Ermelinda Bufano ha lasciato questo mondo in modo rapido e senza dare il tempo alla sua malattia di lacerare troppo la sua esistenza. Al marito, Pasquale Schiavo, ai suoi tre figli ed ai cinque nipoti ha dato appena il tempo di passare dalla presa in carico del problema di salute, che si è evidenziato subito in tutta la sua gravità, per poi farli precipitare nel dolore per la sua morte.
Appena il male si manifestò, partì la corsa contro il tempo per sperimentare ogni cura possibile nel tentativo di arginare l’invasione che puntava a fagocitare tutto il corpo. Lei stessa, consapevole della gravità del problema ha partecipato attivamente alla costruzione di ogni ipotesi di possibile sbocco. Purtroppo, all’età di 56 anni, ha dovuto cedere il passo all’inevitabile destino che il fato aveva apparecchiato per lei.
La incrociai l’ultima volta in tipografia poco prima di Natale. Non sapevo niente della sua situazione di salute e, come al solito le chiesi “come va”? Lei accennò il solito sorriso ma notai un volto tirato e il fatto che non aveva voglia di parlare e commentare la cronaca del nostro vissuto quotidiano che di solito ci impegnava qualche minuto del nostro tempo mai in modo banale.
Solo in un secondo tempo, informato della situazione, ho fatto mente locale per quel modo distaccato, anche se come al solito cortese, di troncare senza alimentare la conversazione.
Non sarà facile rassegnarsi a fare a meno dell’apporto quotidiano che Ermelinda portava nella CGM con la sua fattiva presenza nella gestione degli aspetti contabili;ci vorrà molto tempo per il marito, Pasquale, per riuscire ad elaborare il lutto per la perdita della compagna di una vita; per i tre figli sarà difficile riempire il vuoto lasciato nelle loro vite; per i nipoti, poi, sarà una perdita enorme dover fare a meno dell’accompagnamento della nonna nella vita che li aspetta; anche tutti quelli che l’hanno conosciuta, sia a livello amicale sia lavorativo, dovranno rassegnarsi fare a meno della sua contagiosa voglia di vivere senza perdere tempo a “vivacchiare”.
Ermelinda è stata vigile e consapevole fino all’ultimo attimo di vita. Non ha imprecato né disperato, ha saputo incoraggiare fino alla fine Pasquale e i suoi figli ad andare avanti sulla strada tracciata insieme a loro per far continuare a crescere insieme all’azienda di famiglia anche la voglia di credere nel futuro. Lei è stata una donna che ha saputo guardare in faccia la morte senza arretrare perché era consapevole di aver lasciato in eredità alla sua famiglia la sua forza d’animo che scaturiva dalla consapevolezza di aver fatto tutto quello che c’era da fare per garantire ad essa il futuro.
Ecco perché solo valorizzando al meglio il tempo che ci è concesso di continuare a vivere potremo rendere meno amaro il distacco da una persona che aveva ancora molto altro da dire e fare su questa terra.
Alla famiglia una sincera e sentita attestazione di vicinanza da tutta la redazione del Settimanale Unico.