di Alberto Di Muria La vitiligine è una patologia della pelle caratterizzata da una ridotta presenza, o da una totale mancanza, di melanina in alcune aree della cute. Le zone cutanee maggiormente interessate dalla vitiligine sono le unghie e le aree degli occhi, dei genitali e dell’ano, ma può anche colpire le mani, il viso e il collo. Il sintomo caratteristico della vitiligine consiste nella comparsa di chiazze bianche in corrispondenza delle aree cutanee colpite dalla malattia. Altri sintomi che i pazienti affetti da vitiligine possono mostrare sono prurito, pallore, canizie, alopecia ed esoftalmo. Inoltre, gli individui che soffrono di vitiligine sono esposti a un maggior rischio di andare incontro ad eritemi solari e scottature, dal momento che la loro cute è del tutto o in parte priva di melanina. Un ruolo molto importante nell’eziologia della vitiligine è svolto da una componente autoimmune. Infatti, le cellule della difesa dell’individuo reagiscono in maniera anomala, attaccando i melanociti e alterando la loro capacità di produrre melanina. Ad ogni modo, sembra che la predisposizione genetica giochi un ruolo importante nello sviluppo della malattia. Il trattamento farmacologico di prima linea intrapreso contro la vitiligine è quello a base di corticosteroidi o di farmaci immunosoppressori per via topica. I corticosteroidi sono potenti farmaci antinfiammatori che possono aiutare il processo di ripigmentazione della pelle. Tuttavia, il loro uso, solitamente, è limitato ai casi di vitiligine localizzata. Anche gli immunosoppressori per uso topico possono essere impiegati per contrastare la vitiligine. Questi farmaci agiscono sopprimendo l’attività del sistema immunitario, di conseguenza, diminuiscono la risposta autoimmune nei confronti dei melanociti che caratterizza la vitiligine.
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