Era il 1984 quando la Comunità Montana Penisola Amalfitana lanciava lo slogan “Oltre il 2000… l’arte dell’ecologia” una frase che poteva risultare uno di quegli stereotipi ad effetto per richiamare turisti su questa costa così tortuosa e così montuosamente marina, come spesso ama ricordare Francesco D’Episcopo. Ma così non era. La convinzione di perseguire la strada dell’ecologia era ben radicata tra le popolazioni e gli amministratori costieri che già da un anno stavano portando avanti una battaglia davvero ecologica: lo stop ai permessi di trivellazioni petrolifere nel golfo concessi dal Ministero dell’Industria e da quello della Marina mercantile alla società italo-francese ELF. Una battaglia che si concluse soltanto dopo 13 anni, il 12 gennaio 1996, con la sentenza del Consiglio di Stato che allontanò definitivamente lo spettro delle piattaforme petrolifere al largo della Costiera Amalfitana e della costa alto-Cilentana, sancendo, con la “perenzione”, la decadenza del diritto della multinazionale ELF a compiere qualsiasi atto processuale teso a poter riprendere le ricerche d’idrocarburi nella vasta area marina tra Capo d’Orso (Maiori) e Foce Sele (Paestum).
A lanciare l’allarme sul pericolo trivellazioni fu il compianto prof. Francesco Ruotolo, ecologista convinto, professore di diritto al Ragioneria di Amalfi, il quale più che di diritto amava parlare ai suoi alunni di diritti degli uomini e delle comunità, da quelli degli Indiani d’America a quello delle religioni, dal diritto alla cultura a quello alla vita e all’ambiente nell’essere tutelato. Un personaggio che in quegli anni sembrò un pazzo – come ebbe a scrivere in un suo bel ricordo Michele Cinque, direttore di Positano News – ma che invece era di sicuro un illuminato.
Le perforazioni petrolifere che la ELF voleva compiere in un’area di 22 ettari, tra la punta di Capo d’Orso alla Foce Sele, sarebbero state la morte del turismo, dell’artigianato, dell’agricoltura, di una serie di attività in Costiera Amalfitana e nell’alto Cilento con danni irreparabili per le popolazioni locali e per il territorio. Fu letteralmente una sollevazione popolare contro questo scellerato progetto e i sindaci della Costiera, come nessuno avrebbe mai pensato, si unirono intorno alla Comunità Montana, facendo ricorso al TAR, iniziando quella battaglia che portò, poi, alla sentenza del 12 gennaio 1996 del Consiglio di Stato, “concludendo positivamente uno dei momenti più alti e maturi dell’impegno ambientalista italiano del ‘900”. In quegli anni Presidente dell’organismo montano era il compianto Donato Cufari, per anni sindaco di Vietri sul Mare, che si era speso, insieme a Faenza, per il riconoscimento da parte dello Stato di tutela dei paesi di antica tradizione ceramica, un patrimonio dell’uomo, come sarà, qualche anno dopo, Patrimonio dell’Umanità l’intera Costiera Amalfitana.
Superata la soglia del ventunesimo secolo, l’arte dell’ecologia in Costiera Amalfitana continua, anzi si rafforza sempre più, trovando nelle popolazioni e negli amministratori convinti assertori di una politica di rispetto dell’ambiente. Anzi in Costiera Amalfitana il rispetto significa tutela di un patrimonio dove “Dio nel giorno della creazione – sottolineava lo scrittore napoletano Domenico Rea – non aveva dimenticato un solo particolare”.
E si sono moltiplicate le iniziative, tutte tese a rispettare e valorizzare l’ambiente, offrendo sempre più possibilità ai turisti di immergersi non solo in un mare incontaminato, ma anche di frequentare sentieri montani alla ricerca di profumi, sapori e tranquillità ambientale che riporta il turista in un’epoca in cui non vi era inquinamento. E’ il caso del sentiero dei limoni, esperienza visiva unica sia per la bellezza dei luoghi, nonché per percezioni “sensoriali”. Era, quel sentiero, l’antica strada che collegava Maiori e Minori, nonchè una delle vie più trafficate per la coltivazione e il commercio dei limoni. Qui, infatti, si produce il rinomato “sfusato amalfitano” IGP, tipico limone famoso nel mondo per formato, profumo, sapore e alto contenuto di vitamina C.
Percorrendo i tre Km. del sentiero, oltre a venire catturati dalla bellezza panoramica del luogo, si può percepire anche la fatica che le cosiddette “formichelle” (come venivano chiamate nei tempi antichi le donne portatrici di limoni) sostenevano per portare in ceste a spalla i profumati frutti sulle spiagge di Maiori e Minori dove venivano imbarcati su velieri diretti nei vari porti del Mediterraneo e sulla tavola reale d’Inghilterra.
La battaglia ecologica contro le perforazioni petrolifere, oggi vede i suoi frutti oltre che nella coltivazione dei limoni, anche in quella delle viti, site sulle geometrie dei maceri, da cui produrre vini apprezzati e centellinati per le tavole del mondo.
L’ultima sfida, partita in questi giorni primaverili ad opera dell’Associazione Distretto Turistico Costa d’Amalfi, presidente Andrea Ferraioli, è il progetto Zero Waste Amalfi Coast.
«Sostenibilità, razionalizzazione e valore – dice il Presidente Ferraioli – sono le parole chiave del progetto, che ha già visto aderire una quindicina tra le principali strutture turistiche dell’intera Costiera Amalfitana per l’implementazione di pratiche virtuose che oltre a imprimere una svolta green per la Divina aggiungono valore alla destinazione turistica, visto che oggi la sostenibilità è uno dei requisiti al quale i visitatori prestano attenzione in misura sempre maggiore».
Zero Waste Amalfi Coast, è stato spiegato in una conferenza stampa, nasce con l’obiettivo di realizzare un protocollo di buone pratiche. Uno dei punti salienti è, infatti, l’attività di riutilizzo dei “sottoprodotti”, per la produzione di energia elettrica dalle bucce degli agrumi, e che vedrà realizzare fungaie dai fondi del caffè. Inoltre, la forza è legata alla forte capacità di condurre i partecipanti alla corretta gestione del ciclo dei rifiuti, fin dallo smaltimento in albergo, creando un ciclo virtuoso che porta ad elevate percentuali di differenziazione e al recupero come materia nobile della totalità delle frazioni riciclabili.
A provvedere al giusto funzionamento del progetto, reso possibile grazie alla legge di liberalizzazione della gestione dei rifiuti, è il Consorzio Omega, azienda che da qualche tempo opera in Costiera amalfitana, e «garantisce la corretta gestione del ciclo di raccolta dei rifiuti – dice la Direttrice Anna Rosa Sessa – rispondendo alle particolari esigenze del comparto e del territorio, garantendo efficienza ed efficacia ed operando con mezzi adatti alla conformazione delle strade, di misure e in numero ridotto per evitare carichi logistici». Insomma si è di fronte ad una vera rivoluzione green, cui hanno aderito, da subito, quattordici strutture alberghiere della Costiera e un produttore di limoncello.
Continua, così, quel progetto di fare ecologia oltre il 2000 che fu lanciato nel lontano 1984. Un progetto, quest’ultimo, dedicato alla sostenibilità e promosso dall’Associazione Distretto Turistico Costa d’Amalfi, che ha già realizzato iniziative importanti dedicate alla mobilità sostenibile, come l’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, a Vietri la prima colonnina abbellita con maioliche locali, che, secondo il portale inglese Compare The Market, hanno contribuito a rendere la Costiera Amalfitana il miglior viaggio al mondo per i veicoli elettrici. Così sulle strade della Diva Costa cominciano già a circolare un bel numero di quei 600 mezzi elettrici (380 sono le stazioni di sosta) previsti per la micro-mobilità alternativa in Costa d’Amalfi. Una mobilità sostenibile grazie al progetto “Elettrify”, promosso dall’Associazione Distretto Turistico Costa d’Amalfi e con la partecipazione di tutti i comuni della Divina, con capofila Tramonti.
In quest’ansa del golfo di Salerno all’economia sostenibile ci si crede sul serio e non a parole, ma con iniziative concrete. Respirare, un mattino d’estate, il profumo dei limoni misto al salso marino stando nella stanza di un albergo ad affaccio sull’infinito, è un privilegio riservato solo ai turisti che si avventurano, convinti, su questa pericolosa quanto accattivante strada tagliata dall’uomo a mezza costa.
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