Vi è un rinnovato interesse per la vitamina D che è un ormone a tutti gli effetti. Da molti anni è noto che l’esposizione ai raggi solari determina la produzione di pre-vitamina D a livello cutaneo e si è ritenuto che la vitamina D fosse attivata a livello del fegato e poi a livello renale in 1-25-idrossi-colecalciferolo, il principio attivo responsabile dell’assorbimento del calcio e della sua deposizione a livello delle ossa.
Nell’ultimo decennio, però, si è scoperto che il recettore per la vitamina D è presente su numerosi tipi di cellule e sono stati individuati i suoi effetti extra-ossei. E’ stato documentato che la vitamina D ha un’azione protettiva verso le malattie autoimmuni, può ridurre il rischio di allergia alimentare, può ridurre le riacutizzazioni d’asma per una migliore risposta dell’organismo alle infezioni. Infine, il difetto di vitamina D si può associare a un aumentato rischio di malattie cardiovascolari. Per di più, la vitamina D è indispensabile durante la gravidanza per un corretto sviluppo dell’embrione e del feto.
In una persona giovane, che sta spesso all’aria aperta, la luce solare provoca la sintesi della vitamina D nella pelle in quantità sufficiente. Gli anziani, invece, tendono ad uscire meno: il risultato è che le carenze sono frequenti. D’altra parte solo pochi alimenti contengono vitamina D: i pesci grassi, il tonno e le uova, ma solo in piccole quantità. Va, però puntualizzato che occorre non eccedere con la vitamina D in quanto tende a depositarsi. Per questa ragione oggi si consiglia alle persone dopo i 60 anni di assumere 800-1000 unità al giorno di vitamina D, un dosaggio che è allo stesso tempo efficace e sicuro.
I lattanti nutriti al seno dovrebbero assumere 400 unità al giorno, per diminuire il rischio di allergia alimentare e avere una migliore risposta dell’organismo alle infezioni.