di Alberto Di Muria
Come anticipa il termine stesso, il piede diabetico (o piede neuropatico) rappresenta una temibile complicanza cronica del diabete: si tratta di uno stato morboso che si sviluppa come conseguenza di neuropatia ed arteriopatia, tipiche condizioni patologiche della malattia metabolica d’origine.
La rapida degenerazione in ulcere ed infezioni ai piedi a partire da una piccola lesione in un paziente diabetico è spiegata dalla cattiva circolazione alle estremità inferiori (arteriopatia). I piedi di un diabetico, non ricevendo la dovuta irrorazione sanguigna, faticano a riparare i danni che la cute ha subìto. Per di più, la cute del piede diabetico diviene sottile, fragile ed estremamente delicata, come la pelle di un bambino, dunque più soggetta a traumi e lesioni di ogni tipo.
Le ulcere ai piedi costituiscono indubbiamente la complicanza più frequente. Quando l’infezione si diffonde, il paziente corre il rischio di morte del tessuto (necrosi tissutale), dunque cancrena.
Il trattamento del piede diabetico si basa anzitutto sulla pulizia locale dell’ulcera, sul trattamento dell’infezione e, chiaramente, sulla prevenzione di eventuali danni e complicanze. La terapia per il piede diabetico prevede l’utilizzo concomitante di antibiotici specifici e di bende e garze sterili, utilissime per fermare eventuali piccole emorragie provenienti da lesioni od ulcere, ed ostacolare quindi l’ingresso di batteri . Occorre poi facilitare la rivascolarizzazione arteriosa. Ciò si può ottenere per via farmacologica, tramite l’uso dei prostanoidi, come l’Iloprost, che sono analoghi stabili di sintesi della prostaciclina PGI2, dotato, in vitro, di potente azione antiaggregante piastrinica e vasodilatante, prevalente sul distretto arterioso, o per via chirurgica, creando dei by-pass arteriosi.