A Vincenzo D’Orsi, conosciuto come Enzo D’Orsi, il Comune di Moio della Civitella ha intitolato il centro socioculturale “Enzo D’Orsi”, nella frazione Pellare.
Nato nel 1906 a Pellare da una famiglia originaria di Valle Dell’Angelo, Enzo D’Orsi è stato, con Giuseppe De Vita e Crescenzo De Vita, uno fra i poeti più rappresentativi dell’antico borgo cilentano che si erge alle spalle di Vallo della Lucania. Laureato in Ingegneria, il poeta ingegnere si trasferì a Venezia senza mai dimenticare la terra in cui era nato. Scrisse prevalentemente in napoletano, ma i contenuti delle sue poesie celebrano le piccole cose, il suo paese natìo, i colori, i profumi, le semplici abitudini e la vita dei suoi abitanti. Ho avuto occasione di approfondire la poetica dei tre autori in occasione del primo incontro del format ideato dal dott. Aniello Amato “Salviamo il dialetto cilentano”, che si è svolto nell’attrezzata sala convegni del centro socioculturale “Enzo D’Orsi”, durante la serata del 19 gennaio 2025.
Al 1922 risale la raccolta “Sciure e pensieri”. Nel 1949 pubblicò la silloge “Paese mio”, mentre al 1954 risale “Fronne verdi”. Seguono “Cielo turchino”, del 1969, e “O canario”, nel 1983. Apprezzato poeta, Enzo D’Orsi fu anche saggista per il settimanale “La vela”. Nel corso della bella serata a Pellare sono state recitate dall’attrice Anna Fatigati e dall’attore Pasquale Alario, rispettivamente: “Tu”, tratta dalla raccolta “O canario”, e “Controra”, da “Cielo turchino”.
Giuseppe De Vita, ingegnere e poeta nato nel 1942 a Pellare, era il fratello del medico e cantautore Aniello De Vita, autore dell’Inno del Cilento “So nato a lu Cilento… e me ne vanto”. Come suo fratello, anche Giuseppe De Vita s’impegnò per la valorizzazione e la promozione della terra natìa. Lo fece come ingegnere, e prova ne è la sua tesi di laurea conseguita presso il Politecnico di Napoli, dedicata al Cilento: “Le potenzialità turistiche del Cilento”. E di Cilento anche come poeta, scrivendo in dialetto cilentano versi dalla straordinaria forza evocativa. Versi carichi di nostalgia e legame accomunano raccolte come: “Che ssì Ciliento mia!”, “Fronne r’aulivo”, “Ereva re viento”, Orla mari”. Tratte da quest’ultima raccolta, l’attore Pasquale Alario e la prof.ssa Barbara Amorelli hanno declamato, rispettivamente: “Paese” e “La rota”.
Crescenzo De Vita, poeta contadino di Pellare nato nel 1912, ha scritto versi intrisi di valore umano in grado di raccontare il mondo rurale della sua terra. “Voci della mia terra” è una raccolta di poesie curata dal figlio Antonio De Vita, già Dirigente Scolastico di prestigiosi istituti scolastici cilentani. Nella presentazione di “Voci della mia terra”, Francesco d’Episcopo, docente emerito dell’Università Federico II di Napoli, ha detto: “Poeta contadino, Crescenzo De Vita racconta e rappresenta quanto succede in campagna e in pase. Scorrono così, davanti agli occhi e alla nostra mente, scene georgiche, dominate dalla fatica e dal tempo meteorologico, unico e incontrastato regolatore del mondo contadino; ma anche molte scene paesane, scandite da ricorrenze religiose, serenate, carnevalate, canti d’amore e di dispetto, di cui la tradizione cilentana abbonda e che confermano la forte matrice antropologica di una letteratura, che ha bisogno davvero di poco, come la ginestra, di cui il Cilento in primavera si colora, per far esplodere il ritmo incontenibile dei versi”. Nel corso della serata a Pellare, l’attrice Anna Fatigati e e l’attore Pasquale Alario hanno dato lettura, rispettivamente, di due poesie tratte dalla silloge: “Serenata paesana” e “Due allegri fratelli: Fravicino e Mettiamo”.
Questi tre grandi poeti sono tre grandi esempi della forza comunicativa della poesia in dialetto, della capacità, unica, che hanno i versi scritti in vernacolo nel rendere la voce del territorio e nel tramandare la memoria storica e sociale di un popolo.