Indice:
1. “Troppe idee e pochi progetti”
2. “Amministrative 2017. 53 aspiranti sindaci e 772 candidati consiglieri”
1. Troppe idee e pochi progetti
Dopo la prima settimana di comizi elettorali, si delineano le strategie di candidati sindaci e contano i “voti” potenziali che ogni lista e singolo componente delle varie liste potrebbero ottenere in base a sensazioni, sentito dire, aggregazioni fatte o accordi ipotizzati ma mancati.
È un esercizio che appassiona. Serve a confrontare le proprie ipotesi e con quello che si raccoglie in giro tra i soggetti che sono ritenuti depositari di esperienza e, forse, di informazioni dirette provenienti non si sa da quali fonti.
Si scrutano i capannelli, si frequentano i comizi, si valuta il nucleo familiare dei candidati o ci si fa guidare dall’intuito.
Poco si valutano le idee e per niente si sa su come quelle idee, quasi tutte impastate da recriminazioni su cosa si poteva fare nel passato e non si è fatto.
Uno degli argomenti che non riescono a sfuggire ai luoghi comuni di ogni elezione amministrativa è la necessità di “valorizzare il grande patrimonio che la “dea bendata” ha voluto lasciarci in eredità al tempo dei tempi.
In questo patrimonio possiamo inserire la natura, la fertile pianura, i beni archeologici, il paesaggio, il mare e tanto altro ancora: basta guardarsi intorno …
Non c’è programma elettorale, stampato o in via di definizione, che non riporti un elenco di situazioni che andrebbero raccontate meglio e rese fruibili in modo più moderno e produttivo. La sensazione, ricavata dall’esperienza proveniente da più di una competizione elettorale, è quella che una volta elencato cosa fare, non si trova una riga sul come fare e, soprattutto, una cronologica e credibile tempistica sulle scelte da fare e delle loro priorità. I programmi, per loro natura, non possono tralasciare alcun comparto economico e sociale in cui si articola la vita di una comunità dalla più piccola alla più grande. Certamente, però, è possibile fare le scelte prioritarie in base alle risorse disponibili evitando interventi a pioggia in grado di bagnare tutto un po’, ma che difficilmente capaci di “penetrare” il terreno inaridito da anni di inerzia e, a volte, di incompetenza.
Si potrebbero fare degli esempi lampanti che potrebbero essere preso ad esempio.
A Capaccio Paestum esiste da sempre il problema del litorale abbinato a quello del deterioramento della pineta. Nonostante il fatto che la situazione continua a peggiorare e a più di qualche progetto elaborato ed anche retribuito, non si riesce a smuovere di un millimetro la situazione. Questo nuoce alla filiera turistica legata alla balneazione, danneggia l’immagine della Città dei Templi e fa perdere attrattiva e spazi di crescita economica agli operatori. Basterebbe fare come già fatto in Maremma per modificare con poche risorse mettere a reddito il riconoscimento di “Bandiera Blu” avuta per il secondo anno consecutivo. Infatti, se i turisti arrivano e non trovano posto per parcheggiare, sono obbligati a cercare altrove quello che a Paestum non hanno trovato.
Nelle aree interne, dove è in crescita la richiesta di servizi legati al turismo all’aria aperta, al di là dell’atavico problema della viabilità, restano al palo altri servizi essenziali come la manutenzione dei sentieri (almeno quelli più battuti) e la creazione un sistema di segnaletica adeguato alle nuove tecnologie: costerebbe meno delle anchilosate tabelle di legno che, da un anno all’altro, sono rese inservibili e non attendibili dagli elementi atmosferici. Sarebbe anche auspicabile la formazione di giovani in grado di accompagnare e informare ed entusiasmare gli ospiti. Le amministrazioni potrebbero incentivare le scuole superiori del territorio a sviluppare progetti in tal senso per i giovani che ancora vi vivono e studiano sia per far conoscere loro un mondo fantastico apprezzato da chi viene da fuori ma, molto spesso, bistrattato proprio da chi ci vive.
Ad Agropoli, che solito è impraticabile per il traffico automobilistico da San Marco fino a Trentova, sarebbe il caso di realizzare percorsi ciclo-pedonali in grado di garantire sicurezza e agibilità a chi, adulto o bambino, abbia voglia di spostarsi in modo sostenibile. Si potrebbe cominciare a riaprire e a fare manutenzione alla pista ciclabile che da Licinella di Capaccio Paestum a San Marco di Agropoli è diventata una vergogna indigeribile per il buon senso e per l’idea che si è fatta strada nell’immaginario generale di una località turistica.
Lo stesso potrebbe valere per Santa Maria di Castell’Abate, Acciaroli, Casalvelino e Ascea.
2. Amministrative 2017. 53 aspiranti sindaci e 772 candidati consiglieri
È già da sei mesi che i comuni soggetti al rinnovo delle amministrazioni il prossimo 11 giugno sono percorsi da frenesia elettorale. I sindaci uscenti impegnati a farsi riconfermare e gli “aspiranti” entranti a caccia di sostegni per tentare la scalata.
Più il comune è piccolo e più grande è la carica di “adrenalina” elettorale che si travasa davanti ai bar, nelle piazze e nei vicoli ancora in gradi di raccogliere gente accovacciata sui gradoni dei portali.
Soprattutto nei piccoli comuni, si registra la corsa ai candidati di ritorno che, avendo deciso di spendere la propria vita nelle aree più urbanizzate della provincia (Salerno, Battipaglia, Capaccio Paestum, Agropoli, Vallo della Lucania, Sapri, Sala Consilina ed anche oltre …), per puro “spirito di servizio” eccoli tornare al paese svuotato di ogni energia per dare una mano a risollevarsi dal tepore anestetizzante dovuto alla decadenza demografica per non parlare di quella del patrimonio abitativo.
Di solito,in questi comuni la competizione di risolve nella conta del voto familistico che va a sommarsi a quello intercettato dai servizi prestati dalla professione: medico, infermiere, avvocato, farmacista … quelli più restii a farsi coinvolgere sono i soggetti impegnati nel commercio, per ovvi motivi! Ma anche loro hanno “famiglia” ed è facile capire da che parte stanno.
Nei comuni di media grandezza, invece, ogni candidato a Sindaco, in questi ultimi 6 mesi, è stato impegnato a raccogliere adesioni, a convincere soggetti già accreditati (di pacchetti di voti), a scovare potenziali sorprese, a stimolare le giovani generazioni da gettare nell’agone politico al posto del padre …
I numeri sono numeri, per cui è impensabile dare l’assalto alla “diligenza” del bacino elettorale senza i “cavalli” giusti e, soprattutto, il numero adeguato di liste per pareggiare quelle dei competitori.
Infatti, la proliferazione di liste che appoggiano i candidati è un segnale che ha 2 facce: la prima è positiva perché molti candidati sono in grado di mobilitare il corpo elettorale e portarlo alle urne andando a cercare personalmente ogni singolo elettore. La seconda comporta la creazione di aspettative che, conti alla mano, non potranno che essere disattese: a Capaccio Paestum il 6%, ad Agropoli il 14% dei candidati siederà in ce la farà!
C’è anche chi ha solo una lista a sostenerlo e fa di necessità di virtù: tenta di accreditarsi come candidato sindaco: “votateci perché siamo un gruppo compatto e non avremo problemi nella gestione del potere!”
Restando nel campo dei comuni con oltre i 15.000 abitanti c’è da aggiungere il fatto che il sistema elettorale, due turni con ballottaggio tra i primi due che si sono di più avvicinati al 50% +1, pone la competizione su due binari che viaggiano parallelamente: il voto per sindaco e quello (che può essere disgiunto) alla lista che lo appoggia e le preferenze (un maschio e una femmina) ai candidati consiglieri.
Ora ce è finita la caccia ai candidati e la fatica della compilazione delle liste da parte degli staff vicini ai candidati sindaci, ecco che comincia la corsa ad intercettare il voto: il sindaco per andare al ballottaggio o vincere al 1° turno e i consiglieri alla preferenza che dovrebbe garantirgli il posto in consiglio che è la carta jolly da “barattare” per un posto il giunta (vedi scheda allegata).
Per cui, arrampicarsi allo “scranno” destinato ai consiglieri comunali non è cosa da poco. Ecco perché, una volta sedutosi sui banchi del consiglio molti si sentono delusi perché non trovano i “tasti del potere” e si mettono a cercarli nelle stanze dei funzionari che li istruiscono e li guidano su come e quando possono “esercitarlo” tramite le loro “competenze”.