) da quando la banca è stata fusa con la CA.RI.PLO. (Cassa di Risparmio della Province Lombarde).
A quest’ultima si è aggiunta recentemente quella della Bcc Monte Pruno. Sono una goccia nel mare dei bisogni culturali e sociali della terza regione in Italia per numero di abitanti e per estensione territoriale.
Se moltiplicato i dati per gli anni di esistenza delle fondazioni e aggiungendo al risultato le risorse che hanno investito le stesse banche prima della legge Amato possiamo farci un’idea di quante risorse sono state impiegate nel tessuto sociale dei territori in cui le Casse di risparmio operavano e, sotto altre “bandiere” operano ancora, a quanto grande sia stato il gap che separa la nostra realtà da quelle più fortunate.
Nella nostra realtà territoriale solo le Banche di Credito Cooperativo hanno nei loro statuti l’obbligo di devolvere una parte degli utili ad opere sociali e culturali: la percentuale è deliberata ogni anno nell’assemblea che approva il bilancio sociale ed economico.
D’ora in avanti se non ci saranno cambiamenti dell’ultima ora, con la riforma delle Bcc così come è configurata, che toglie autonomia alle agli istituti di credito del territorio, corriamo il rischio che i Cda delle Bcc dovranno chiedere l’autorizzazione alle capofila (sono tre e con sede legale a Roma, Trento e Bolzano) prima di investire qualcosa sul territorio.
La distanza tra le regioni del Centro – Nord e il Meridione d’Italia, che viene richiamata in ogni occasione, nel campo delle fondazioni diventa impietosamente molto più ampia. A soffrire della situazione sono proprio i settori dove i giovani potrebbero essere attori diretti e indiretti sia nel campo delle ricerca sia per sperimentare nuove vie per valorizzare l’immenso patrimonio naturalistico, culturale ed archeologico che pure non è secondo a nessuna altra realtà italiana.
Certo, le regioni meridionali sono destinatarie di molte risorse dall’Unione Europea (circa 20 miliardi di euro nell’ultimo quinquennio) ma sono gestite tramite bandi e destinate ad imprese e ad enti e, in più di un caso non vengono impegnate né spese!
Né si vedono maturare le condizioni per cui le grandi aziende che pure ci sono al Sud destinino una parte del patrimonio familiare per filantropia come avviene in ogni parte del mondo evoluto come ha fatto la famiglia Agnelli per esempio, riconoscendo un “debito” morale nei confronti del territorio in l’azienda di famiglia ha prosperato e cresciuto negli ultimi cento anni.
La differenza tra la struttura pubblica e le fondazioni sta proprio nel fatto che tramite la fondazione c’è la possibilità di iniettare direttamente nel tessuto sociale risorse destinate a finanziare progetti qualificanti e immediatamente percepibili dalla realtà in cui vengono attuati senza dover passare per la fiscalità generale.
Purtroppo, è sempre più difficile rendersene conto in quanto, molte di questi soggetti operanti nella nostra area,
Per cui le fondazioni i cui nomi ogni tanto si rincorronosia sui manifesti sia sulla rete come promotori di iniziative ci si rende subito conto della limitata attività che riescono a portare avanti in modo continuativo in quanto, a parte quella bancarie, sono tutte legate a filo doppio proprio ai finanziamenti pubblici che da un po’ di tempo si sono assottigliati.
Anche le fondazioni si sono “messe in fila” per contendersi, con tante altre associazioni senza scopo di lucro, le limitate risorse messe a disposizione dalla regione Campania che, a sua volta, utilizza i fondi europei, per dare un po’ di ristoro alle attese del territorio finanziando progetti che, in molti casi, poco hanno a che fare con gli scopi originari per i quali erano state create.
Anzi, i progetti stessi servono proprio per mantenere l’esistenza in vita delle stesse in quanto sono le sedi e dipendenti ad assorbire le prime risorse proprio per tenere aperte e mantenere efficienti le strutture, in molti casi sopradimensionate.