Felitto: solo modulare questa parola, soppesandola tra il palato e le labbra, evoca l’ipnotico scorrere delle acque delle Gole del Calore e il sapore inconfondibile del fusillo. Suggerisce visioni della celeberrima sagra, che si tiene dalla prima metà di agosto in poi, per circa dieci giorni, raccomanda cautela per non cadere nei cliché e non ridurre tutto ad un’oleografia trita e ritrita.
La bella stagione si è già chiusa da un po’ a Felitto, portandosi via il suo strascico di storie, narrazioni estive e buoni risultati. Meta di rito per i felittesi e per i turisti, provenienti da ogni parte d’Italia e talvolta anche del mondo, Felitto è da sempre uno dei borghi simbolo dell’estate cilentana. Stendardo e vessillo di tradizione, nella sua accezione più pura e atavica, rappresenta uno degli ultimi baluardi della cilentanità più verace e senza fronzoli.
Ma non di solo fusillo vive Felitto: è anche oasi, borgo medievale e scrigno di natura e scorci incontaminati, e le Gole rappresentano un vero e proprio quid capace di accontentare le esigenze di qualsiasi tipo di utente: del resto, una cosa non esclude l’altra ed è bene concentrarsi su tutte le sfumature della valorizzazione. I flussi turistici sembrano rispondere piuttosto bene, anche grazie a varie formule come i vari “Week end nelle Gole del Calore”, veri e propri pacchetti turistici che accolgono i turisti provenienti da ogni dove, provvedono a sistemarli nei vari bed and breakfast felittesi e a guidarli in visita nel centro storico. Il centro storico di Felitto, baluardo medievale e imponente istituto di difesa, è da esplorare e valorizzare, e si sta provando a farlo, soprattutto in periodo autunnale con l’omonima festa in esso ambientata (quest’estate il centro storico è stato anche il teatro di “Tradizioni in mostra”, neonata iniziativa in occasione delle festività di San Vito Martire). Il pacchetto turistico delle Gole prevede anche la degustazione dell’olio extravergine d’oliva monocultivar “Rotondella”, Tre foglie Gambero Rosso, Azienda Agricola Marco Rizzo e Presidio Slow Food. Sono previste colazioni bio con prodotti locali, laboratori di produzione del fusillo, trekking nei sentieri rigenerativi ed escursioni. Per quanto riguarda l’uso “alternativo” delle Gole, l’afflusso dei paesi limitrofi sembra rispondere bene all’iniziativa, in voga da qualche anno, dell’escursione notturna in pedalò la notte delle stelle cadenti. Il pacchetto turistico abbina poi, per quanto riguarda l’attività serale, serate organizzate o dal Forum dei Giovani nella Piscina Comunale del Paese o dai vari locali e bar. C’è da dire una cosa: l’estate felittese, spesso carente di iniziative (se non la Sagra agostana e le feste religiose) dovrebbe conoscere una nuova “primavera” (mi si perdoni il gioco di parole “stagionale”), un po’ di movimento e increspatura in acque spesso alquanto stagnanti e torbide. Chiunque potrà appurarlo. Se non altro, i giovani felittesi, costretti a prendere le loro macchine ed “emigrare” verso Castel San Lorenzo o Roccadaspide per vedere qualche faccia diversa in più, potrebbero sentire l’esigenza di trascorrere qualche serata in più nel loro paese. Si spera di riuscire a rendere sempre più corposa, variegata e accattivante l’estate felittese, combinando assieme gli sforzi congiunti di istituzioni e privati.
Per quanto riguarda il fusillo, merita una fenomenologia a parte, per illustrarne la storia a chi non la conosce.
La leggenda narra che le donne di Felitto imparino prima a fare i fusilli e poi a camminare. Forse non è proprio così, ma è senz’altro vero che l’arte di confezionare, con le proprie mani la rinomata pasta è un’arte che viene appresa dalle donne sin dalla tenera età. Ma qual è la ricetta di questo speciale tipo di pasta, a cui viene dedicata la celebre Sagra del Fusillo nel mese di agosto? Innanzitutto, il fusillo felittese è un particolare tipo di pasta fresca all’uovo, e per realizzarlo occorre utilizzare un particolare ferretto, perché il fusillo è bucato al suo interno ed è molto difficile riuscire a sfilare correttamente il fusillo dal ferretto senza farlo rompere o rovinarlo. Occorre munirsi di farina di semola di grano duro, dalle sei alle otto uova (per un chilo di fusilli), sale, qualche cucchiaio di olio extravergine d’oliva per ungersi le mani mentre si modella la pasta per non farla appiccicare, e poca acqua (anche se su quest’ultimo ingrediente vi è una diatriba in corso, tra chi l’approva e chi no). Bisogna disporre la farina sull’apposito “scannaturu”, ossia un ripiano o spianatoio di legno, e formare una comune fontana con uova, sale e incorporare la farina. Il segreto sta nell’impasto, nel modellare in maniera omogenea e formare un bel panetto da lasciar riposare qualche ora: dal panetto bisognerà staccare dei pezzi e “cinguliare”, ossia plasmare ogni singolo pezzettino infilandoci il ferretto in mezzo, tirandolo e strascinandolo sullo spianatoio fino ad ottenere dei lunghi cilindri di pasta a sezione quadrata. Bisognerà poi sfilare la pasta dal ferretto e mettere a “stendere” ogni fusillo su un canovaccio di lino o su una “guantiera”: stendere è un’arte, perché bisogna far sì che il fusillo si asciughi, perda umidità e diventi completamente secco.
Una volta secco, il fusillo è pronto per essere cotto in abbondante acqua salata. Quali sono i sughi da abbinare al fusillo di Felitto? Il condimento tradizionale è il ragù di castrato, ma ci sta benissimo anche quello di vitello o qualsiasi altra fantasiosa variante, magari sbizzarrendosi con le verdure che il proprio orto offre: zucchine, melanzane, fiori di zucca, pomodorini rossi e gialli, peperoni, ma anche col pesce, perché frequenti sono gli abbinamenti con gamberetti, salmone o pesce spada. In qualsiasi modo si scelga di gustarlo, è comunque divertente armarsi di farina, uova, fantasia e provare a replicare la preparazione del fusillo in compagnia di amici o famiglia, per sentirsi delle perfette massaie cilentane.