Parlare di Oreste sul settimanale UNICO è come parlare si se stessi. Leggere il suo ultimo libro, Fiumi, Briganti e Montagna, edito da “Edizioni Magna Graecia” (per 12€ si può acquistare on line sul sito della casa editrice) è come fare un tuffo in anni di proficua e ininterrotta collaborazione sviluppatasi nell’arco di due decenni nelle varie sedi della redazione dove Oresta ha “manovrato” dalla plancia di comando.
Infatti, molti degli argomenti che l’autore altavillese ha trattato sulle pagine della sua ultima fatica letteraria sono stati oggetto di articoli pubblicati a sua firma. Ovviamente, leggerli nel libro con le opportune revisioni, i necessari aggiornamenti e le coerenti integrazioni fa tutto un’altro effetto.
Inoltre, cercarvi gli elementi inediti messi a corredo e a completamento dell’opera è un piacevole porsi in atteggiamento di attesa di qualcosa che può sorprendere.
Come, per esempio, giungere nei pressi della contrada S. Martino, a pochi passi dai via Sgarroni, dove risiede Oreste, che domina l’intera pianura del Sele, presso l’agriturismo “Perillo”, è stato un vero è proprio salto nel tempo in cui ci si incontrava in presenza.
Lo spazio antistante la struttura ricettiva è presidiata da una platea attenta, anche se distanziata. Le due relatrici, Carmen Pingaro e Dalia Mottola, che affiancano Oreste al tavolo dei relatori sembrano angeli posti a protezione della fragilità che l’uomo ha imparato a gestire senza nessuna pretesa di nasconderla. Loro stesse sono toccate dalla commozione nel raccontare “cose” del libro o ricordare aneddoti pescati nel mare magnum della vita professionale e privata di Oreste.
In platea volti noti di colleghi e amici, e tanti altri di conoscenti residenti proprio nella realtà dove l’autore ha vissuto fin da bambino: lui stesso in una commovente rievocazione incorniciata in una istantanea che ricorda suo padre intento a discutere con il proprietario dell’area dove è sorta la struttura ricettiva.
Del libro, che va letto e forse anche riletto, voglio solo riprendere ciò che ha scritto Monica Trotta nella prefazione: “Mi dovrò continuare a curare da solo, al massimo con l’aiuto del mio medico di base per rendermi conto che <
Con la speranza che Oreste possa continuare a farsi reggere dalla sua “forza” e determinazione a non darsi per vinto, anche da parte della redazione gli facciamo i migliori auguri di poter continuare la sua caparbia ricerca di spazio nel mondo dell’informazione che è, da sempre, il mare dove ha sempre nuotato.
Gina Chiacchiaro