di Bartolo Scandizzo In Grecia, dopo tante chiacchiere, ci si avvia al definitivo momento della verità: restare in Europa o veleggiare verso l’Africa! Non è dato sapere in anticipo cosa decideranno i Greci. Sappiamo già per chi tiferanno i disfattisti di casa nostra: fuori dall’euro e via dall’Europa matrigna. Li vedremo partire in aereo o in barca verso Atene per sostenere i contrari all’accordo sottoscritto e lanciare invettive contro l’Europa matrigna. Infatti, in quasi tutti gli stati fondatori della Comunità Economia Europea (CEE) e poi dell’Unione Europea, sono in crescita gli euroscettici. Anche in Italia c’è chi rimpiange la “liretta” e la “santa” inflazione che rendeva più ricchi i ricchi e più poveri i poveri. Nel nostro piccolo angolo di mondo, il Paro del Cilento, Diano e Alburni, ci troviamo nella medesima condizione: L’Unesco ci promuove patrimonio dell’Umanità, la comunità scientifica ci indica come Riserva di biosfera, i geologi mondiali ci annoverano tra i Geoparchi del mondo … Perfino la nostra “povera dieta” assurge agli onori delle tavole di tutto il mondo. Al contrario, gli abitanti del parco del Cilento, Diano e Alburni non trovano di meglio che denigrarlo e metterlo all’indice o legarlo alla colonna “infame” della causa di tutti i mali. Sia gli euro scettici sia i parco scettici immaginano il loro futuro torcendo lo sguardo al passato, al mondo che non è più! Sulle sue nuove frontiere esterne dell’Europa, l’Unione continua ad essere un faro verso cui si concentrano ambizioni e speranze, mentre gli stati membri guardano all’Asia e al Sudamerica come la nuova frontiera di uno sviluppo “insostenibile” che comincia a dare segnali preoccupanti di cedimento. Lo stesso avviene nei confronti del parco dove le presenze turistiche legate all’ambiente sono in costante crescita, al contrario di quelle relative al turismo balneare che diminuiscono per il radicale cambiamento che ognuno di noi pone alla base della scelta della destinazione turistica. In fondo le domande alle quali si deve rispondere, nel caso dell’euro e del parco, sono molto semplici:
- al salariato italiano conviene più avere un tasca una moneta, indipendentemente dalla quantità, con un potere d’acquisto alto o basso?
- Alle famiglie che vivono nei grandi agglomerati urbani e delle città metropolitane dove vorranno andare a trascorrere le vacanze in un’area protetta o in un territorio depredato della sua unicità riconosciuta a livello mondiale.
Infine, noi stessi che abitiamo il territorio del parco invidiato e fatto proprio da Unesco, Mab e Geoparchi, perché dovremmo rinunciare a questo privilegio?