Negli ultimi anni, in particolare per le generazioni più giovani, le festività di Pasqua e Pasquetta sono state intese come giornate da trascorrere con chi si vuole, senza “impegni” o “obblighi” familiari, come accade per il periodo natalizio. Spazio, quindi, a gite fuori porta o a trasferte più o meno lunghe.
Ma, si sa, la legge del contrappasso è sempre lì pronta ad attuarsi ed affermarsi. E così è capita che non solo si sia costretti a restare a casa ed a trascorrere le festività pasquali nella propria abitazione, ma lo si debba fare senza che, nella gran parte dei casi, i nonni possano vedere i figli e, in diversi casi, i figli possano incontrare i genitori.
Il Coronavirus, infatti, ha imposto che tutti i giorni siano uguali. E così anche nel Vallo di Diano, l’area della provincia di Salerno con più contagi. I ritmi quotidiani, già di per sé lenti, nella domenica di Pasqua è come se si fossero quasi annullati, caratterizzati da zone rosse ed Esercito sulle strade.
Nel giorno della resurrezione di Gesù il suono delle campane di chiese chiuse ha accompagnato noi che, combattuti tra il timore e la voglia, abbiamo dato gli auguri ai nostri vicini agitando la mano, dal proprio balcone, dalla finestra o dall’altro lato della strada.
Tutto ciò mentre sul web, nel corso della giornata, spopolavano foto di pastiere, “pizze chiene”, torte rustiche, pasta fatta in casa, pizze e dolcetti vari. E si perché la permanenze forzata tra le mura domestiche, unitamente al divieto regionale legato alla consegna di cibo a domicilio, ha stimolato il bisogno e la fantasia.
In tale ottica, la giornata di Pasqua, seppure nel suo svolgimento sostanzialmente uguale alle precedenti, ha assunto un pò di “colore”. Tinta che, invece, nel comprensorio, non è riuscito a guadagnarsi il successivo lunedì di Pasquetta.
Messa in conto, da diverso tempo, l’impossibilità di immaginare dove poterla trascorrere, il lunedì “in Albis” si è rivelato un giorno “anonimo”, senza neanche i consueti visitatori che, negli anni addietro, si recavano, in particolare, a Padula e Teggiano.
E allora, per noi teggianesi e non solo, non ci è restato che collegarci alla webcam posta sul campanile del Cattedrale, indirizzata verso la piazza del centro storico, con al centro l’obelisco di San Cono. Un piazza vuota e dominata, in questi momenti più che mai, dal santo protettore.
A farla da padrone sono state i messaggi, le chat, le chiamate e le videochiamate, insomma il cellulare, accompagnato, in diversi casi, da grigliate in giardino e pranzi sul terrazzo ed in qualche caso sul balcone di casa. Con prodotti del posto, tra cui caciocavalli, salsicce, soppressate e vino locale. Il tutto giusto per far sì che non risultasse proprio una giornata uguale alle altre.
Così come mai saranno giorni come gli altri quelli che si stanno vivendo in questi primi mesi del 2020. In merito ai momenti di festa, dopo Pasqua e Pasquetta, per quanto riguarda il Vallo, sono pronte ad essere “neutralizzate” le prime feste di paese. Ad aprire le danze sarebbe stato, il 25 aprile, la festività di San Marco, nell’omonima frazione di Teggiano, seguita, il primo maggio, dai festeggiamenti in onore di San Giuseppe Operaio, in diversi centri, tra cui sempre Teggiano ed Atena Lucana.
Insomma, oltre a dover modificare le abitudini giornaliere, dobbiamo e dovremo sacrificare alcune delle tradizioni più sentite e diffuse. Elemento, questo, che caratterizza fortemente la comunità del Vallo di Diano.
Cono D’Elia