La foce di un fiume è sempre stata un segno di apertura verso il mare aperto e, all’incontrario, un varco per penetrare la terra ferma.
In tanti casi si è trattato di un varco di penetrazione offensiva da parte di pirati o eserciti di conquistatori. Quasi sempre, invece, è stata facilitatore di rapporti commerciali e di contaminazioni di civiltà. Mai si era vista una chiusura totale dell’accesso da parte di privati dove il fiume incontra il suo mare.
Questo accade alla foce del fiume Sele dove, fin dall’antichità, approdavano navi dalla chiglia piatta per andarsi a rifugiare nelle anse che il fiume disegnava, e disegna ancora, dalle intemperie del mare.
Domenica 30 novembre del 2020, come succede abbastanza spesso soprattutto in autunno e inverno, con Gina, decidiamo di camminare sulla spiaggia con destinazione proprio la foce del Sele.
Dopo aver parcheggiato l’automobile nel piazzale dell’Hotel Cerere, con bastoni e zaino in spalla, guadagniamo il bagnasciuga del mare che con una leggera risacca, instancabilmente, si poggia sulla riva.
Alternando incursioni nella pineta spelacchiata che fa da argine al vento, marciamo spediti verso la nostra meta.
Pur percorrendo molte volte questa lingua di costa piatta compresa tra le due Costiere, La Cilentana e l’Amalfitana, si riesce sempre a trovare angoli di visuale che ne esaltano le caratteristiche: un’apertura a 180° che spazia da Sud a Nord passando per Occidente. Verso Nord c’è il verde “rinverdito” delle chiome della pineta. E poi, c’è l’ascolto del moto eterno del mare con le sue infinite variazioni e la natura che rinfaccia costantemente a noi altri cosa siamo stati capaci di fare nel bene e nel male …
Vale sempre la pena ricordare che i rifiuti depositati sulla spiaggia. Plastica, vetro e tronchi provenienti dall’interno e trasportati dalle piene di fiumi, torrenti e canali, vanno ad aggiungersi a quelli abbandonati da chi è arrivato ai margini della pineta sostando al sole e tuffandosi nel mare o da tanti altri che si sono addentrati sotto i pini per sostarvi e consumare pasti all’aria aperta.
Questi “ricordi” o “lasciti” rimarranno per sempre ad aspettare che qualcuno di buona volontà li raccolga per depositarli dove meritano: in un sacco della raccolta differenziata.
Ci sono però altri esempi che la spiaggia e la pineta hanno ereditato da solerti “professionisti” del mattone… Si tratte di case costruite sulla “sabbia” che, con il tempo, il mare ha rosicchiato dalle fondamenta e ha provocato il disastro ambientale di laterizi che si sono spezzati in più parti e infissi incanutiti dalla salsedine.
Tra una considerazione e l’altra eccoci arrivati in prossimità della Foce del Sele meta del nostro cammino. Come tutti sanno, il posto dove il Sele si incontra con il mare non è solo uno spazio fisico ma anche un luogo metafisico che ha fatto la storia e dato spunto a leggende legate al mito che ne fanno una destinazione turistica per eccellenza.
Ecco perché anche alcuni imprenditori turistici hanno occupato molta parte della pineta retrostante per insediarvi ben tre campeggi: L’Eden, Il Vittoria e La Foce dei Tramonti. Recentemente si è aggiunta un’area di sosta attrezzata a ridosso della sponda sinistra del Sele dove sono ormeggiate decine di barche.
Pur rilevando una certa approssimazione su come sono dislocate le piazzole per roulotte a pochi metri dal bagnasciuga, con qualche “acrobazia”, siamo sempre riusciti a passare sul lato spiaggia e raggiungere il piazzale situato sulla foce dove decine di pescatori esercitano il loro hobby.
A ridosso del primo campeggio situato a sud, notiamo che, oltre, al consueto sbarramento di blocchi di cemento messo in opera per “arginare il mare”, è stata anche scavata una trincea nello spazio tra le piazzole e la “diga” che rende impossibile il passaggio perfino a piedi. Nonostante ciò, con molta cautela, superiamo l’intoppo e avanziamo lungo la stradina che costeggia la prima batteria di piazzole con roulotte fasciate con teloni di plastica, recuperati da ogni dove, per proteggerle dai “moti” invernali del mare.
Chiediamo ad una signora che si affaccia dall’ufficio della reception del campeggio da dove possiamo passare per raggiungere la foce. La risposta, per lei scontata, è che “non si passa e bisogna fare il giro”.
Armati di pazienza, che chi si sposta a piedi deve sempre avere, decidiamo di aggirare l’ostacolo uscendo sulla stradina che conduce alla foce. Arrivati nel piazzale antistante l’ingresso dei tre campeggi, ci troviamo bloccati di nuovo da uno sbarramento che occlude ogni via di passaggio: perfino lungo l’argine del fiume la “serrata” è impenetrabile.
Anzi, sulla recinzione “posticcia” c’è un avviso scritto a mano che avverte che il passaggio è “…interdetto e che chiunque verrà trovato oltre la recinzione sarà identificato e segnalato …”. L’avviso è firmato “La Foce dei Tramonti”.
Ci sediamo su due sedie sgangherate trovate sul pontile di attracco delle barche; consumiamo il frugale pasto che abbia nello zaino; a distanza, ammiriamo la foce del Sele e l’ampia ansa creata per consentire alle imbarcazioni un più comodo risalire del fiume e poi riprendiamo la via del ritorno passando dalla stradina situata alle spalle dell’Hotel D’Anzilio.
In faccia abbiamo la Costa Cilentana, che si staglia all’orizzonte e il bagnasciuga del “Mare Nostrum” che, per sua natura, non può essere “arginato” da un pretenzioso cartello e nemmeno da decine di cubi di cemento poggiati sulla sabbia.
Resta l’amaro in bocca di aver dovuto subire un sopruso di chi ha tanto e si accaparra il diritto di avere tutto!
Bartolo Scandizzo