Capita che ogni 5 anni siamo chiamati a votare per rinnovare o cambiare donne ed uomini che dovranno gestire i nostri destini di cittadini. Infatti, essere cittadini vuole anche dire che abbiamo la responsabilità di scegliere il meglio del capitale umano di cui è composta la realtà in cui viviamo in termini di capacità, onestà e disponibilità.
Questo per garantirci una qualità della vita in termini di servizi, organizzazione sociale e immagine del territorio: Comune, Regione, Stato, Europa …
Pertanto, il primo dovere è proprio quello di esercitare il diritto di scegliere anche quando la scelta è difficile o non si riesce ad individuare un candidato o un partito che renda giustizia alle nostre aspettative di elettori.
Riferendoci alle prossime elezioni regionali, possiamo dire il numero dei candidati è talmente alto e così ampiamente composito che è veramente difficile non riuscire a individuare un presidente o un candidato consigliere in grado di darci “soddisfazione” almeno sotto l’aspetto della conoscenza diretta!
In campo ci sono 7 candidati governatori e 26 liste: Vincenzo De Luca per il centrosinistra, sostenuto da 15 liste, Stefano Caldoro per il centrodestra, sostenuto da 6 liste, Valeria Ciarambino per il M5S, Giuliano Granato per Potere al Popolo, Luca Saltalamacchia per Terra, Sergio Angrisano per la lista Terzo Polo, Giuseppe Cirillo per il Partito delle Buone Maniere.
I 50 consiglieri regionali, più il presidente, che saranno eletti nelle rispettive circoscrizioni elettorali delle 5 province campane saranno così ripartiti: 27 consiglieri per la circoscrizione di Napoli, 9 consiglieri per la circoscrizione di Salerno, 8 consiglieri per la circoscrizione di Caserta, 4 consiglieri per la circoscrizione di Avellino, 2 consiglieri per la circoscrizione di Benevento. I consiglieri vengono eletti con il criterio proporzionale, sulla base delle liste circoscrizionali provinciali con applicazione di un premio di maggioranza legato al presidente eletto. In virtù del premio di maggioranza, le liste collegate al candidato proclamato eletto alla carica di presidente della Giunta regionale ottengono almeno il 60% dei seggi del Consiglio.
Si vota il 20 dalle 7:00 alle 22:00 e il 21 settembre dalle 7:00 alle 14:00, pertanto c’è tutto il tempo per poter esercitare il diritto dovere della scelta con il proprio voto. Nelle stesse date si vota anche per il referendum confermativo costituzionale con il quale vengono ridotti i numeri dei Senatori a 200 e quello dei deputati a 400.
De Luca, Caldoro e Ciarambino si sono già affrontati nella passata tornata. Mentre, i due più accreditati possibili vincitori De Luca e Caldoro, si erano già contesi la carica di presidente già 10 anni addietro: nella prima occasione prevalse Setfano Caldoro con il Centro- destra, nella seconda Vincenzo De Luca con il Centro – sinistra. Per cui tra i due si tratta di consumare uno spareggio.
I problemi sul tappeto sono tanti e ancora gli stessi che attanagliano la nostra regione da decenni: sanità, ambiente, corruzione, disoccupazione e sottooccupazione, criminalità organizzata … ma l’attenzione di questa competizione è, per necessità di cose, attratta dal modo in cui la regione ha gestito la pandemia da Covi19.
Però i cittadini campani, in questa occasione, hanno la possibilità di analizzare come i due presidenti hanno amministrato durante i loro mandati. Certo non è facile ricordare cosa ha fatto o non realizzato l’uno o l’altro distanza di tanto tempo, ma certamente ognuno di noi ha delle sensazioni in merito agli argomenti segnalati sopra. Facendo mente locale, si può ritornare indietro nel tempo passato prossimo o a quello più remoto e concentrarsi nel merito.
Sarebbe un esercizio interessante per capire, al di fuori dei soliti schemi semplicistici, se gli impegni assunti ai tempi delle campagne elettorali sono stati almeno affrontati ed eventualmente risolti almeno in parte.
La sensazione è che si andrà ancora una volta in ordine sparso facendoci guidare dalle impressioni del momento, dalla conoscenza del candidato della porta accanto, dalla faccia più ammiccante che ci sovrasta dai manifesti, dalla telefonata dall’amico dell’amico ..
La scomparsa dei partiti organizzati che ci aiutavano a selezionare una classe dirigente è stata deleteria per la democrazia. La comparsa del leader che fonda la sua forza attrattiva sul modo di essere più che sui modi di “fare” è la madre di tutte le semplificazioni. Gli insuccessi programmatici sono tutti figli della fretta che ci fanno imboccare tante e improbabili scorciatoie …
Anche noi adulti ci siamo fatti abbagliare dal miraggio di rendere semplice ciò è complesso per natura e che i padri costituenti avevano ben presente al momento della fase redigente della carta costituzionale.
La polita è fatta dagli uomini che hanno idee formatesi sull’esperienza quotidiana nel privato come nel pubblico.
Purtroppo, è del tutto improbabile che si possa tornare indietro nel tempo dove le storture non mancavano ma, allo stesso tempo, i partiti avevano gli anticorpi per riconoscerle e correggerle.
Però l’elettore ha, in cambio, molti più strumenti informativi per approfondire la conoscenza di chi scende in campo e ci si può tranquillamente accorgere se la presenza si ferma a mezz’aria tra un cartellone pubblicitario e un post su facebook.
Come si vota?
Possibili il voto disgiunto e la doppia preferenza per la quota rosa
Ciascun elettore può votare solo per il candidato presidente tracciando un segno sul nome; in questo caso il voto non si estende ad alcuna delle liste collegate. Nel caso in cui l’elettore tracci un unico segno sulla scheda a favore di una lista, il voto s’intende espresso anche a favore del candidato presidente ad essa collegato. Ciascun elettore può, altresì, votare per una lista e per un candidato alla carica di Presidente, non collegato alla lista prescelta (cosiddetto voto disgiunto). L’elettore può esprimere, nelle apposite righe della scheda, uno o due voti di preferenza, scrivendo almeno il cognome dei due candidati consiglieri compresi nella lista stessa. Nel caso di espressione di due preferenze, una deve riguardare un candidato di genere maschile e l’altra un candidato di genere femminile della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza.
Bartolo Scandizzo