Di Alberto Di Muria
In genere, per collagene idrolizzato si intende collagene processato enzimaticamente o chimicamente per ottenere frammenti di dimensioni più piccole. Tale caratteristica permette di ottenere prodotti più vantaggiosi dal punto di vista farmacocinetico, poiché caratterizzati da una più facile digestione e solubilità in acqua. Il principale campo di applicazione del collagene idrolizzato è quello ortopedico. Secondo diversi autori, infatti, il collagene idrolizzato, soprattutto se assunto assieme ad altre molecole, come la glucosamina o la Condroitina solfato, potrebbe avere un’attività antiartritica, preziosa in corso di patologie articolari infiammatorie e degenerative come l’osteoartrite. Il collagene idrolizzato potrebbe fornire i substrati necessari alla sintesi di nuovo collagene, salvaguardando l’integrità funzionale e strutturale della articolazione.
Un recentissimo trial clinico, avrebbe dimostrato l’utilità del collagene idrolizzato, assunto per 24 settimane in dosi di 10 g giornalieri, nel ridurre il dolore articolare in atleti sottoposti ad allenamenti intensi.
Classicamente, il collagene idrolizzato si trova sotto forma di polvere, assumibile tal quale o in associazione ad altre molecole. Per quanto riguarda il mantenimento della buona salute articolare, gli studi attualmente pubblicati suggeriscono dosi di collagene idrolizzato comprese tra i 7 ed i 10 g giornalieri. Nonostante l’assenza di evidenze significative, il collagene idrolizzato è oggi impiegato in ambito antiaging e cosmetologico, per preservare l’integrità funzionale e strutturale del derma.
Tralasciando rari casi di reazioni da ipersensibilità, l’uso di collagene idrolizzato si è generalmente rivelato sicuro e privo di effetti collaterali clinicamente rilevanti. L’origine animale del collagene, tuttavia, solleva non pochi dubbi sulla sua salubrità, in particolare per quanto concerne la trasmissione di encefalopatie spongiformi trasmissibili.