Federparchi si è dato un obiettivo, tanto ambizioso quanto indispensabile, di portare la percentuale di aree protette al 30 per cento entro il 2030, raddoppiando la superfice di quelle terrestri e triplicando quella delle aree marine protette Federparchi – Europarc Italia è la Federazione italiana dei parchi e delle riserve naturali, associazione di promozione sociale che riunisce e rappresenta gli enti gestori delle aree protette italiane.
Oltre Il 97,5% dei soci (117) sono enti pubblici che gestiscono Aree protette con tutte le regole ed i vincoli delle pubbliche amministrazioni. Il restante 2,5% è costituito da importanti associazioni ambientaliste in quanto soggetti gestori di Aree protette riconosciuti dalle leggi dello Stato e dalle leggi regionali (CAI, Legambiente, WWF). In più ci sono 4 associazioni sostenitrici della federazione: 2 rappresentanti il mondo delle guide ambientali (AIGAE e Assoguide), una quello della cooperazione (Legacoop) e una quello del mondo escursionistico (FIE). È evidente che con questa composizione del corpo associativo il ruolo primario della Federparchi, non può che continuare ad essere quello di rappresentanza e supporto ai soci. Se il termine rappresentanza sindacale non piace e, probabilmente, per un’associazione di categoria, è oggettivamente una forzatura, si può più correttamente parlare di rappresentanza istituzionale, come quella che fa l’ANCI per i comuni o l’UNCEM per gli enti collocati in territori montani.
Federparchi nasce l’11 maggio del 1989 come coordinamento dei parchi e delle riserve regionali, per poi assumere la denominazione attuale nel 1998.
L’associazione riunisce gli organismi di gestione di parchi nazionali e regionali, aree marine protette, riserve naturali regionali e statali, alcune Regioni e importanti associazioni ambientaliste in quanto soggetti gestori di Aree protette. Da giugno 2008 la Federparchi si è costituita come sezione italiana di Europarc Federation, entrando a far parte, con i propri associati, di un’organizzazione di livello continentale che associa ad oggi quasi 600 istituzioni ed enti incaricati della gestione di oltre 400 aree protette in 38 paesi europei. Federparchi si impegna, con tutti i soggetti interessati, per l’attuazione di una forte politica nazionale del settore e per il rafforzamento del sistema delle Aree naturali protette italiane, sia per la tutela della biodiversità che per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile dei territori.
Oltre a rappresentare le aree protette nei rapporti con le istituzioni (UE, Stato, regioni, enti locali) e con gli altri soggetti pubblici e privati, Federparchi si occupa anche di azioni di conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio naturalistico e culturale nazionale e internazionale partecipando, spesso come capofila, a progetti nazionali e comunitari; coordinando attività di studio e di ricerca scientifica; organizzando campagne di sensibilizzazione, convegni e seminari di approfondimento.
L’associazione, sin dalla sua fondazione, ha stretti rapporti di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. La Federazione è inoltre impegnata nel favorire diffusione della Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS) e nel favorire le buone pratiche in termini di governance, in particolare attraverso la diffusione della Green List della IUCN.
Federparchi, infatti, è membro, fin dalla propria costituzione, dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) di cui gestisce il segretariato del Comitato italiano, presieduto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Il decimo Congresso si è dato un obiettivo, tanto ambizioso quanto indispensabile, di portare la percentuale di aree protette al 30 per cento entro il 2030, raddoppiando la superfice di quelle terrestri e triplicando quella delle aree marine protette, dev’essere perseguito con determinazione ed assoluta convinzione.
Tutto il sistema istituzionale, nazionale e regionale, deve lavorare su questo obiettivo. Per la ragione, semplice ma determinante, che questo è uno dei modi per avviare una risposta a quanto tracciato in precedenza. Per il semplice motivo che i parchi, operando ancor più di ora come soggetti che sempre più rafforzano le tutele ambientali, si possono/debbono dare obiettivi forti, molto forti, ma ragionevolmente raggiungibili: ad esempio, anticipando ben prima del 2040 l’emissione zero in tutte le superfici dei propri territori, e intervenendo ancor più nella limitazione del consumo di suolo – già ovviamente più contenuto rispetto al fuori parco, 1,9% rispetto al 7,1% ma, anche qui, con obiettivo zero entro il 2030.